di Robert De Vilder
LE CAMERE DI COMMERCIO IN OLANDA
Le Camere di Commercio olandesi sono simili a quelle italiane, mi
riferisco a quelle legalmente riconosciute. La Camera di Commercio di
Amsterdam ha un registro del Commercio e di conseguenza ogni azienda
iscritta a questo registro è socia della Camera. Attualmente le
aziende iscritte sono 75.000. Nella Camera esiste un’Assemblea
Generale costituita da 60 persone, 20 appartenenti a grandi aziende,
20 appartenenti alle Pmi (Piccole e Medie Imprese) e 20 appartenenti
ai sindacati. Tutte queste persone, designate dalle loro
organizzazioni, rappresentano l’economia di Amsterdam. In altre
parole, una parte appartenente al mondo bancario, una parte ai
consigli direttivi, una parte al mondo dell’aeronautica, all’industria
chimica, ai servizi finanziari, questo per quello che riguarda le
grandi imprese. Ma vale, ovviamente, anche per i dipendenti, quindi
gli appartenenti ai sindacati possono anche provenire dalla stessa
azienda che è rappresentata anche dai datori di lavoro. Non vengono
discussi in assemblea problemi di carattere sociale, non è questo il
nostro compito, noi intendiamo aiutare - senza distinzione - il mondo
degli affari e anche se le Pmi costituiscono soltanto un terzo dei
membri dell’assemblea, esse rappresentano il 90% dei suoi membri. E
sono proprio loro che hanno bisogno di maggior aiuto.
Le Camere di Commercio olandesi sono un’antica tradizione proprio come
altre esistenti in Europa: malgrado l’immagine burocratica, per molti
anni siamo stati estremamente attivi, ma, purtroppo, siamo stati
considerati più alla stregua di Enti governativi che non di
rappresentanti del mondo degli affari. Le tariffe praticate dalle
Camere di Commercio erano più simili a tasse governative che non a
tariffe pagate per un servizio. Di conseguenza due erano gli aspetti
negativi: primo il finanziamento totale, secondo i limiti territoriali
totalmente superati. Alle Camere erano stati assegnati limiti
territoriali che già 50-70 anni fa, nel mio Paese, risultavano
superati.
I FINANZIAMENTI ALLE CAMERE DI COMMERCIO
Vorrei affrontare innanzitutto il tema dei finanziamenti. Tutte le
aziende esistenti nell’area di azione della Camera devono versare un
contributo annuo, l’ammontare di questo contributo non dipende dai
servizi resi ma dal capitale dell’azienda registrata. Il che
comportava che, in parole povere, le aziende di grandi dimensioni
pagavano troppo, quelle piccole troppo poco. Ma nell’insieme erano
proprio le aziende minori che avevano maggior bisogno di noi. Facendo
riferimento al giudizio emesso dalla Corte di Giustizia dell’Unione
Europea, in relazione al sistema di lobbying italiano è nata, nei
Paesi Bassi, una discussione sul possibile conflitto esistente fra il
sistema olandese e la direttiva Cee 698 333 del 17 luglio 1969 che
prevede l’armonizzazione delle disposizioni legali fra gli Stati
membri che riguardano la tassazione indiretta sulle raccolte di
capitali.
Non vi è comunque ragione di supporre che il nostro sistema sia in
contrasto con tali direttive. Inoltre la Commissione Europea ha già
stabilito che il sistema olandese è in completo accordo con la
legislazione europea. Con molti ringraziamenti al signor Commissario.
La Spagna ha una situazione più problematica, e io vorrei ricordarvi
la disputa Kern, dove la Corte Costituzionale spagnola ha decretato
che l’associazione obbligatoria è incostituzionale - così come nella
maggioranza degli Stati europei - e il sistema di diritto pubblico
delle Camere di Commercio è parte integrante del sistema di
infrastrutture della vita economica. Il sostegno di un robusto, legale
sistema di Camere di Commercio nelle quali partecipa l’intera comunità
d’affari, è l’elemento essenziale che permette all’intero mondo
spagnolo degli affari di competere efficacemente con gli altri Stati
membri dell’Unione Europea e con altri blocchi commerciali in Asia e
Africa. L’abbandono della partecipazione obbligatoria può inizialmente
essere visto come emancipazione amministrativa che, da un punto di
vista strategico, diventa un esperimento dubbio e pericoloso che potrà
lasciare tracce nella vita economica spagnola. In più, l’idea che
l’associazione obbligatoria leda diritti costituzionali scompare di
fronte alle basi costituzionali del sistema di diritto pubblico delle
Camere di Commercio, che sono rispettivamente, deregulation,
decentralizzazione e autoresponsabilità. Come sostenuto dal Presidente
Macpherson sono sempre più le Camere private che tendono verso il
nostro sistema legale e, noi stiamo ovviamente raccogliendo i vantaggi
commerciali delle Camere private. Deregulation, decentralizzazione e
autoresponsabilità sono le pietre miliari del sistema legale privato.
Questo tipo di Camera non vuole introdurre nessuna interferenza
statale o pianificazione centrale, sono le istituzioni che sono
indipendenti e autonome, basate sul principio che gli imprenditori, le
comunità d’affari hanno la responsabilità della loro organizzazione
istituzionale, che è l’elemento chiave dell’economia di mercato.
L’Assemblea Generale delle Eurocamere ha adottato una risoluzione che
stabilisce che per questa ragione noi rivolgiamo un forte appello al
Governo spagnolo affinché mantenga la costituzione pubblica delle
Camere spagnole, la struttura democratica e universale quale viene
riconosciuta dalla Legge 3/1993, attuando le funzioni consolidate, e
assicurando a esse il finanziamento necessario per permettere
l’adempimento del ruolo di tali istituzioni sulla scena europea e
spagnola.
Fin qui tanto meglio per la Spagna. Il secondo aspetto critico è
quello degli obsoleti limiti territoriali. Se volgo lo sguardo al mio
Paese, così piccolo, vedo che noi abbiamo ora 32 Camere di Commercio,
mentre le regioni economiche in Olanda sono 3 o al massimo 4, e tutte
molto piccole. Tutto ciò è molto inefficiente, nella mia area vi sono
un aeroporto importante e un grande porto marittimo, e sono divisi tra
due Camere. Ovviamente ciò non è positivo, cosa possiamo fare al
riguardo? Ci uniremo con un’altra Camera, quella di Haarlem, e allora
noi rappresenteremo circa il 20% dell’economia olandese, ma ciò che è
più importante, rappresenteremo veramente la nostra area. Che cosa
abbiamo fatto per modernizzarci, riguardo agli imprenditori? Abbiamo
notato che, ad Amsterdam, il nostro sistema di tariffe era sbagliato:
lo abbiamo ridotto - su un periodo di 9 anni - del 20% circa. D’altro
canto abbiamo costantemente fatto pagare alle società il costo dei
servizi resi direttamente, così da essere maggiormente orientati al
mercato, con una miglior qualità dei nostri servizi.
UN FINANZIAMENTO PIU' ORIENTATO AL MERCATO
Nel contempo il nostro Ministero degli Affari Economici ha accolto la
nostra richiesta di modifica della Legge, in modo da rendere il
finanziamento più orientato al mercato: al momento attuale tre quarti
del nostro finanziamento proviene dal Registro delle Imprese, e questo
deve essere modificato, in quanto dovremmo essere pagati più per i
servizi diretti e meno per quelli legali.
Che cosa dobbiamo cambiare quindi? Le nostre Camere devono:
1) identificarsi chiaramente come organizzazioni appartenenti e
dedicate alle comunità d’affari;
2) operare con un maggiore orientamento al mercato, in parte per
modificare il sistema di finanziamento a pioggia;
3) il processo di cambiamento, e la revisione legislativa condurrà
molto probabilmente a una sostanziale riduzione nel numero delle
Camere.
E ora l’Assemblea Generale. L’Assemblea Generale dovrebbe diventare un
organismo legiferante molto più forte di quanto non lo sia oggi nelle
Camere, reclutare sempre di più i suoi membri tra le organizzazioni
regionali delle comunità d’affari, e rappresentare tali comunità
regionali, dove la parola magica sia trasparenza nelle decisioni.
Circa l’orientamento al mercato, noi dovremmo fare quanto richiesto
dai nostri clienti: far pagare ai nostri clienti quei servizi
specifici e solo quelli, e non viceversa, non secondo la forza dei
vari membri e clienti, e dovremmo altresì rifiutarci di offrire dei
servizi che possano essere offerti da organizzazioni private agli
stessi o migliori prezzi. Dovremmo mantenere ovviamente, il servizio
legale e il servizio informazioni commerciali: ad Amsterdam rileviamo
circa 7000 nuove aziende cioè persone che ogni anno vogliono aprire
una società: il servizio iniziale, come lo chiamiamo noi, dovrebbe
essere gratuito, poi dovremmo richiedere pagamenti per i servizi
legali, tipo arbitrato, esperti giurati, ispettori, certificati di
origine e simili, quello che viene definito lavoro amministrativo. Qui
è dove necessitiamo di una minima tariffa per il nostro lavoro.
Quanto richiamato in relazione ai cambiamenti nel sistema olandese
vale ovviamente anche per altri Paesi in Europa. Tutti noi desideriamo
che le Camere siano meno antiquate, meno tradizionali e più coerenti e
adeguate al mondo moderno e alla nuova Europa. Con l’eliminazione
delle frontiere, con la sparizione - forse - di Governi nazionali, con
le Regioni che assumeranno sempre maggiore importanza, io ho una cosa
ben chiara in mente che è questa: le Camere di Commercio su tutto il
territorio dell’Unione Europea dovrebbero fornire più o meno gli
stessi servizi, questo è proprio il punto da cui abbiamo preso avvio,
alcuni anni fa, sia il Presidente Piero Bassetti che io per quello che
riguarda le nostre Camere principali. È stato il Presidente Bassetti
ad avere l’idea che le Camere di Commercio di una certa importanza
dovessero riunirsi, idea che per altro io condividevo appieno. Nostro
primo compito è il servizio al cliente, se un cliente desidera un
servizio in Italia o ad Amsterdam egli dovrebbe ottenere in ambedue i
luoghi lo stesso tipo di servizio.
Ovviamente nei Paesi dove un simile sistema non esiste - mi riferisco
ad esempio all’Europa Centrale o Orientale - noi dovremmo fornire il
nostro aiuto proprio al fine di mettere in piedi un sistema simile al
nostro, così che il nostro mondo degli affari possa essere in grado di
svolgere un’attività con detti Paesi.