
Impresa & Stato N°30 - Rivista della Camera di Commercio di Milano
LE CAMERE ITALIANE TRA RIFORME ISTITUZIONALI E MONDO DELLE IMPRESE
di Pier Daniele Melegari*
LE RECENTI E PROFONDE innovazioni che si sono andate delineando nelle
relazioni internazionali, con le irreversibili alterazioni dei vecchi
equilibri politici, con l’interconnessione di mercati prima distinti e
i conseguenti e radicali mutamenti delle regole di funzionamento del
sistema economico hanno innescato una generale attesa di mutamento
nelle vecchie strutture in cui si articolava il potere politico ed
economico.
In particolare, il dinamismo e la ritrovata energia che hanno
investito in questi ultimi anni alcuni settori della società italiana
sono destinati a scontrarsi frontalmente con il formalismo e
l’appiattimento sulle procedure che hanno a lungo caratterizzato lo
sviluppo di alcuni apparati dello Stato.
La Pubblica Amministrazione sempre più spesso viene infatti
identificata come un agglomerato confuso di attività condotte in
condizioni di inefficienza e senza una logica organica e predefinita.
Nel confronto con gli altri "sistemi-paese", soprattutto nell’ambito
dell’Unione Europea, tali aspetti, considerati addirittura alla
stregua di elementi tipici della nostra cultura politica e
amministrativa, incidono negativamente sull’immagine dell’Italia,
esasperando lo scarto competitivo, con effetti che vanno anche aldilà
dell’oggettiva gravità del problema.
Anche per tali motivi, il radicale rinnovamento nell’amministrazione
della cosa pubblica diventa un fattore strategico su cui si gioca la
stessa reputazione internazionale dell’Italia.
C’è, alla base di tutto, un bisogno di nuova statualità che impone uno
sforzo generale per inventare un nuovo rapporto con i cittadini, per
introdurre nuove forme di gestione del collettivo e per guadagnare
posizioni e credibilità a livello internazionale.
In tale contesto di generali aspettative e pressanti richieste di
riforme istituzionali si colloca la legge di riordino delle Camere di
Commercio, cioè dei segmenti di Stato più vicini al mondo
imprenditoriale, che rappresenta quella fascia dinamica della società
che manifesta maggiore insofferenza nei confronti dell’immobilismo e
dell’arretratezza delle strutture amministrative tradizionali.
La sfida che si apre alle Camere è senza dubbio impegnativa, non solo
per l’importanza che acquista per la futura evoluzione degli Enti, ma
anche per il valore emblematico che può assumere: se le Camere si
dimostreranno in grado di gestire in modo adeguato le sollecitazioni
provenienti dalla riforma, riuscendo così a soddisfare le elevate
aspettative di rinnovamento provenienti dalla comunità degli affari,
la Legge 580 potrà infatti costituire un esempio per il più generale
processo di rinnovamento politico e di riforma dello Stato.
La gestione della riforma comporta innanzitutto l’assunzione di un
nuovo atteggiamento culturale: essa presuppone infatti una continua
capacità di rimettersi in gioco e cioè la disponibilità a considerare
la riforma come un processo mai concluso e, nel contempo, il
mantenimento del senso della continuità nel cambiamento. In altri
termini si deve assumere la Legge 580 come il nuovo angolo visuale
alla luce del quale riprendere, in termini strategici e operativi, il
percorso che era già stato tracciato in questi anni e che per molti
aspetti aveva anticipato il contenuto della Legge.
Un altro aspetto preliminare alla corretta gestione della riforma
consiste nel chiarire quali saranno i partner esterni chiamati a
condividere questo processo. Occorrerà altresì approfondire la portata
e il valore intrinseco, nonché le ripercussioni sulla natura
dell’Ente, degli strumenti operativi che la Legge assegna alle Camere.
Relativamente a quest’ultimo aspetto, è utile precisare che i nuovi
strumenti che la legge di riforma mette a disposizione delle Camere di
Commercio sono riconducibili a due aree di attività corrispondenti
alle due anime diverse ma interconnesse che da sempre convivono nelle
Camere stesse, ma che con la legge di riforma trovano la loro piena
legittimazione.
Le Camere di Commercio infatti non sono più solo articolazioni locali,
amministrative e decentrate del potere statuale centrale: esse vengono
definitivamente inserite nel novero delle Istituzioni pubbliche a cui
viene riconosciuta una piena autonomia, inoltre viene rafforzata la
loro natura di Enti a presidio degli interessi generali del sistema
delle Imprese.
La natura di Istituzione viene rafforzata da una serie di nuove
attribuzioni:
- la facoltà di formulare pareri e proposte allo Stato, alle Regioni e
agli Enti locali;
- la facoltà di ricevere deleghe non più solo da parte dello Stato, ma
anche delle Regioni.
Inoltre, in senso più generale, il carattere di Istituzione è
confermato anche da:
- la funzione di pubblicità legale del Registro delle Imprese;
- la funzione di regolazione del mercato (visto come l’insieme delle
imprese e dei consumatori).
La natura di Ente a servizio delle Imprese, oltre che dalle concrete
azioni promozionali in genere e di sostegno alle infrastrutture, viene
ribadita dall’art. 1 della Legge ove si afferma che le Camere e da
numerosi altri riferimenti.
La Camera di Commercio non è dunque solo legittimata, bensì fortemente
impegnata a giocare il proprio ruolo contribuendo all’organizzazione e
al consolidamento del mercato.
Da questa considerazione emerge la natura trasversale della sfida
lanciata alle Camere. L’interesse generale del sistema delle imprese
si manifesta proprio nella misura in cui l’attenzione delle Camere è
rivolta a tutte le imprese, indipendentemente dall’attività che esse
svolgono e dalle loro dimensioni. Pertanto i servizi che essa realizza
devono essere orientati al "sistema economico" per sua natura sempre
più integrato e intersettoriale. Questo tipo di servizi non può essere
producibile che da un "Ente Pubblico", la cui azione può e deve
concentrarsi in uno spazio complementare a quello svolto da altri
soggetti economici.
La prospettiva diventa dunque, da un lato, la realizzazione di
attività nuove, legate al sistema economico nel suo complesso,
dall’altro il rafforzamento in questa direzione di attività già svolte
nel passato e nel presente.
Si pensi ad esempio ai servizi:
- per l’informazione economica;
- per la formazione imprenditoriale;
- per l’internazionalizzazione e la globalizzazione del mercato;
- per l’innovazione e il trasferimento tecnologico;
- per la salvaguardia ambientale;
- per agevolare l’accesso al credito.
Si tratta di una vasta gamma di servizi, nel cui svolgimento ci si
deve costantemente ispirare ai princìpi di complementarietà e di
integrazione.
Quello dell’integratore di sistemi è infatti un ruolo che esemplifica
e giustifica l’irriducibile finalismo del modo d’agire a rete, di cui
in questi anni è stata sperimentata l’utilità pratica e la valenza
innovativa.
Questo ruolo comporta anche la capacità di lavorare assieme alle altre
istituzioni pubbliche aderendo ad accordi di programma così come la
Legge 580 consente, ma sempre con uno spirito di servizio, che non
rivendica primazìe, ma si preoccupa del risultato.
Il processo di riforma dell’Istituzione camerale non può infine
prescindere da una piena collaborazione con il mondo associativo che
delle imprese è il diretto momento esponenziale ciò al fine di
consentire alle Camere di riconoscere, interpretare e sintetizzare le
domande esplicite e i segnali impliciti che provengono dal mondo
produttivo e che le Associazioni di categoria appunto sono in grado di
cogliere più direttamente e immediatamente.
* Segretario Generale della Camera di Commercio di Milano.