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Impresa & Stato N°30 - Rivista della Camera di Commercio di Milano

SERVIZI E RAPPRESENTANZA TERRITORIALE: L'EVOLUZIONE DEL SISTEMA OLANDESE

di Robert De Vilder


PER MOLTO TEMPO le Camere di Commercio hanno dato un’immagine di vetustà, convenzionale, che non corrisponde assolutamente alla realtà, ma che ci impone di fornire una maggiore trasparenza, una maggiore efficienza, costi ridotti, marketing internazionale e promozione delle nostre economie regionali. Il mondo del lavoro desidera, giustamente, ottenere da noi servizi altamente qualificati a costi ragionevoli. Importanti passi in avanti sono stati fatti con la legge di riforma delle Camere di Commercio italiane. Quanto sta avvenendo in Olanda è molto simile a quanto avviene in Italia e in altri Paesi d’Europa.

LE CAMERE DI COMMERCIO IN OLANDA

Le Camere di Commercio olandesi sono simili a quelle italiane, mi riferisco a quelle legalmente riconosciute. La Camera di Commercio di Amsterdam ha un registro del Commercio e di conseguenza ogni azienda iscritta a questo registro è socia della Camera. Attualmente le aziende iscritte sono 75.000. Nella Camera esiste un’Assemblea Generale costituita da 60 persone, 20 appartenenti a grandi aziende, 20 appartenenti alle Pmi (Piccole e Medie Imprese) e 20 appartenenti ai sindacati. Tutte queste persone, designate dalle loro organizzazioni, rappresentano l’economia di Amsterdam. In altre parole, una parte appartenente al mondo bancario, una parte ai consigli direttivi, una parte al mondo dell’aeronautica, all’industria chimica, ai servizi finanziari, questo per quello che riguarda le grandi imprese. Ma vale, ovviamente, anche per i dipendenti, quindi gli appartenenti ai sindacati possono anche provenire dalla stessa azienda che è rappresentata anche dai datori di lavoro. Non vengono discussi in assemblea problemi di carattere sociale, non è questo il nostro compito, noi intendiamo aiutare - senza distinzione - il mondo degli affari e anche se le Pmi costituiscono soltanto un terzo dei membri dell’assemblea, esse rappresentano il 90% dei suoi membri. E sono proprio loro che hanno bisogno di maggior aiuto.
Le Camere di Commercio olandesi sono un’antica tradizione proprio come altre esistenti in Europa: malgrado l’immagine burocratica, per molti anni siamo stati estremamente attivi, ma, purtroppo, siamo stati considerati più alla stregua di Enti governativi che non di rappresentanti del mondo degli affari. Le tariffe praticate dalle Camere di Commercio erano più simili a tasse governative che non a tariffe pagate per un servizio. Di conseguenza due erano gli aspetti negativi: primo il finanziamento totale, secondo i limiti territoriali totalmente superati. Alle Camere erano stati assegnati limiti territoriali che già 50-70 anni fa, nel mio Paese, risultavano superati.

I FINANZIAMENTI ALLE CAMERE DI COMMERCIO

Vorrei affrontare innanzitutto il tema dei finanziamenti. Tutte le aziende esistenti nell’area di azione della Camera devono versare un contributo annuo, l’ammontare di questo contributo non dipende dai servizi resi ma dal capitale dell’azienda registrata. Il che comportava che, in parole povere, le aziende di grandi dimensioni pagavano troppo, quelle piccole troppo poco. Ma nell’insieme erano proprio le aziende minori che avevano maggior bisogno di noi. Facendo riferimento al giudizio emesso dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, in relazione al sistema di lobbying italiano è nata, nei Paesi Bassi, una discussione sul possibile conflitto esistente fra il sistema olandese e la direttiva Cee 698 333 del 17 luglio 1969 che prevede l’armonizzazione delle disposizioni legali fra gli Stati membri che riguardano la tassazione indiretta sulle raccolte di capitali.
Non vi è comunque ragione di supporre che il nostro sistema sia in contrasto con tali direttive. Inoltre la Commissione Europea ha già stabilito che il sistema olandese è in completo accordo con la legislazione europea. Con molti ringraziamenti al signor Commissario.
La Spagna ha una situazione più problematica, e io vorrei ricordarvi la disputa Kern, dove la Corte Costituzionale spagnola ha decretato che l’associazione obbligatoria è incostituzionale - così come nella maggioranza degli Stati europei - e il sistema di diritto pubblico delle Camere di Commercio è parte integrante del sistema di infrastrutture della vita economica. Il sostegno di un robusto, legale sistema di Camere di Commercio nelle quali partecipa l’intera comunità d’affari, è l’elemento essenziale che permette all’intero mondo spagnolo degli affari di competere efficacemente con gli altri Stati membri dell’Unione Europea e con altri blocchi commerciali in Asia e Africa. L’abbandono della partecipazione obbligatoria può inizialmente essere visto come emancipazione amministrativa che, da un punto di vista strategico, diventa un esperimento dubbio e pericoloso che potrà lasciare tracce nella vita economica spagnola. In più, l’idea che l’associazione obbligatoria leda diritti costituzionali scompare di fronte alle basi costituzionali del sistema di diritto pubblico delle Camere di Commercio, che sono rispettivamente, deregulation, decentralizzazione e autoresponsabilità. Come sostenuto dal Presidente Macpherson sono sempre più le Camere private che tendono verso il nostro sistema legale e, noi stiamo ovviamente raccogliendo i vantaggi commerciali delle Camere private. Deregulation, decentralizzazione e autoresponsabilità sono le pietre miliari del sistema legale privato. Questo tipo di Camera non vuole introdurre nessuna interferenza statale o pianificazione centrale, sono le istituzioni che sono indipendenti e autonome, basate sul principio che gli imprenditori, le comunità d’affari hanno la responsabilità della loro organizzazione istituzionale, che è l’elemento chiave dell’economia di mercato.
L’Assemblea Generale delle Eurocamere ha adottato una risoluzione che stabilisce che per questa ragione noi rivolgiamo un forte appello al Governo spagnolo affinché mantenga la costituzione pubblica delle Camere spagnole, la struttura democratica e universale quale viene riconosciuta dalla Legge 3/1993, attuando le funzioni consolidate, e assicurando a esse il finanziamento necessario per permettere l’adempimento del ruolo di tali istituzioni sulla scena europea e spagnola.
Fin qui tanto meglio per la Spagna. Il secondo aspetto critico è quello degli obsoleti limiti territoriali. Se volgo lo sguardo al mio Paese, così piccolo, vedo che noi abbiamo ora 32 Camere di Commercio, mentre le regioni economiche in Olanda sono 3 o al massimo 4, e tutte molto piccole. Tutto ciò è molto inefficiente, nella mia area vi sono un aeroporto importante e un grande porto marittimo, e sono divisi tra due Camere. Ovviamente ciò non è positivo, cosa possiamo fare al riguardo? Ci uniremo con un’altra Camera, quella di Haarlem, e allora noi rappresenteremo circa il 20% dell’economia olandese, ma ciò che è più importante, rappresenteremo veramente la nostra area. Che cosa abbiamo fatto per modernizzarci, riguardo agli imprenditori? Abbiamo notato che, ad Amsterdam, il nostro sistema di tariffe era sbagliato: lo abbiamo ridotto - su un periodo di 9 anni - del 20% circa. D’altro canto abbiamo costantemente fatto pagare alle società il costo dei servizi resi direttamente, così da essere maggiormente orientati al mercato, con una miglior qualità dei nostri servizi.

UN FINANZIAMENTO PIU' ORIENTATO AL MERCATO

Nel contempo il nostro Ministero degli Affari Economici ha accolto la nostra richiesta di modifica della Legge, in modo da rendere il finanziamento più orientato al mercato: al momento attuale tre quarti del nostro finanziamento proviene dal Registro delle Imprese, e questo deve essere modificato, in quanto dovremmo essere pagati più per i servizi diretti e meno per quelli legali.
Che cosa dobbiamo cambiare quindi? Le nostre Camere devono:
1) identificarsi chiaramente come organizzazioni appartenenti e dedicate alle comunità d’affari;
2) operare con un maggiore orientamento al mercato, in parte per modificare il sistema di finanziamento a pioggia;
3) il processo di cambiamento, e la revisione legislativa condurrà molto probabilmente a una sostanziale riduzione nel numero delle Camere.
E ora l’Assemblea Generale. L’Assemblea Generale dovrebbe diventare un organismo legiferante molto più forte di quanto non lo sia oggi nelle Camere, reclutare sempre di più i suoi membri tra le organizzazioni regionali delle comunità d’affari, e rappresentare tali comunità regionali, dove la parola magica sia trasparenza nelle decisioni.
Circa l’orientamento al mercato, noi dovremmo fare quanto richiesto dai nostri clienti: far pagare ai nostri clienti quei servizi specifici e solo quelli, e non viceversa, non secondo la forza dei vari membri e clienti, e dovremmo altresì rifiutarci di offrire dei servizi che possano essere offerti da organizzazioni private agli stessi o migliori prezzi. Dovremmo mantenere ovviamente, il servizio legale e il servizio informazioni commerciali: ad Amsterdam rileviamo circa 7000 nuove aziende cioè persone che ogni anno vogliono aprire una società: il servizio iniziale, come lo chiamiamo noi, dovrebbe essere gratuito, poi dovremmo richiedere pagamenti per i servizi legali, tipo arbitrato, esperti giurati, ispettori, certificati di origine e simili, quello che viene definito lavoro amministrativo. Qui è dove necessitiamo di una minima tariffa per il nostro lavoro.
Quanto richiamato in relazione ai cambiamenti nel sistema olandese vale ovviamente anche per altri Paesi in Europa. Tutti noi desideriamo che le Camere siano meno antiquate, meno tradizionali e più coerenti e adeguate al mondo moderno e alla nuova Europa. Con l’eliminazione delle frontiere, con la sparizione - forse - di Governi nazionali, con le Regioni che assumeranno sempre maggiore importanza, io ho una cosa ben chiara in mente che è questa: le Camere di Commercio su tutto il territorio dell’Unione Europea dovrebbero fornire più o meno gli stessi servizi, questo è proprio il punto da cui abbiamo preso avvio, alcuni anni fa, sia il Presidente Piero Bassetti che io per quello che riguarda le nostre Camere principali. È stato il Presidente Bassetti ad avere l’idea che le Camere di Commercio di una certa importanza dovessero riunirsi, idea che per altro io condividevo appieno. Nostro primo compito è il servizio al cliente, se un cliente desidera un servizio in Italia o ad Amsterdam egli dovrebbe ottenere in ambedue i luoghi lo stesso tipo di servizio.
Ovviamente nei Paesi dove un simile sistema non esiste - mi riferisco ad esempio all’Europa Centrale o Orientale - noi dovremmo fornire il nostro aiuto proprio al fine di mettere in piedi un sistema simile al nostro, così che il nostro mondo degli affari possa essere in grado di svolgere un’attività con detti Paesi.