di Ettore Massiglia
BISOGNA ATTUARE I REGOLAMENTI
Ci riconosciamo in questa legge, la riteniamo una buona legge: occorre
ora cercare di recuperare i tempi persi nel percorso. Occorre, secondo
me, procedere velocemente all’attuazione dei Regolamenti; occorre che
tutte le categorie economiche interessate e le stesse Camere di
Commercio diano impulso alla stesura degli Statuti. È necessario,
cioè, realizzare quello che, nel corso dei lunghi tempi di gestazione,
è stato finalmente codificato con l’approvazione della legge stessa.
Aleggia il fantasma della crisi della rappresentanza. Credo che
utilizzare questo fantasma per riproporre vecchie tesi, che candidano
le Camere di Commercio come sedi di rappresentanza delle imprese,
soprattutto di quelle piccole, sia una interpretazione errata nella
quale noi non ci vogliamo assolutamente immedesimare.
Per quanto riguarda la diagnosi della crisi della rappresentanza delle
Associazioni imprenditoriali, non sta certo a me parlare delle
eventuali crisi di rappresentanza di altre Associazioni. Ma io che
vivo dall’interno la vita della mia Associazione, devo dire che
l’appeal di Confindustria, tutto sommato, mi sembra ancora abbastanza
forte. Quindi sarei cauto nel parlare di crisi della rappresentanza.
Ma se anche crisi ci fosse, la soluzione non sarebbe certo quella di
individuare sedi alternative di rappresentanza in Enti pubblici, quale
le Camere di Commercio, a iscrizione e finanziamenti obbligatori che -
lasciatemi passare la battuta - a questo punto ricorderebbero non
tanto la prima Repubblica, ma piuttosto i fasci delle corporazioni.
Un altro punto importante è l’insistenza nella contrapposizione fra
piccole e grandi imprese: a me pare tutto sommato un errore entrare
divisi in Europa, e addirittura nel consesso mondiale, quando è sempre
più chiaro che a competere sono i sistemi, e non solo quelli
economici, dei diversi Paesi. Possiamo dividerci sulle modalità
organizzative di rappresentanza delle piccole imprese che possono e
sono legittimamente diverse: molte si sentono rafforzate dalla
rappresentanza comune con le grandi imprese; altre privilegiano la
specificità; altre ancora non sentono la necessità di aderire ad
alcuna organizzazione.
Inoltre, siamo un’eccezione nel panorama europeo, abbiamo un forte
sistema che è quello dell’artigianato produttivo e il mondo della
cooperazione, che non esiste negli altri Paesi europei, se non sotto
forma di cooperazione intesa come mutua assistenza e reciproco
sostegno.
Tornando al sistema di rappresentanza delle piccole imprese, tutte le
scelte sono possibili e legittime. Quello che invece non mi sembra
legittimo è scambiare l’iscrizione obbligatoria alle Camere di
Commercio per una delega di rappresentanza.
Questi punti devono essere chiariti. C’è invece un aspetto positivo su
cui, secondo me, è estremamente opportuno richiamare l’attenzione di
tutti: sono moltissime le sinergie possibili fra le Camere di
Commercio e le Associazioni di rappresentanza imprenditoriali. A
questo proposito, l’articolo del Presidente di Unioncamere Piemonte,
Salza, pubblicato sul " Sole 24 Ore ", mi sembra centrare
particolarmente il momento che stiamo vivendo. Ci sono molti filoni e
molti argomenti nei quali le Camere di Commercio e le Associazioni
possono lavorare insieme. Anche il Presidente Spallanzani, sempre in
un articolo del " Sole 24 Ore ", ha scritto che . Credo sia un punto
fondamentale; noi ci siamo battuti e abbiamo dato il massimo
contributo possibile alla riforma. La Camera deve diventare uno
sportello polifunzionale, deve essere una sede unica di adempimenti
amministrativi.
Questo è un grande risultato che deriva dalla capacità di attuare la
riforma.
Il Registro delle Imprese: abbiamo spinto perché venisse affidato alle
Camere di Commercio. È un elemento molto importante di conoscenza e
soprattutto di trasparenza delle imprese e dell’intero sistema
economico.
Cos’altro ancora? Le attività, per esempio, di certificazione della
qualità, i laboratori merceologici e le attività che riguardano la
regolazione dei mercati, come le Camere Arbitrali, già citate.
COME MODIFICARE L’ATTIVITÀ PROMOZIONALE
Da ultimo vorrei affrontare il tema delle attività promozionali, nella
loro accezione più ampia. Però qui c’è bisogno di molta chiarezza,
perché solo se c’è chiarezza si possono mettere in campo le forze
necessarie per ottenere i risultati.
Secondo noi occorre abbandonare la logica della concorrenzialità,
della duplicazione degli interventi, della loro frammentazione. La
logica di un’offerta di tipo assistenzialistico spicciolo, che le
stesse imprese ormai rifiutano in quanto improduttiva nel medio-lungo
termine.
Occorre invece porsi come obiettivo quello di coprire i grandi campi
in cui il mercato - sia quello privato che quello associativo - non ha
la possibilità economica o istituzionale di arrivare. Occorre quindi
operare all’interno di quelle attività cosiddette " infrastrutturali "
che riguardano lo studio, la progettazione e la realizzazione di
grandi opere (i porti, gli aeroporti, le vie di comunicazione anche
telematiche), che possono essere di carattere interprovinciale e -
perché no? - anche interregionale.
Vorrei spendere infine una parola per quanto riguarda le problematiche
di internazionalizzazione delle imprese. Molto in questo campo è stato
fatto da parte del mondo camerale, molto è stato fatto da parte del
mondo delle Associazioni imprenditoriali; credo che anche su questo
dobbiamo convenire tutti quanti che una maggiore regia, un maggiore
raccordo, una maggiore capacità di messa a fattore comune di una serie
di risorse è convenienza complessiva del sistema economico italiano.
In questo senso mi pare che l’accordo fra Mondimpresa e la nostra Area
Internazionale di Confindustria sia esemplificativo di come ci si può
in qualche modo accordare per il maggior interesse del mondo delle
imprese.
Vorrei toccare ora il rapporto fra sviluppo e ambiente, il punto
dell’ecologia.
Non c’è comparto produttivo che possa da solo, con buone speranze di
riuscita, interfacciare sulle problematiche ecologiche e ambientali le
situazioni complesse, non soltanto dal punto di vista legislativo, ma
anche dal punto di vista del gradimento sul piano pubblico. Molte
categorie sono troppo scopertamente rappresentative di interessi
specifici, e quindi non vedo come si possa negare l’utilità, per poter
risolvere efficacemente questi problemi, che siano le Camere di
Commercio e quindi l’Unioncamere regionale - a farsi portatori di
problematiche ambientali, preventivamente discusse con le categorie
economiche e anche con i cittadini.
Se si riuscirà a realizzare, questo sarà un altro di quegli effetti
positivi della riforma che, secondo me, daranno da soli valore a tutto
l’insieme.
L’altro tema è quello della formazione professionale: esistono fondi a
livello regionale, fondi a livello comunitario, ma spesso le risorse
vengono vanificate completamente a causa di accavallamenti, di
affastellamenti di iniziative, spesso non qualificate. Le Regioni
spesso spendono i soldi di cui dispongono per mantenere i formatori,
mentre tralasciano aspetti importanti, quale ad esempio quello del
monitoraggio continuo delle esigenze delle imprese in fatto di figure
professionali. Cerchiamo di fare qualche cosa da questo punto di
vista, uniamo le risorse delle Organizzazioni sindacali, delle
Associazioni imprenditoriali, le risorse delle Camere di Commercio e
sulla formazione professionale (sempre a livello regionale)
interfacciamo l’Ente Regione. In questo modo credo che quella business
community, che spesso e volentieri il Presidente Bassetti cita, possa
trovare la possibilità di avere delle soluzioni puntuali
nell’interesse e delle imprese e del mondo del lavoro.