di Hubert Flahault
STATO GIURIDICO DELLE CAMERE DI COMMERCIO
Si possono distinguere due grandi categorie di Camere di Commercio europee: le Camere che sono costituite sotto forma di raggruppamento di diritto privato (associazioni libere di commerciali e industriali) come nel Regno Unito, in Irlanda, in Belgio, in Portogallo o in Danimarca, e quelle che prendono la forma di istituzioni di diritto pubblico. Sempre sotto l’impulso della legge del 1898, le Camere di Commercio francesi appartengono alla grande famiglia delle Camere di Commercio di diritto pubblico. Lo Stato considera, infatti, che esse siano (art. 1. della legge del 1898). A tal scopo sono state dotate di uno stato giuridico specifico.
Gli Enti pubblici particolari
Nel diritto francese, gli Enti pubblici sono degli Enti di diritto
pubblico istituiti sia dallo Stato, sia da altri Enti pubblici come le
collettività territoriali. Essi si basano in generale su una tecnica
di gestione amministrativa di decentralizzazione dei servizi, che
consiste nell’isolare una funzione affinché se ne occupi una persona
giuridica distinta. Questi Enti si reggono sul principio
dell’autonomia finanziaria, che conferisce loro un proprio bilancio
(il che non esclude eventuali sovvenzioni) e sul principio di
specialità, che limita strettamente le loro attribuzioni in funzione
della precisa missione per la quale sono stati creati.
Le Camere di Commercio francesi si distinguono dagli Enti pubblici
tradizionali per due aspetti: da un lato, esse rappresentano un gruppo
umano e non costituiscono dei semplici servizi che lo Stato ha dotato
di personalità giuridica. Dall’altro, per l’estensione molto vasta
(tenuto conto della diversità delle loro azioni) del principio di
specialità (cfr. II).
1) Di natura corporativa
Anche se il diritto francese riconosce soltanto due categorie di Enti
pubblici per quanto riguarda il regime giuridico applicabile (Enti
pubblici "amministrativi" ed Enti pubblici "industriali e
commerciali"), le Camere di Commercio possono essere qualificate come
istituzioni pubbliche "corporative", dato che il legislatore non ha
esitato, anche di recente, a sottolineare con una legge del 10 agosto
1994 questa specificità, qualificandole come istituzioni pubbliche
"economiche".
Le Camere di Commercio francesi sono degli Enti corporativi nella
misura in cui esse rappresentano, come si è detto, un gruppo specifico
(commercianti, industriali e prestatori di servizi). È il motivo per
cui, a differenza della maggior parte degli Enti, i loro organi
dirigenti non sono nominati dall’autorità pubblica... (Stato o
collettività locale) ma vengono eletti dai membri della collettività
delle persone rappresentate.
2) A carattere elettivo
Il corpo elettorale delle Camere di Commercio si divide in due grandi
categorie: innanzitutto, la categoria degli elettori a titolo
personale, essenzialmente i singoli commercianti immatricolati nel
Registro di commercio e delle società nella circoscrizione della
Camera; gli artigiani aventi anche qualifica di commerciante; i
congiunti delle due categorie precedenti che collaborano all’attività
dei loro coniugi senza remunerazione né altra attività professionale.
Quindi, la categoria degli elettori per mezzo di un rappresentante: in
particolare le società anonime e le società a responsabilità limitata.
Possono essere eletti alle funzioni di membro di una Camera di
Commercio, con riserva di avere più di trenta anni: gli elettori
iscritti a titolo personale e i rappresentanti d’impresa iscritti
nella lista elettorale della circoscrizione, oltre che i membri in
esercizio e i membri anziani delle Camere di Commercio. I membri delle
Camere vengono eletti per sei anni e rinnovati per metà ogni tre anni.
Gli elettori e i membri delle Camere sono ripartiti in tre categorie
professionali corrispondenti alle attività commerciali, industriali e
di servizi. Queste tre categorie possono essere ulteriormente
suddivise in sotto-categorie definite secondo le dimensioni
dell’impresa e le loro attività specifiche. La ripartizione dei seggi
tra categorie e sotto-categorie professionali viene fatta tenendo
conto delle basi d’imposizione degli assoggettati all’imposta sugli
utili industriali e commerciali, del numero di essi e del numero di
stipendiati che impiegano. Nessuna categoria professionale può
tuttavia disporre di una rappresentanza superiore alla metà dei seggi.
Le Camere di Commercio accolgono anche dei membri associati nominati
che partecipano alle deliberazioni con voto consultivo. Essi non
possono superare il numero dei membri eletti e vengono nominati a ogni
rinnovo della Camera.
Oltre ai membri, vi sono i delegati consolari che vengono eletti per
tre anni. Questi sono gli elettori dei giudici dei tribunali di
commercio. Essi sono anche i corrispondenti della Camera di Commercio
nella circoscrizione e partecipano, con voto consultivo, ai lavori
delle sue diverse istanze e sono incaricati da essa delle missioni
particolari nell’ambito delle sue attribuzioni.
Il numero di membri eletti da una Camera di Commercio, così come il
numero di delegati consolari e di membri associati, dipende
dell’importanza del corpo elettorale, e dunque del numero di
appartenenti alla circoscrizione della Camera.
I membri eletti della Camera formano l’assemblea generale, che elegge
nel suo seno i membri del Bureau, composti dal Presidente, dai due
vicepresidenti, dal tesoriere, dal tesoriere aggiunto, e da uno o due
segretari.
Per il resto, il funzionamento dei servizi della Camera è assicurato
da collaboratori fissi, che sono disciplinati in linea di massima
dallo Statuto di diritto pubblico del personale delle Camere di
Commercio.
Delle risorse varie
Le risorse delle Camere provengono da quattro fonti:
1) L’imposta addizionale sull’imposta sugli utili industriali e
commerciali, la cui progressione annua è fissata dallo Stato,
rappresenta all’incirca un quarto del totale delle risorse: gli
appartenenti alla Camera vi sono obbligatoriamente assoggettati.
2) Gli introiti di gestione dei servizi amministrativi, come le
scuole industriali e commerciali, i porti, gli aeroporti o i parchi di
esposizione.
3) I contributi pubblici versati per azioni specifiche.
4) I prestiti che possono essere contratti dalle Camere dietro
autorizzazione dello Stato (autorità di tutela).
LE MISSIONI DELLE CAMERE DI COMMERCIO
Una missione consultiva originale
Si tratta della missione originale di una assemblea elettiva. Nel caso
delle Camere di Commercio, questa missione assume tre forme: le Camere
devono essere obbligatoriamente consultate in alcuni casi, ma esse
possono ugualmente emettere dei pareri di propria iniziativa in altri
casi. Inoltre, esse tengono seduta in alcune istanze.
1) I modi d’esercizio
In primo luogo, secondo la legge fondatrice del 1898, il parere delle
Camere di Commercio deve essere richiesto "sui regolamenti relativi agli usi commerciali; sulla creazione, nella loro circoscrizione, di nuove Camere di Commercio, di borse di commercio..., di tribunali di commercio, di consigli di probiviri; sulle imposte destinate a compensare i servizi di trasporto concessi, nella loro circoscrizione, dall'autorità pubblica: su tutte le materie stabilite dalle leggi o dai regolamenti speciali, in particolare sull'utilità dei lavori pubblici da eseguire nella loro circoscrizione, e sulle tasse o pedaggi da percepire per fare fronte alle spese
di questi lavori" (articolo 12).
In altri termini, le compagnie consolari danno il loro parere, così
come le informazioni che possono essere loro richieste dalle autorità
pubbliche sulle questioni industriali e commerciali.
In secondo luogo, sempre in virtù della legge del 1898, le Camere di
Commercio possono anche presentare spontaneamente il loro punto di
vista sui mezzi atti ad accrescere lo sviluppo economico: "indipendentemente dal parere che il Governo ha sempre il diritto di chiedere loro, le Camere di Commercio possono emetterne di loro propria iniziativa: sulle modifiche progettate nella legislazione commerciale, doganale ed economica; sulle tariffe doganali; sulle tariffe e sui regolamenti dei servizi di trasporto concessi dall'autorità pubblica fuori della loro circoscrizione; sulle tariffe e regolamenti dei locali a uso commerciale aperti nella loro circoscrizione, in virtù di autorizzazioni amministrative».
In terzo luogo, le Camere di Commercio sono rappresentate nelle
diverse istanze consultive (per esempio, il Consiglio economico e
sociale, o ancora la Commissione di sorveglianza della Cassa depositi
e prestiti per la Camera di Commercio di Parigi) o decisionali (per
esempio la società per la promozione e l’esportazione di prodotti
agricoli e alimentari o ancora le commissioni dipartimentali di
urbanistica commerciale che autorizzano o meno l’insediamento o
l’ampliamento di esercizi commerciali su vaste superfici).
2) I campi di applicazione
I diversi modi d’esercizio della missione consultiva delle Camere
chiariscono l’estensione dei campi d’intervento, sia a livello
nazionale e internazionale, che a livello locale o regionale.
3) I destinatari
Lo Stato, rappresentato dal Governo (cfr. sopra, la legge del 1898),
ma anche dal Parlamento, costituisce l’interlocutore privilegiato
delle Camere di Commercio. Queste, singolarmente - è questo spesso il
caso della Camera di Commercio di Parigi - o collettivamente, tramite
l’Assemblea delle Camere francesi di Commercio (Acfci), trasmettono al
Governo delle relazioni, particolarmente sui progetti di legge.
Tuttavia, dopo le leggi di decentralizzazione del 1982-1983, anche le
collettività locali, e in particolare la Regione le cui funzioni sono
essenzialmente economiche, sono diventate interlocutori delle Camere
di Commercio.
Le missioni operative
La legge del 9 aprile 1898 riguarda esplicitamente la formazione e
l’attrezzatura mentre, il sostegno alle imprese è più implicito, ma
altrettanto importante. Queste tre missioni operative si sono
sviluppate in modo considerevole.
1) La formazione
Questa formazione rappresenta una parte variabile, ma sempre
importante, dell’azione consolare. Proposta a tutti i livelli -
dall’insegnamento professionale di base all’insegnamento superiore -
(grandi scuole di management e scuole di ingegneria) comprendenti la
formazione iniziale e quella continua, essa riguarda sia
l’insegnamento tecnico che quello amministrativo, commerciale o di
gestione. La Camera di Commercio di Parigi gestisce da sola numerosi
istituti di formazione o di insegnamento che rappresentano all’incirca
il 60% del suo bilancio.
Secondo formatore di Francia dopo l’Educazione Nazionale, le Camere di
Commercio ospitano 450.000 allievi o tirocinanti in 500 istituti
comprendenti 31.000 insegnanti o istruttori.
2) Coordinamento e attrezzatura
Onde aiutare lo sviluppo economico locale, le Camere hanno una azione
determinante nel coordinamento e attrezzatura della loro
circoscrizione e accompagnano gli interventi dello Stato in materia.
È così che esse creano o amministrano:
121 aeroporti e aerodromi;
144 porti marittimi, fluviali o turistici;
98 complessi stradali e autostazioni;
88 depositi e magazzini generali;
30 palazzi dei congressi.
Esse hanno così realizzato, sole o in partnership:
336 zone di attività;
250 edifici industriali;
15 padiglioni fieristici;
34 centri di servizio;
numerosi parchi di esposizione (come Paris-Nord-Villepinte);
delle attrezzature stradali (come il ponte di Tancarville e
recentemente il ponte di Normandia).
3) L’appoggio all’impresa
L’apertura internazionale dell’economia, l’accentuarsi della
concorrenza e le evoluzioni tecnologiche hanno amplificato i bisogni
di questo campo. Le Camere di Commercio conducono un’azione di
vicinanza presso le imprese per accompagnarle nella loro creazione e
nel loro sviluppo. A tal scopo, esse si appoggiano su più di 2000
consiglieri tecnici specializzati. Esse hanno messo in atto anche
numerosi strumenti d’informazione economica e tecnica:
180 centri di documentazione;
22 agenzie d’informazione scientifica e tecnica (Arist);
30 biblioteche;
34 Euroinfocentri;
120 banche dati.
Ogni anno vengono pubblicati circa 2000 studi e 500 periodici.
L’ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE DELLE CAMERE DI COMMERCIO
Le Camere locali
L’organizzazione consolare francese è molto decentralizzata. Essa si
basa su 162 Camere di Commercio locali, forti della loro legittimità
rappresentativa, che agiscono in modo indipendente con riserva di
inquadramento finanziario fissato dallo Stato e del controllo della
legalità che questo esercita. Esse sono tuttavia di dimensioni molto
varie. Così, 42 dipartimenti accolgono numerose Camere di Commercio. A
Nevers esistono due Camere pluridipartimentali: la Camera di Commercio
di Parigi, la cui circoscrizione, oltre a Parigi, ricopre i
dipartimenti della Hautes de Seine, di Seine-St-Denis e di Val-de-
Marne, comprende delle delegazioni in questi tre dipartimenti per
essere più vicina possibile ai protagonisti economici, e la Camere di
Commercio Val d’Oise-Yvolines la cui sede si trova a Versailles. Se
si considera il numero di appartenenti, lo scarto può essere
considerevole: meno di 1000 per la più piccola, 270.000 per la più
grande.
Le Crci e l’Acfci
Queste Camere di base costituiscono tra di loro 21 Camere regionali
(Crci) per rappresentare gli interessi regionali del commercio e
dell’industria, assicurare il collegamento tra le Camere di Commercio
e coordinare se necessario i loro sforzi e mezzi. Va notato che la
Camera di Commercio di Parigi costituisce da sola una Crci.
Sul piano nazionale, le Camere si raggruppano in una “Assemblea delle
Camere francesi di Commercio” (Acfci). Questa assemblea effettua la
sintesi delle posizioni adottate dalle Camere di Commercio locali e
delle Camere regionali.
Le Camere regionali e l’Acfci hanno, come le Camere locali, la
qualifica di Ente pubblico. In seno a queste istanze cooperative, le
decisioni vengono naturalmente prese con la maggioranza. Nelle Camere
regionali, le Camere locali vedono aumentare il numero di loro
rappresentanti in una certa misura a seconda del numero dei loro
appartenenti, ma mai fino al punto di dare la maggioranza a una di
esse. Nell’Acfci, questo equilibrio secondo il peso economico non
esiste. Una sola eccezione esiste per le due Camere
interdipartimentali succitate che dispongono di un rappresentante
supplementare per delegazione dipartimentale.
Il bilancio delle istituzioni regionali e nazionale viene votato e
alimentato dalle Camere di Commercio locali.
Altre associazioni e
raggruppamenti interconsolari
Accanto a questi raggruppamenti istituzionali esistono numerose
associazioni interconsolari - circa 150 - più o meno formali, grazie
alle quali le Camere di Commercio locali collaborano su degli oggetti
più o meno specifici che si basano sulle loro missioni operative.
Questo insieme costituisce quella che si è deciso di chiamare "la rete
consolare".
CONCLUSIONI
L’evoluzione dell’ambiente istituzionale con la messa in atto della
grande riforma di decentralizzazione che fa delle collettività
territoriali i protagonisti principali dello sviluppo economico
locale, e l’evoluzione dell’ambiente economico con l’apertura
dell’economia che espone le imprese a una agguerrita concorrenza
interna o internazionale, modificano la natura e l’ampiezza dei
bisogni da soddisfare da parte delle Camere di Commercio. Il Governo,
agli inizi del 1994, ha dunque incaricato Alain Gerolami, consigliere
capo alla Corte dei Conti, di redigere un rapporto risultante da una
nuova prospettiva sull’istituzione consolare. Questo rapporto è stato
presentato al Governo nel settembre dello stesso anno.
Le evoluzioni dell’ambiente delle Camere mostrano che queste soffrono
di numerosi handicap, i quali dipendono dalla definizione delle loro
attribuzioni così come dai loro princìpi organizzativi, dalla loro
rappresentatività e dai loro modi di gestione.
Accanto alla questione del miglioramento della rappresentatività delle
Camere, volta a un allargamento dell’elettorato e a una modifica del
sistema elettorale, il rapporto Gerolami raccomanda una consultazione
sistematica delle Camere da parte delle collettività territoriali,
così come una maggiore collaborazione tra queste due entità, onde
evitare delle sovrapposizioni, tanto costose quanto inefficaci. Il
rapporto suggerisce anche una riforma dell’organizzazione del sistema
consolare nel suo insieme, che dovrebbe passare attraverso una fusione
delle Camere di Commercio secondo dipartimento per evitare una
dispersione troppo grande di mezzi e una migliore articolazione con
l’organizzazione territoriale. A livello regionale e nazionale, il
rapporto raccomanda di rafforzare in modo considerevole le Camere
regionali e l’assemblea delle Camere Francesi di Commercio e
d’Industria, che diventerebbero una struttura gerarchicamente
superiore esercitante una funzione di arbitrato nei diversi campi come
le infrastrutture, la formazione e l’azione internazionale.
La messa in atto di una struttura piramidale molto centralizzata
(tradizione giacobina francese) raccomandata dal rapporto Gerolami per
risolvere i problemi davanti ai quali sono poste le Camere di
Commercio non raccoglie però i consensi. Si tratta piuttosto di
rispondere ai bisogni nati dalla decentralizzazione dei poteri locali
e regionali e della mobilità di una economia contrassegnata dalla
deregulation, dai progressi tecnologici rapidi e
dall’internazionalizzazione degli scambi. Non occorrerebbe, quindi,
piuttosto rafforzare le Camere locali migliorando il loro modo di
rappresentanza e di collaborazione, affinché le loro istanze regionali
e nazionali diventino delle strutture di espressione comune realmente
rappresentative, e dunque perfettamente credibili?