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Impresa & Stato N°30 - Rivista della Camera di Commercio di Milano

LE SINERGIE FRA LE CAMERE E LE ASSOCIAZIONI DI RAPPRESENTANZA IMPRENDITORIALI

di Ettore Massiglia


È PASSATO UN ANNO dalla legge di riforma, nel frattempo siamo passati dalla prima alla seconda Repubblica. Qualcuno si è lamentato che sono trascorsi troppi anni in attesa di questa riforma, e io credo che sia una lamentela giusta.

BISOGNA ATTUARE I REGOLAMENTI

Ci riconosciamo in questa legge, la riteniamo una buona legge: occorre ora cercare di recuperare i tempi persi nel percorso. Occorre, secondo me, procedere velocemente all’attuazione dei Regolamenti; occorre che tutte le categorie economiche interessate e le stesse Camere di Commercio diano impulso alla stesura degli Statuti. È necessario, cioè, realizzare quello che, nel corso dei lunghi tempi di gestazione, è stato finalmente codificato con l’approvazione della legge stessa.
Aleggia il fantasma della crisi della rappresentanza. Credo che utilizzare questo fantasma per riproporre vecchie tesi, che candidano le Camere di Commercio come sedi di rappresentanza delle imprese, soprattutto di quelle piccole, sia una interpretazione errata nella quale noi non ci vogliamo assolutamente immedesimare.
Per quanto riguarda la diagnosi della crisi della rappresentanza delle Associazioni imprenditoriali, non sta certo a me parlare delle eventuali crisi di rappresentanza di altre Associazioni. Ma io che vivo dall’interno la vita della mia Associazione, devo dire che l’appeal di Confindustria, tutto sommato, mi sembra ancora abbastanza forte. Quindi sarei cauto nel parlare di crisi della rappresentanza. Ma se anche crisi ci fosse, la soluzione non sarebbe certo quella di individuare sedi alternative di rappresentanza in Enti pubblici, quale le Camere di Commercio, a iscrizione e finanziamenti obbligatori che - lasciatemi passare la battuta - a questo punto ricorderebbero non tanto la prima Repubblica, ma piuttosto i fasci delle corporazioni.
Un altro punto importante è l’insistenza nella contrapposizione fra piccole e grandi imprese: a me pare tutto sommato un errore entrare divisi in Europa, e addirittura nel consesso mondiale, quando è sempre più chiaro che a competere sono i sistemi, e non solo quelli economici, dei diversi Paesi. Possiamo dividerci sulle modalità organizzative di rappresentanza delle piccole imprese che possono e sono legittimamente diverse: molte si sentono rafforzate dalla rappresentanza comune con le grandi imprese; altre privilegiano la specificità; altre ancora non sentono la necessità di aderire ad alcuna organizzazione.
Inoltre, siamo un’eccezione nel panorama europeo, abbiamo un forte sistema che è quello dell’artigianato produttivo e il mondo della cooperazione, che non esiste negli altri Paesi europei, se non sotto forma di cooperazione intesa come mutua assistenza e reciproco sostegno.
Tornando al sistema di rappresentanza delle piccole imprese, tutte le scelte sono possibili e legittime. Quello che invece non mi sembra legittimo è scambiare l’iscrizione obbligatoria alle Camere di Commercio per una delega di rappresentanza.
Questi punti devono essere chiariti. C’è invece un aspetto positivo su cui, secondo me, è estremamente opportuno richiamare l’attenzione di tutti: sono moltissime le sinergie possibili fra le Camere di Commercio e le Associazioni di rappresentanza imprenditoriali. A questo proposito, l’articolo del Presidente di Unioncamere Piemonte, Salza, pubblicato sul " Sole 24 Ore ", mi sembra centrare particolarmente il momento che stiamo vivendo. Ci sono molti filoni e molti argomenti nei quali le Camere di Commercio e le Associazioni possono lavorare insieme. Anche il Presidente Spallanzani, sempre in un articolo del " Sole 24 Ore ", ha scritto che . Credo sia un punto fondamentale; noi ci siamo battuti e abbiamo dato il massimo contributo possibile alla riforma. La Camera deve diventare uno sportello polifunzionale, deve essere una sede unica di adempimenti amministrativi.
Questo è un grande risultato che deriva dalla capacità di attuare la riforma.
Il Registro delle Imprese: abbiamo spinto perché venisse affidato alle Camere di Commercio. È un elemento molto importante di conoscenza e soprattutto di trasparenza delle imprese e dell’intero sistema economico.
Cos’altro ancora? Le attività, per esempio, di certificazione della qualità, i laboratori merceologici e le attività che riguardano la regolazione dei mercati, come le Camere Arbitrali, già citate.

COME MODIFICARE L’ATTIVITÀ PROMOZIONALE

Da ultimo vorrei affrontare il tema delle attività promozionali, nella loro accezione più ampia. Però qui c’è bisogno di molta chiarezza, perché solo se c’è chiarezza si possono mettere in campo le forze necessarie per ottenere i risultati.
Secondo noi occorre abbandonare la logica della concorrenzialità, della duplicazione degli interventi, della loro frammentazione. La logica di un’offerta di tipo assistenzialistico spicciolo, che le stesse imprese ormai rifiutano in quanto improduttiva nel medio-lungo termine.
Occorre invece porsi come obiettivo quello di coprire i grandi campi in cui il mercato - sia quello privato che quello associativo - non ha la possibilità economica o istituzionale di arrivare. Occorre quindi operare all’interno di quelle attività cosiddette " infrastrutturali " che riguardano lo studio, la progettazione e la realizzazione di grandi opere (i porti, gli aeroporti, le vie di comunicazione anche telematiche), che possono essere di carattere interprovinciale e - perché no? - anche interregionale.
Vorrei spendere infine una parola per quanto riguarda le problematiche di internazionalizzazione delle imprese. Molto in questo campo è stato fatto da parte del mondo camerale, molto è stato fatto da parte del mondo delle Associazioni imprenditoriali; credo che anche su questo dobbiamo convenire tutti quanti che una maggiore regia, un maggiore raccordo, una maggiore capacità di messa a fattore comune di una serie di risorse è convenienza complessiva del sistema economico italiano.
In questo senso mi pare che l’accordo fra Mondimpresa e la nostra Area Internazionale di Confindustria sia esemplificativo di come ci si può in qualche modo accordare per il maggior interesse del mondo delle imprese.
Vorrei toccare ora il rapporto fra sviluppo e ambiente, il punto dell’ecologia.
Non c’è comparto produttivo che possa da solo, con buone speranze di riuscita, interfacciare sulle problematiche ecologiche e ambientali le situazioni complesse, non soltanto dal punto di vista legislativo, ma anche dal punto di vista del gradimento sul piano pubblico. Molte categorie sono troppo scopertamente rappresentative di interessi specifici, e quindi non vedo come si possa negare l’utilità, per poter risolvere efficacemente questi problemi, che siano le Camere di Commercio e quindi l’Unioncamere regionale - a farsi portatori di problematiche ambientali, preventivamente discusse con le categorie economiche e anche con i cittadini.
Se si riuscirà a realizzare, questo sarà un altro di quegli effetti positivi della riforma che, secondo me, daranno da soli valore a tutto l’insieme.
L’altro tema è quello della formazione professionale: esistono fondi a livello regionale, fondi a livello comunitario, ma spesso le risorse vengono vanificate completamente a causa di accavallamenti, di affastellamenti di iniziative, spesso non qualificate. Le Regioni spesso spendono i soldi di cui dispongono per mantenere i formatori, mentre tralasciano aspetti importanti, quale ad esempio quello del monitoraggio continuo delle esigenze delle imprese in fatto di figure professionali. Cerchiamo di fare qualche cosa da questo punto di vista, uniamo le risorse delle Organizzazioni sindacali, delle Associazioni imprenditoriali, le risorse delle Camere di Commercio e sulla formazione professionale (sempre a livello regionale) interfacciamo l’Ente Regione. In questo modo credo che quella business community, che spesso e volentieri il Presidente Bassetti cita, possa trovare la possibilità di avere delle soluzioni puntuali nell’interesse e delle imprese e del mondo del lavoro.