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Impresa & Stato N°30 - Rivista della Camera di Commercio di Milano

LE CAMERE DI COMMERCIO FRANCESI

di Hubert Flahault


L’ORIGINE DELLE CAMERE DI COMMERCIO francesi si situa nel 1599, sotto il regno di Enrico IV, con l’apertura a Marsiglia del "Bureau du Commerce". Nel corso del XVII secolo, degli organi paragonabili furono creati in alcune altre città. Nella stessa epoca, venne istituito a Parigi il Consiglio generale del commercio. Composto da due segretari di Stato, due consiglieri e due relatori sui ricorsi, questo consiglio doveva comprendere inoltre dodici tra i principali mercanti delle città. Il suo ruolo era quello di istruire gli affari relativi al commercio e di farne rapporto al re. Le Camere di Commercio si moltiplicarono nel corso del XVII secolo, in particolare sotto l’impulso di un’ordinanza reale del 30 agosto 1701.
Il periodo rivoluzionario, segnato dall’abolizione delle corporazioni, non fu invece propizio alle Camere di Commercio, che vennero soppresse. Ben presto però, nel 1810, esse vengono ricostituite. Numerose riforme successive ne hanno rafforzato il ruolo, la rappresentatività e l’autonomia nel corso del XIX e XX secolo.
È la legge del 9 aprile 1898 che istituisce le Camere di Commercio e d’Industria attuali. Per chiarire il posto che esse occupano oggi in Francia, si presenterà necessariamente il loro stato giuridico, le loro missioni e la loro organizzazione territoriale.

STATO GIURIDICO DELLE CAMERE DI COMMERCIO

Si possono distinguere due grandi categorie di Camere di Commercio europee: le Camere che sono costituite sotto forma di raggruppamento di diritto privato (associazioni libere di commerciali e industriali) come nel Regno Unito, in Irlanda, in Belgio, in Portogallo o in Danimarca, e quelle che prendono la forma di istituzioni di diritto pubblico. Sempre sotto l’impulso della legge del 1898, le Camere di Commercio francesi appartengono alla grande famiglia delle Camere di Commercio di diritto pubblico. Lo Stato considera, infatti, che esse siano (art. 1. della legge del 1898). A tal scopo sono state dotate di uno stato giuridico specifico.

Gli Enti pubblici particolari

Nel diritto francese, gli Enti pubblici sono degli Enti di diritto pubblico istituiti sia dallo Stato, sia da altri Enti pubblici come le collettività territoriali. Essi si basano in generale su una tecnica di gestione amministrativa di decentralizzazione dei servizi, che consiste nell’isolare una funzione affinché se ne occupi una persona giuridica distinta. Questi Enti si reggono sul principio dell’autonomia finanziaria, che conferisce loro un proprio bilancio (il che non esclude eventuali sovvenzioni) e sul principio di specialità, che limita strettamente le loro attribuzioni in funzione della precisa missione per la quale sono stati creati.
Le Camere di Commercio francesi si distinguono dagli Enti pubblici tradizionali per due aspetti: da un lato, esse rappresentano un gruppo umano e non costituiscono dei semplici servizi che lo Stato ha dotato di personalità giuridica. Dall’altro, per l’estensione molto vasta (tenuto conto della diversità delle loro azioni) del principio di specialità (cfr. II).

1) Di natura corporativa
Anche se il diritto francese riconosce soltanto due categorie di Enti pubblici per quanto riguarda il regime giuridico applicabile (Enti pubblici "amministrativi" ed Enti pubblici "industriali e commerciali"), le Camere di Commercio possono essere qualificate come istituzioni pubbliche "corporative", dato che il legislatore non ha esitato, anche di recente, a sottolineare con una legge del 10 agosto 1994 questa specificità, qualificandole come istituzioni pubbliche "economiche".
Le Camere di Commercio francesi sono degli Enti corporativi nella misura in cui esse rappresentano, come si è detto, un gruppo specifico (commercianti, industriali e prestatori di servizi). È il motivo per cui, a differenza della maggior parte degli Enti, i loro organi dirigenti non sono nominati dall’autorità pubblica... (Stato o collettività locale) ma vengono eletti dai membri della collettività delle persone rappresentate.

2) A carattere elettivo
Il corpo elettorale delle Camere di Commercio si divide in due grandi categorie: innanzitutto, la categoria degli elettori a titolo personale, essenzialmente i singoli commercianti immatricolati nel Registro di commercio e delle società nella circoscrizione della Camera; gli artigiani aventi anche qualifica di commerciante; i congiunti delle due categorie precedenti che collaborano all’attività dei loro coniugi senza remunerazione né altra attività professionale. Quindi, la categoria degli elettori per mezzo di un rappresentante: in particolare le società anonime e le società a responsabilità limitata.
Possono essere eletti alle funzioni di membro di una Camera di Commercio, con riserva di avere più di trenta anni: gli elettori iscritti a titolo personale e i rappresentanti d’impresa iscritti nella lista elettorale della circoscrizione, oltre che i membri in esercizio e i membri anziani delle Camere di Commercio. I membri delle Camere vengono eletti per sei anni e rinnovati per metà ogni tre anni.
Gli elettori e i membri delle Camere sono ripartiti in tre categorie professionali corrispondenti alle attività commerciali, industriali e di servizi. Queste tre categorie possono essere ulteriormente suddivise in sotto-categorie definite secondo le dimensioni dell’impresa e le loro attività specifiche. La ripartizione dei seggi tra categorie e sotto-categorie professionali viene fatta tenendo conto delle basi d’imposizione degli assoggettati all’imposta sugli utili industriali e commerciali, del numero di essi e del numero di stipendiati che impiegano. Nessuna categoria professionale può tuttavia disporre di una rappresentanza superiore alla metà dei seggi.
Le Camere di Commercio accolgono anche dei membri associati nominati che partecipano alle deliberazioni con voto consultivo. Essi non possono superare il numero dei membri eletti e vengono nominati a ogni rinnovo della Camera.
Oltre ai membri, vi sono i delegati consolari che vengono eletti per tre anni. Questi sono gli elettori dei giudici dei tribunali di commercio. Essi sono anche i corrispondenti della Camera di Commercio nella circoscrizione e partecipano, con voto consultivo, ai lavori delle sue diverse istanze e sono incaricati da essa delle missioni particolari nell’ambito delle sue attribuzioni.
Il numero di membri eletti da una Camera di Commercio, così come il numero di delegati consolari e di membri associati, dipende dell’importanza del corpo elettorale, e dunque del numero di appartenenti alla circoscrizione della Camera.
I membri eletti della Camera formano l’assemblea generale, che elegge nel suo seno i membri del Bureau, composti dal Presidente, dai due vicepresidenti, dal tesoriere, dal tesoriere aggiunto, e da uno o due segretari.
Per il resto, il funzionamento dei servizi della Camera è assicurato da collaboratori fissi, che sono disciplinati in linea di massima dallo Statuto di diritto pubblico del personale delle Camere di Commercio.

Delle risorse varie Le risorse delle Camere provengono da quattro fonti:
1) L’imposta addizionale sull’imposta sugli utili industriali e commerciali, la cui progressione annua è fissata dallo Stato, rappresenta all’incirca un quarto del totale delle risorse: gli appartenenti alla Camera vi sono obbligatoriamente assoggettati.
2) Gli introiti di gestione dei servizi amministrativi, come le scuole industriali e commerciali, i porti, gli aeroporti o i parchi di esposizione.
3) I contributi pubblici versati per azioni specifiche.
4) I prestiti che possono essere contratti dalle Camere dietro autorizzazione dello Stato (autorità di tutela).

LE MISSIONI DELLE CAMERE DI COMMERCIO

Una missione consultiva originale
Si tratta della missione originale di una assemblea elettiva. Nel caso delle Camere di Commercio, questa missione assume tre forme: le Camere devono essere obbligatoriamente consultate in alcuni casi, ma esse possono ugualmente emettere dei pareri di propria iniziativa in altri casi. Inoltre, esse tengono seduta in alcune istanze.

1) I modi d’esercizio
In primo luogo, secondo la legge fondatrice del 1898, il parere delle Camere di Commercio deve essere richiesto "sui regolamenti relativi agli usi commerciali; sulla creazione, nella loro circoscrizione, di nuove Camere di Commercio, di borse di commercio..., di tribunali di commercio, di consigli di probiviri; sulle imposte destinate a compensare i servizi di trasporto concessi, nella loro circoscrizione, dall'autorità pubblica: su tutte le materie stabilite dalle leggi o dai regolamenti speciali, in particolare sull'utilità dei lavori pubblici da eseguire nella loro circoscrizione, e sulle tasse o pedaggi da percepire per fare fronte alle spese di questi lavori" (articolo 12).
In altri termini, le compagnie consolari danno il loro parere, così come le informazioni che possono essere loro richieste dalle autorità pubbliche sulle questioni industriali e commerciali.
In secondo luogo, sempre in virtù della legge del 1898, le Camere di Commercio possono anche presentare spontaneamente il loro punto di vista sui mezzi atti ad accrescere lo sviluppo economico: "indipendentemente dal parere che il Governo ha sempre il diritto di chiedere loro, le Camere di Commercio possono emetterne di loro propria iniziativa: sulle modifiche progettate nella legislazione commerciale, doganale ed economica; sulle tariffe doganali; sulle tariffe e sui regolamenti dei servizi di trasporto concessi dall'autorità pubblica fuori della loro circoscrizione; sulle tariffe e regolamenti dei locali a uso commerciale aperti nella loro circoscrizione, in virtù di autorizzazioni amministrative».
In terzo luogo, le Camere di Commercio sono rappresentate nelle diverse istanze consultive (per esempio, il Consiglio economico e sociale, o ancora la Commissione di sorveglianza della Cassa depositi e prestiti per la Camera di Commercio di Parigi) o decisionali (per esempio la società per la promozione e l’esportazione di prodotti agricoli e alimentari o ancora le commissioni dipartimentali di urbanistica commerciale che autorizzano o meno l’insediamento o l’ampliamento di esercizi commerciali su vaste superfici).

2) I campi di applicazione
I diversi modi d’esercizio della missione consultiva delle Camere chiariscono l’estensione dei campi d’intervento, sia a livello nazionale e internazionale, che a livello locale o regionale.

3) I destinatari
Lo Stato, rappresentato dal Governo (cfr. sopra, la legge del 1898), ma anche dal Parlamento, costituisce l’interlocutore privilegiato delle Camere di Commercio. Queste, singolarmente - è questo spesso il caso della Camera di Commercio di Parigi - o collettivamente, tramite l’Assemblea delle Camere francesi di Commercio (Acfci), trasmettono al Governo delle relazioni, particolarmente sui progetti di legge. Tuttavia, dopo le leggi di decentralizzazione del 1982-1983, anche le collettività locali, e in particolare la Regione le cui funzioni sono essenzialmente economiche, sono diventate interlocutori delle Camere di Commercio.

Le missioni operative
La legge del 9 aprile 1898 riguarda esplicitamente la formazione e l’attrezzatura mentre, il sostegno alle imprese è più implicito, ma altrettanto importante. Queste tre missioni operative si sono sviluppate in modo considerevole.

1) La formazione
Questa formazione rappresenta una parte variabile, ma sempre importante, dell’azione consolare. Proposta a tutti i livelli - dall’insegnamento professionale di base all’insegnamento superiore - (grandi scuole di management e scuole di ingegneria) comprendenti la formazione iniziale e quella continua, essa riguarda sia l’insegnamento tecnico che quello amministrativo, commerciale o di gestione. La Camera di Commercio di Parigi gestisce da sola numerosi istituti di formazione o di insegnamento che rappresentano all’incirca il 60% del suo bilancio.
Secondo formatore di Francia dopo l’Educazione Nazionale, le Camere di Commercio ospitano 450.000 allievi o tirocinanti in 500 istituti comprendenti 31.000 insegnanti o istruttori.

2) Coordinamento e attrezzatura
Onde aiutare lo sviluppo economico locale, le Camere hanno una azione determinante nel coordinamento e attrezzatura della loro circoscrizione e accompagnano gli interventi dello Stato in materia.
È così che esse creano o amministrano:
121 aeroporti e aerodromi;
144 porti marittimi, fluviali o turistici;
98 complessi stradali e autostazioni;
88 depositi e magazzini generali;
30 palazzi dei congressi.
Esse hanno così realizzato, sole o in partnership:
336 zone di attività;
250 edifici industriali;
15 padiglioni fieristici;
34 centri di servizio;
numerosi parchi di esposizione (come Paris-Nord-Villepinte);
delle attrezzature stradali (come il ponte di Tancarville e recentemente il ponte di Normandia).

3) L’appoggio all’impresa
L’apertura internazionale dell’economia, l’accentuarsi della concorrenza e le evoluzioni tecnologiche hanno amplificato i bisogni di questo campo. Le Camere di Commercio conducono un’azione di vicinanza presso le imprese per accompagnarle nella loro creazione e nel loro sviluppo. A tal scopo, esse si appoggiano su più di 2000 consiglieri tecnici specializzati. Esse hanno messo in atto anche numerosi strumenti d’informazione economica e tecnica:
180 centri di documentazione;
22 agenzie d’informazione scientifica e tecnica (Arist);
30 biblioteche;
34 Euroinfocentri;
120 banche dati.
Ogni anno vengono pubblicati circa 2000 studi e 500 periodici.

L’ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE DELLE CAMERE DI COMMERCIO

Le Camere locali
L’organizzazione consolare francese è molto decentralizzata. Essa si basa su 162 Camere di Commercio locali, forti della loro legittimità rappresentativa, che agiscono in modo indipendente con riserva di inquadramento finanziario fissato dallo Stato e del controllo della legalità che questo esercita. Esse sono tuttavia di dimensioni molto varie. Così, 42 dipartimenti accolgono numerose Camere di Commercio. A Nevers esistono due Camere pluridipartimentali: la Camera di Commercio di Parigi, la cui circoscrizione, oltre a Parigi, ricopre i dipartimenti della Hautes de Seine, di Seine-St-Denis e di Val-de- Marne, comprende delle delegazioni in questi tre dipartimenti per essere più vicina possibile ai protagonisti economici, e la Camere di Commercio Val d’Oise-Yvolines la cui sede si trova a Versailles. Se si considera il numero di appartenenti, lo scarto può essere considerevole: meno di 1000 per la più piccola, 270.000 per la più grande.

Le Crci e l’Acfci
Queste Camere di base costituiscono tra di loro 21 Camere regionali (Crci) per rappresentare gli interessi regionali del commercio e dell’industria, assicurare il collegamento tra le Camere di Commercio e coordinare se necessario i loro sforzi e mezzi. Va notato che la Camera di Commercio di Parigi costituisce da sola una Crci.
Sul piano nazionale, le Camere si raggruppano in una “Assemblea delle Camere francesi di Commercio” (Acfci). Questa assemblea effettua la sintesi delle posizioni adottate dalle Camere di Commercio locali e delle Camere regionali.
Le Camere regionali e l’Acfci hanno, come le Camere locali, la qualifica di Ente pubblico. In seno a queste istanze cooperative, le decisioni vengono naturalmente prese con la maggioranza. Nelle Camere regionali, le Camere locali vedono aumentare il numero di loro rappresentanti in una certa misura a seconda del numero dei loro appartenenti, ma mai fino al punto di dare la maggioranza a una di esse. Nell’Acfci, questo equilibrio secondo il peso economico non esiste. Una sola eccezione esiste per le due Camere interdipartimentali succitate che dispongono di un rappresentante supplementare per delegazione dipartimentale.
Il bilancio delle istituzioni regionali e nazionale viene votato e alimentato dalle Camere di Commercio locali.

Altre associazioni e raggruppamenti interconsolari
Accanto a questi raggruppamenti istituzionali esistono numerose associazioni interconsolari - circa 150 - più o meno formali, grazie alle quali le Camere di Commercio locali collaborano su degli oggetti più o meno specifici che si basano sulle loro missioni operative. Questo insieme costituisce quella che si è deciso di chiamare "la rete consolare".

CONCLUSIONI

L’evoluzione dell’ambiente istituzionale con la messa in atto della grande riforma di decentralizzazione che fa delle collettività territoriali i protagonisti principali dello sviluppo economico locale, e l’evoluzione dell’ambiente economico con l’apertura dell’economia che espone le imprese a una agguerrita concorrenza interna o internazionale, modificano la natura e l’ampiezza dei bisogni da soddisfare da parte delle Camere di Commercio. Il Governo, agli inizi del 1994, ha dunque incaricato Alain Gerolami, consigliere capo alla Corte dei Conti, di redigere un rapporto risultante da una nuova prospettiva sull’istituzione consolare. Questo rapporto è stato presentato al Governo nel settembre dello stesso anno.
Le evoluzioni dell’ambiente delle Camere mostrano che queste soffrono di numerosi handicap, i quali dipendono dalla definizione delle loro attribuzioni così come dai loro princìpi organizzativi, dalla loro rappresentatività e dai loro modi di gestione.
Accanto alla questione del miglioramento della rappresentatività delle Camere, volta a un allargamento dell’elettorato e a una modifica del sistema elettorale, il rapporto Gerolami raccomanda una consultazione sistematica delle Camere da parte delle collettività territoriali, così come una maggiore collaborazione tra queste due entità, onde evitare delle sovrapposizioni, tanto costose quanto inefficaci. Il rapporto suggerisce anche una riforma dell’organizzazione del sistema consolare nel suo insieme, che dovrebbe passare attraverso una fusione delle Camere di Commercio secondo dipartimento per evitare una dispersione troppo grande di mezzi e una migliore articolazione con l’organizzazione territoriale. A livello regionale e nazionale, il rapporto raccomanda di rafforzare in modo considerevole le Camere regionali e l’assemblea delle Camere Francesi di Commercio e d’Industria, che diventerebbero una struttura gerarchicamente superiore esercitante una funzione di arbitrato nei diversi campi come le infrastrutture, la formazione e l’azione internazionale.
La messa in atto di una struttura piramidale molto centralizzata (tradizione giacobina francese) raccomandata dal rapporto Gerolami per risolvere i problemi davanti ai quali sono poste le Camere di Commercio non raccoglie però i consensi. Si tratta piuttosto di rispondere ai bisogni nati dalla decentralizzazione dei poteri locali e regionali e della mobilità di una economia contrassegnata dalla deregulation, dai progressi tecnologici rapidi e dall’internazionalizzazione degli scambi. Non occorrerebbe, quindi, piuttosto rafforzare le Camere locali migliorando il loro modo di rappresentanza e di collaborazione, affinché le loro istanze regionali e nazionali diventino delle strutture di espressione comune realmente rappresentative, e dunque perfettamente credibili?