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Impresa & Stato N°30 - Rivista della Camera di Commercio di Milano

LE CAMERE E LA CRISI ISTITUZIONALE

di Paolo Micolini


LA RIFLESSIONE SUL RAPPORTO fra impresa e Stato nelle sue componenti storiche, politiche, sociali ed economiche appare indispensabile in un periodo cruciale di cambiamento, come quello che stiamo vivendo in Italia, in Europa, nel mondo.
Momento in cui l’ampiezza e la qualità dei cambiamenti offrono grandi opportunità e aprono nuovi orizzonti all’iniziativa e alla conquista. Nello stesso tempo essi rivelano con chiarezza i grandi problemi e i dilemmi della condizione umana, nonché la complessità e l’interdipendenza dei processi sociali, provocando varie e contrastanti reazioni da parte degli individui e dei Governi.
Per distinguere la società post-industriale da quella industriale si parla dell’avvento di una società complessa, differenziata ed estesa. All’inizio della modernizzazione le spaccature nella società erano evidenti: città e campagna, proletariato e capitale, Stato e Chiesa.
La società post-industriale sta assorbendo queste spaccature e mostra al suo interno una più articolata e ricca diversità.
In una società complessa e differenziata perde di unità i " demos ", il popolo, ma muta anche la natura del mercato.
Questo ieri presentava vaste zone franche di autonomia e di indipendenza.
Oggi tutto sta diventando più interdipendente. Sul sistema economico e sociale si accentrano le ripercussioni di ciò che avviene in un suo punto.
Può sembrare un paradosso, ma proprio questa società così diversa e articolata, è più unita nel suo destino.
Indispensabile appare dunque in questa fase storica pervenire a un momento di riorganizzazione degli interessi.
Nella società post-industriale la rappresentanza degli interessi è un’esigenza funzionale, così come è ravvisabile la opportunità di individuare nuovi strumenti di grande duttilità e mobilità. La democrazia diretta, d’altronde, non può costituire un’alternativa alle istituzioni rappresentative.
La complessità dei problemi da risolvere richiede alte competenze specialistiche per prendere una decisione.
Ma, d’altra parte, la natura stessa della democrazia ha bisogno di una "agorà", di un pubblico dialogante, non di un popolo frammentato. Se quindi una società moderna, oltre alla rappresentanza politica, e prima ancora di questa, ha bisogno di darsi una auto-rappresentanza dialogante sul suo futuro, sul domani dell’economia, noi crediamo che una sede opportuna e qualificata per realizzare questo dialogo tra settori, tra comunità locale ed economia, possa essere rappresentata dalle Camere di Commercio.

GLI ENTI CAMERALI E LA LORO CONFIGURAZIONE

Gli Enti camerali sono stati configurati dalla Legge 580 come Enti di elevazione esponenziale degli interessi di settore nel più generale interesse del mondo economico, chiamati a confrontarsi e a dialogare con gli Enti locali e più in generale con tutta la Pubblica Amministrazione.
Un sistema di interrelazioni che, come ha affermato in una delle prime occasioni di riflessione sulla riforma il Presidente Bassetti, non sono esclusivamente interrelazioni d’affari, ma definiscono elementi di natura culturale e sociale.
D’altronde, le Camere hanno una carta fondamentale da giocare, costituita dalla organizzazione sul territorio, e gli interessi sono più profondamente radicati e rappresentati là dove essi si esprimono.
In questo quadro non riteniamo, e in ogni caso bisogna evitare, che possa farsi confusione di ruoli con la rappresentanza in senso proprio delle categorie, costituita dalle associazioni, dalle organizzazioni professionali e imprenditoriali in genere.
La reciprocità dei rapporti tra queste associazioni e le Camere costituisce fonte di collaborazione nel più ampio quadro della difesa generale degli interessi.
Le organizzazioni sono - e devono sempre più costituire - il punto di riferimento essenziale per le Camere, in un sistema in cui l’autorevolezza reciproca trova la sua radice nei comuni momenti di rappresentanza e di confronto.
Partendo da tale interdipendenza il mondo agricolo pensa anche a organizzazioni che possano porsi come depositarie di servizi decentrati delle Camere, al fine di articolarne maggiormente la presenza sul territorio e di facilitare l’accesso a tutti gli operatori economici.
Altro grande motivo di attesa in questa nuova fase di sviluppo del sistema camerale, e banco di prova, al tempo stesso, dell’efficienza raggiunta dal sistema, sarà costituito dalla semplificazione delle procedure.
L’ingresso a pieno titolo del settore agricolo, realizzato con l’iscrizione nelle sezioni speciali delle imprese agricole, deve risolversi per gli imprenditori nella possibilità di realizzare quella sburocratizzazione dell’attività economica, che attualmente costituisce uno dei maggiori ostacoli a un corretto ed equilibrato atteggiarsi dei rapporti tra cittadino-imprenditore e Pubblica Amministrazione: semplificazione sotto il profilo del rapporto con le Camere ai fini dell’iscrizione nelle sezioni speciali, e semplificazione dei rapporti con tutte le amministrazioni centrali e territoriali, conseguente alla certificazione anagrafica costituita dalla iscrizione nelle sezioni speciali.
L’interesse del mondo agricolo e l’apporto che l’iscrizione delle imprese agricole potrà fornire alle Camere, soprattutto in termini di sviluppo ed espansione del sistema generale, dovranno avere necessariamente un riscontro nella rappresentatività del settore all’interno degli organi.
La rappresentatività dell’agricoltura trova la sua fonte di legittimazione innanzitutto nella valenza delle imprese agricole ai fini degli interessi generali del Paese in un settore strategico, come quello alimentare, che registra ancora un forte deficit nella bilancia dei pagamenti con l’estero.
Per quanto concerne l’indicatore del valore aggiunto, che sarà uno dei parametri sulla base dei quali individuare le rappresentanze, riteniamo che l’apporto del settore primario debba valutarsi in un contesto complessivo dell’economia locale, che non può non tener conto dell’indotto agro-alimentare e agro-industriale, che, oltre ai mezzi tecnici, ha un diretto riscontro nella trasformazione industriale, nel commercio e nei servizi.
Ma a parte il profilo economico, il significato strategico delle imprese e dell’occupazione agricola deve a nostro avviso essere considerato nel più generale quadro economico territoriale, come elemento regolatore di fenomeni strutturali e ambientali che, se non adeguatamente controllati dalla presenza umana, possono degenerare in danni gravissimi non solo all’economia di tutto il Paese, ma alla stessa incolumità dei suoi abitanti.
A tale proposito si auspica che anche su tale versante, forse fino a oggi meno considerato, si registri un forte impegno del sistema camerale e si intensifichi l’attenzione, soprattutto sotto il profilo conoscitivo e propositivo, specchio di un rinnovato atteggiamento culturale basato, sul pieno riconoscimento del ruolo svolto dagli imprenditori agricoli in vista del miglioramento ambientale.
L’attenzione al territorio (e nella vicenda dell’alluvione verificatosi al Nord forse questo è l’unico aspetto su cui tutti si sono trovati d’accordo) ha un significato strategico nella misura in cui il territorio è un "contenitore" degli interessi, economici, ma non solo, di tutti i settori produttivi.
La cura, lo studio del territorio, la ricerca delle interdipendenze fra insediamenti urbani, insediamenti produttivi, infrastrutture civili, presenza dell’uomo agricoltore come elemento di salvaguardia ambientale, difesa del suolo, sono funzionali all’esercizio delle attività economiche e pertanto non possono non far parte del patrimonio conoscitivo e di iniziative delle Camere di Commercio.