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Impresa & Stato N°30 - Rivista della Camera di Commercio di Milano

SPAZI IPOGEI DELLA GALLERIA E DI PIAZZA DELLA SCALA: UN'IPOTESI PROGETTUALE

di Giorgio Gentili


IL CUORE SIMBOLICO della città di Milano si raccoglie intorno a due poli: la Piazza Duomo e la Piazza della Scala. Attorno a questi due poli sono sorti gli edifici che ospitano le maggiori istituzioni milanesi: il Duomo, icona di una fede secolare; il Teatro alla Scala, tempio della musica; la Galleria Vittorio Emanuele, cattedrale laica della milanesità. Fanno loro corona il Palazzo Reale, accanto alla piazza Duomo; il Palazzo Marino, nel polo opposto di Piazza della Scala.
Questo cuore è caratterizzato da due rari requisiti: un’elevatissima accessibilità mediante i mezzi pubblici; un ampio contesto pedonale, recentemente esteso fino a Piazza S. Babila, ma ancora imperfetto.
Gli spazi del centro continuano a essere la meta più ambita da parte di tre categorie di utenti: i cittadini, i turisti e, dato non trascurabile, gli immigrati.
La crescente densità di frequentazione di questi luoghi è sotto gli occhi di tutti. Nei momenti di punta, l’imbocco della Galleria vicino a Piazza Duomo è frequentato sino alla saturazione: la gente vi procede battendo il passo.
Mentre è prevedibile che – una volta instaurato l’auspicato impianto policentrico della nostra città – la pressione nel cuore urbano da parte dei cittadini e soprattutto degli immigrati è destinata a decrescere; viceversa la frequentazione già alta da parte dei visitatori e dei turisti è destinata ad aumentare, specie se alcune risorse ambientali, ora trascurate ma validissime, verranno valorizzate convenientemente.
L’accesso prevalente al cuore urbano milanese avviene mediante il metrò. Le linee confluenti nella stazione Duomo generano un flusso di 146.400 persone nella giornata, di cui ben 125.000 fra le ore 9,00 e le 20,00.
Fuori dello sbarramento dei tornelli, gli utenti del metrò si trovano al livello dei mezzanini, cioè a circa 4,50 metri sotto Piazza Duomo. Ovvero a un livello più o meno equivalente a quello dei sotterranei della Galleria.

RIVITALIZZAZIONE DEI SOTTERRANEI DELLA GALLERIA

L’obiettivo centrale della presente ipotesi progettuale – che, va precisato subito, si presta a essere implementata e migliorata, per esempio mediante un concorso internazionale – sta nella valorizzazione di tali sotterranei mengoniani, spesso utilizzati in maniera impropria se non sconveniente, e dimenticati dalla cultura ufficiale.
Negli spazi sottostanti i quattro bracci della Galleria (larga 14 metri), e in quelli sottostanti l’Ottagono, l’Architetto Mengoni ricavò degli spazi molto belli e piuttosto ampi. Una serie di pilastri lungo gli assi longitudinali dei quattro bracci, a intervalli di 5 metri circa, danno luogo a una doppia serie di moduli rettangolari di 5 metri per 7, il cui intradosso a volta ribassata è a 4,50 metri dal pavimento. Al centro di ogni modulo, l’Architetto ha posto un elegante “occhio” ottagonale, in ottone e vetro, che affiora nel pavimento della Galleria. Altri occhi semi-ottagonali compaiono a ridosso delle vetrine. Questi duecento occhi possono essere soltanto un capriccio decorativo del Mengoni? O invece sottolineano la presenza di altri spazi esistenti sotto la quota pedonale?
La grande novità della Galleria sta nella invenzione spaziale della “strada coperta”: la massa edilizia è rotta in quattro quadranti, costituiti da altrettanti edifici, che fanno da facciata alle quattro strade pedonali, coperte da vetrate all’altezza dell’ultimo piano. Il livello sotterraneo, che per brevità denomineremo “Sottogalleria”, è caratterizzato dagli ampi spazi centrali dei moduli prima descritti, ubicati sotto i quattro bracci della Galleria, e dai più minuti spazi, generalmente usati come depositi, che scale interne collegano ai negozi soprastanti. Il punto è che i mezzanini del metrò e i sotterranei della Galleria sono, come si è detto, complanari e separati fra loro da un semplice diaframma di cemento. Aprendo un varco in questo diaframma, la Sottogalleria verrebbe posta a contatto con un elevatissimo flusso di persone, garantendosi, all’occorrenza, una frequentazione potenziale davvero eccezionale.
C’è da chiedersi se sia giusto che tali spazi – sotterranei sì, ma centrali e nobilissimi – debbano rimanere sottoutilizzati, inaccessibili ai cittadini e ai visitatori. Questo stato di cose ci sembra insostenibile, tanto più che tutto il complesso immobiliare della Galleria appartiene al demanio del Comune di Milano, quindi alla collettività milanese. Vale poi la pena ricordare che tali spazi sono posti nel cuore di una delle metropoli più vivaci d’Europa, in un luogo che ospita una concentrazione ineguagliabile di episodi emblematici noti in tutto il mondo, capaci di grande appeal, quindi oggetto di una frequentazione altissima e crescente.

IPOTESI DI UTILIZZO DELLA SOTTOGALLERIA

Il patrimonio demaniale del piano ipogeo della Galleria Vittorio Emanuele consiste in circa 13.500 metri quadrati. Nella nostra ipotesi progettuale si è ritenuto che una parte consistente di quegli spazi sotterranei, 2000 mq circa, venga destinata alla circolazione pubblica dei visitatori. Questi spazi, che ripropongono i quattro bracci della soprastante Galleria, si incontrano in un largo centrale posto sotto l’Ottagono. Al fine di evitare dei “cannocchiali” troppo lunghi (anche in rapporto alla loro limitata altezza) è parso conveniente dare loro una forma a turbina. Il loro calibro di 7 metri è pari a quello delle strozzature determinate dai dehors affacciati dei ristoranti della Galleria.
Considerando che le parti veramente pregiate, destinabili alle attrezzature da insediare, sono le due fasce prospicienti tali percorsi pubblici che hanno una profondità variabile dai sette ai nove metri la “vera polpa” dell’intervento è valutabile in 5000 mq circa.
Una parte di tali spazi dovrà essere riconfermata a uso delle attrezzature che ora li occupano, cosicché saranno prudenzialmente disponibili per le nuove destinazioni non più di 3000 mq. I restanti 6500 mq si è supposto che o vengano utilizzati quali retro delle attrezzature suddette, oppure mantengano gli usi attuali. Comunque dovranno ospitare anche le centrali tecnologiche (elettriche, termiche, frigorifere, telefoniche...) del complesso immobiliare della Galleria, dopo una loro indispensabile concentrazione, radicale razionalizzazione e messa a norma al fine di ripristinare condizioni di sicurezza spesso carenti.
In conclusione la massa di manovra su cui è possibile contare per le attrezzature sostitutive si aggira complessivamente sui 5000/6000 mq. È questo un “volano” sufficiente per far decollare una così complessa operazione? Lo si vedrà dopo avere analizzato altre questioni di fattibilità.
Nel nostro schema è previsto che gli accessi ai sotterranei della Galleria vengano garantiti da: i contigui mezzanini del metrò; quattro gruppi di scale, mobili e fisse, da realizzare alle estremità dei bracci della crociera; un paio di scale esistenti prossime all’Ottagono, il cui calibro totale basti al deflusso del pubblico nei casi di emergenza. La soluzione dei problemi tecnici dei sotterranei (quali l’illuminazione, l’areazione e l’impiantistica) potrà essere impostata una volta che sia appurato il loro effettivo stato di conservazione e venga formulata un’attendibile ipotesi circa le attività e le funzioni che il Comune intenderà insediarvi.
Ciò premesso, quali nuove attrezzature potrebbero essere insediate nei 5000 o 6000 mq della Sottogalleria? Questo intervento non va assolutamente concepito né come un “centro commerciale”, secondo l’accezione corrente del termine; né come un’occasione per compiere più o meno velate operazioni speculative. (Nel merito, la stampa ha fornito inesplicabilmente un pessimo servizio di informazione.) Stante la proprietà demaniale del complesso, sembra ovvio che debbano essere privilegiate le attrezzature capaci di offrire la massima utilità sociale: cioè i servizi civili-sociali, le attività culturali e di intrattenimento. Tuttavia in considerazione della loro grande capacità di appeal, non potranno mancare alcuni esercizi commerciali (negozi al dettaglio, ristoranti e bar) per integrare e migliorare l’offerta degli esercizi operanti nel piano superiore e nell’intorno. Il mix di tali attrezzature non può essere certo improvvisato, ma dovrà risultare da accurate analisi dell’offerta del centro città e da apposite ricerche di merchandising, a opera di istituti specializzati.
Resta da chiarire il timing dell’operazione. Entro il 1997 il Comune sarà in grado, se vorrà farlo, di disdettare gli inquilini che attualmente occupano oltre 2/3 degli spazi locati nei sotterranei. Malauguratamente un solo esercizio, occupante 1900 mq proprio sotto l’Ottagono in base a un contratto rinnovabile all’anno 2004, fa da tampone e da scacco matto all’utilizzo della Sottogalleria. Se però il Comune deciderà di valorizzare e utilizzare razionalmente gli ipogei mengoniani, quello spazio potrebbe essere libero prima dell’anno 2000, ovvero fra quattro anni a partire da oggi. Si tratta del lasso di tempo più o meno necessario per effettuare:
- la progressiva liberazione degli spazi più strategici della Sottogalleria;
- tutte le operazioni conoscitive e progettuali preliminari (rilievi e analisi dell’edificio e dei relativi impianti, varie progettazioni, ricerche di mercato...);
- un concorso internazionale aperto alle Società Promotrici in grado di farsi carico della progettazione, degli interventi edilizi (effettuati su input forniti dal Comune stesso) e della gestione almeno iniziale del complesso.
Verrebbero così ripetute le medesime modalità e procedure sfociate nel concorso internazionale con cui, nel secolo scorso, il Comune, dimostrando un’antiveggenza che rese Milano famosa nel mondo, realizzò la Galleria affidandone l’esecuzione alla Società londinese “City of Milan Improvement Company Limited”.
A questo punto c’è da chiedersi quali vincoli o quali circostanze si oppongano al pieno utilizzo e funzionamento della Sottogalleria. Abbiamo individuato cinque principali ordini di ostacoli.
1) I 5000/6000 mq realisticamente disponibili costituiscono una massa critica insufficiente per far decollare l’operazione e raggiungere risultanti qualificanti. La dimensione va più o meno triplicata, utilizzando eventuali spazi circostanti.
2) La presenza di un solo polo generatore di flussi, la stazione MM, all’estremo sud del sistema, dà luogo a un’irrorazione sbilanciata: il braccio nord della Sottogalleria, funzionando a guisa di cul de sac, rischia una scarsa frequentazione. Un secondo polo, all’estremo di questo braccio nord, equilibrerebbe bene il flusso dei visitatori.
3) Nell’ambito degli spazi ipogei della Galleria non vi è alcuna valida ubicazione alternativa, da proporre al negozio che occupa i 2000 mq, baricentrici e strategici, sotto l’Ottagono.
4) Gli spazi ipogei hanno una limitata flessibilità per il fatto che i pilastri sono piuttosto massicci e in alcune parti piuttosto fitti: il modulo massimo è di 7 metri per 5 metri. Tali locali sono sì adatti per negozi, ristoranti e alcuni servizi, che infatti si trovano al piano terreno della Galleria. Però sono inadatti alle attrezzature socioculturali (sale per riunioni, convegni, esposizioni) che richiedono grandi spazi. E proprio da esse il Comune potrebbe trarre la maggiore utilità sociale, anche stanti la loro altissima centralità e accessibilità.
5) L’illuminazione naturale degli spazi di circolazione nella Sottogalleria renderebbe molto gradevole l’ambiente. Ciò implica la soluzione di delicati problemi di restauro e di arredo su cui non ci addentriamo. Sarebbe infatti inopportuno fuorviare i contribuiti derivanti dal concorso internazionale che il Comune di Milano intende bandire.

L’UTILIZZO DEL SOTTOSUOLO DI PIAZZA DELLA SCALA

La direttrice dominante dei flussi che frequentano la Galleria è da Piazza Duomo verso Piazza della Scala. Qui giunti, i flussi esitano, si disperdono o ritornano indietro. Più che un luogo di sosta o meeting point, Piazza della Scala è un luogo di transito; anzi è divenuto il luogo deputato della protesta contro il Comune. Se però, in corrispondenza della piazza, venisse creato un “polo” capace di forte appeal ambientale e di efficace attrattiva e visibilità, quegli esitanti flussi ne verrebbero calamitati diffondendosi poi lungo le vie Manzoni e S. Margherita, ora frequentate frettolosamente sia dai cittadini, sia dai turisti.
Si rifletta sull’uso delle piazze centrali circostanti la Galleria. Gli spazi underground sottostanti le Piazze Duomo, Cordusio, Cairoli, Missori, S. Babila, Cavour sono occupati dal metrò; quelli delle Piazze Diaz e Beccaria lo sono da garage, quelli di Piazzetta Liberty da un cinematografo. Sotto Piazza della Scala c’è tuttora un terrapieno. Probabilmente vi giacciono le tracce degli edifici demoliti, per far posto all’ala ottocentesca, eretta dall’Architetto Luca Beltrami, a completamento di Palazzo Marino. Qualora però si scavasse sotto Piazza della Scala, per ricavarvi due livelli sotterranei, verrebbe realizzato l’auspicato “secondo polo” della Sottogalleria, con una dimensione di circa 9000 mq lordi.
Con l’occasione può anche venire recuperata a usi sociali una parte dei contigui sotterranei di Palazzo Marino (900 mq circa) e della Ragioneria Comunale (800 mq circa). L’utilizzo del sottosuolo di Piazza della Scala produce quindi una superficie utile di oltre 10.000 mq. Sommando a tale superficie i 5000/6000 mq lordi della Sottogalleria, si superano i 15.000 mq destinabili alle varie attrezzature. Si oltrepassa cioè la presumibile soglia critica dell’operazione.
Andrebbe poi valutata l’opportunità di ricavare da quota -9 a quota - 15 altri due livelli per un garage a rotazione il quale potrebbe contenere circa 360 posti auto, a vantaggio delle attrezzature ospitate nel complesso, oltreché del successo finanziario dell’operazione
Le superfici indicate nelle Tabelle sono ricavate da un nostro layout, i cui disegni accompagnano questo testo, che ottimizza l’uso degli spazi ipogei esistenti o da realizzare. Tale layout è stato presentato, in forma più sintetica ma con contenuto analogo, alla Commissione Consigliare Commercio del Comune di Milano, per volere del Presidente Dottor Bontempelli. Eccone una breve descrizione.
Allo sbocco verso nord della nostra Sottogalleria si incontra un ampio spazio coperto a due livelli, illuminato da una cupola vetrata. La sommità della cupola emerge con discrezione in Piazza della Scala, giacché rimane sotto l’altezza dell’occhio. Al primo piano di quell’ampio spazio si apre, al centro, un vuoto ottagonale (16 m di diametro) circondato da una balconata. Lungo i lati esterni della balconata ci sono le vetrine; all’interno, oltre il parapetto che delimita il vuoto centrale, si domina la sottostante piazzetta illuminata dalla cupola vetrata.
La doppia altezza di questo spazio e la sua illuminazione naturale creano un suggestivo effetto drammatico, un arricchimento spaziale dell’intero sistema ipogeo qui proposto. I due livelli sono fra loro collegati da scale mobili e fisse; da ascensori panoramici e per handicappati. Tramite un breve tunnel sottopassante via Manzoni e sovrapassante i tubi della MM3, il livello balconata può essere connesso con uno spazio di 750/850 mq ricavabile sotto il largo delimitato dal Teatro alla Scala e dal Toulà Biffi Scala. Tale spazio sotterraneo potrebbe essere una espansione del Teatro accessibile dai suoi atri e utilizzabile, ad esempio, per le prove dell’orchestra che impediscono, ora, il pieno uso del palcoscenico. La piazzetta sita al 2° livello va immaginata come un prezioso spazio multiuso a vantaggio della collettività. Ma anche, prima e dopo gli spettacoli, come un secondo foyer informale e non elitario della Scala.
Quali destinazioni si converrebbero agli oltre 7000 mq di spazi “netti” affittabili che si possono ricavare sotto Piazza della Scala? Anzitutto si è tenuto conto delle indicazioni fornite dal Presidente della Commissione Consigliare Commercio Dottor Bontempelli, dal Presidente della Commissione Consigliare Urbanistica Dottor Rizzo e dal Presidente dell’Apt Architetto Grassi, in occasione del dibattito organizzato da Telelombardia nel maggio ’95. In ispecie:
- 1100 mq per un Centro Congressi, collegato con i recuperati sotterranei di Palazzo Marino, (3 sale congressi da 350, 150, 70 posti più foyer, guardaroba_) a disposizione dell’Amministrazione Comunale e della collettività milanese;
- 1000 mq per spazi riservati a Internet, volti a familiarizzare i milanesi con l’uso culturale, professionale e ludico dell’informatica;
- 400 mq a uso delle attività di volontariato e per la terza età, problemi metropolitani emergenti del terzo millennio, nei recuperati sotterranei della Ragioneria.
In sinergia con i 500 mq dell’antistante piazzetta del livello inferiore, può funzionare un “ristorante etnico” di 1000 mq complessivi, dotato di 5/6 salette ciascuna riservata a una cucina tipica (italiana, francese, spagnola, giapponese...), secondo una formula fortunatissima.
Nell’ambito dei 1700 mq per attrezzature residue è parso poi utile destinare:
- spazi superiori ai 1900 mq attuali al negozio che blocca il cuore della Sottogalleria;
- spazi per “antenne” di istituzioni culturali milanesi quali la Scala (analogamente al Louvre, Moma...), la Fiera di Milano, la Pinacoteca di Brera, il Museo Poldi Pezzoli...
Ai livelli sotterranei, mediante rampe o piattaforme mobili, è possibile far pervenire gli automezzi delle merci, a vantaggio anche delle unità ubicate nella Sottogalleria.
Si è ipotizzato che la maglia strutturale dell’edificio ipogeo sia di 8 x 8 metri.
In questa ipotesi, il costo indicativo è di 3 milioni al mq (per locali da consegnare al rustico come d’uso) e include: scavi e riporti; strutture prefabbricate; impianti tecnici; ambientazione degli spazi comuni; collegamenti meccanici verticali e infine il rifacimento della pavimentazione pedonale di Piazza della Scala. Esclude l’onere dei terreni (del demanio comunale), delle progettazioni e delle pratiche amministrative. Questa base può servire a formulare il calcolo finanziario dell’operazione, il cui ammontare indicativo è intorno ai 50 miliardi.
Il proposto utilizzo del sottosuolo di Piazza della Scala e le relative opere edili possono essere eseguite anche indipendentemente dall’utilizzo della Sottogalleria e, come caso limite, prescinderne totalmente. Dovrebbero, a nostro avviso, precedere i lavori della Sottogalleria al fine di costituire uno stock di spazi necessari per liberarne, in via temporanea o definitiva, quei locali che devono avere una nuova ubicazione.
L’informazione sulla presente proposta di rivitalizzazione e riqualificazione del cuore urbano milanese è avvenuta prevalentemente a mezzo della stampa nazionale; in via subordinata a mezzo di dibattiti televisivi a diffusione regionale. La stampa ha dato informazioni necessariamente sintetiche, ma spesso parziali e distorte che hanno dato luogo a critiche, magari autorevoli, ma non condivisibili. In particolare è stata considerata una “perversione” il destinare alle funzioni urbane centrali spazi ricavati nel sottosuolo. A tutte le latitudini il sottosuolo è una preziosa, strategica, insperata risorsa per le aree centrali delle metropoli, le quali non a caso ne fanno un uso sempre più intenso. L’architettura ipogea, divenuta l’interfaccia spaziale della cultura underground, ha perduto ogni presunta connotazione criptica o sepolcrale. Proprio a Milano lo provano i frequentatissimi, ampi sotterranei di Ricordi, Rizzoli e Vergin.
Quanto ai ragionamenti basati sulla convinzione che i sotterranei della Galleria vadano scavati appositamente, basti ricordare che esistono dal 1867.
Va detto infine che l’ipotesi di una vistosa “piramide” in Piazza della Scala, atta a dar luce ai sotterranei, apparteneva, assieme ad altre sei alternative, alla fase iniziale del progetto. Quella soluzione – ora del tutto superata da un lucernario “invisibile” – richiamava la notissima Pyramide del Louvre e ha calamitato l’attenzione della stampa. Mi auguravo che la provocazione servisse a elevare il dibattito su Milano al livello dei grandi temi che agitano le metropoli europee. Intendevo comunque scuotere una città sfiduciata, stagnante in un letargo più che ventennale. Se Milano ha l’urgenza di uscire da Tangentopoli, deve uscire al più presto anche da questa interminabile Letargopoli!
In altri tempi i milanesi non esitarono a promuovere progetti audaci – alludo al grandioso “sogno” della Galleria – che suscitarono l’ammirazione dell’intera Europa.
Vorrà ora Milano accettare la sfida di un coraggioso ringiovanimento; credere ancora nella propria capacità di intraprendere; riaffermare il primato di quella magnificenza civile che, un tempo, la rese tanto famosa?