di Stefano Sepe
PIU' POTERI ALLE AUTORITA' AMMINISTRATIVE INDIPENDENTI
Nelle linee di riforma degli apparati statali elaborate al
dipartimento della Funzione pubblica nell'ultimo anno era
emerso l'orientamento - sintetizzato negli Indirizzi per la
modernizzazione delle Amministrazioni Pubbliche - a ridurre i
Ministeri e a rafforzare le autorita' amministrative
indipendenti. Piu' di recente il progetto di riforma dei
Ministeri - elaborato in base alla delega contenuta nella Legge
537 del 1993, ma arenatosi con la caduta del Governo Ciampi -
aveva previsto la soppressione del Ministero delle Poste. A
rigor di logica, infatti, la trasformazione dell'azienda
postale e di quella dei telefoni avrebbe dovuto avere come
conseguenza la scomparsa del Ministero e l'affidamento dei
compiti di regolazione e di vigilanza a una o piu' autorita'
indipendenti. Cosi' non e' avvenuto, ma l'esigenza di trovare
soluzioni soddisfacenti, nel settore delle public utilities, al
rapporto tra autonomia gestionale delle aziende di servizi a
carattere imprenditoriale e vigilanza da parte di un organo di
controllo pubblico rimane molto pressante. Sul tema il
dibattito e' molto articolato, ma sembra emergere - al di la'
delle diverse soluzioni (authorities di settore, una sola
autorita' amministrativa di vigilanza per tutti i servizi
pubblici) - la consapevolezza che l'organo di controllo e di
regolazione non possa essere un Ministero, non debba cioe'
essere guidato da un componente del Consiglio dei ministri, ma
debba al contrario avere reale autonomia dal ceto di Governo.
Ha giustamente osservato Franco Locatelli su "Il Sole 24 Ore"
del 30 agosto scorso che il problema "non si presta a
compromessi", poiche' se un authority non nasce come "realta'
indipendente", sia dal potere politico, sia dalle burocrazie
ministeriali e sia, infine, dalle stesse aziende da vigilare,
essa "non serve a nulla".
La seconda implicazione della radicale trasformazione operata
nel settore postale riguarda il modus operandi del nuovo Ente.
La riforma, infatti, nel concedere a esso piena autonomia nella
gestione dei servizi ha, nel contempo, fatto venir meno le
protezioni garantite alla vecchia amministrazione
postelegrafonica, in primo luogo quella del ripianamento del
deficit. La situazione di partenza, all'inizio dell'anno, era
tutt'altro che rosea. Come ha sottolineato lo stesso presidente
delle Poste italiane, Enzo Cardi - in un suo intervento su "Il
Sole 24 Ore" - "i dati sull'andamento dei servizi postali si
commentano da soli: tempi di recapito doppi rispetto agli altri
Paesi europei, tariffe superiori alla media europea; deficit di
gestione che sfiora i quattromila miliardi". é evidente che la
"restaurazione finanziaria" e' obiettivo primario e, insieme,
condizione essenziale per il risanamento aziendale. Nel 1994 si
sono raggiunti i primi significativi risultati: il deficit e'
passato dai 4500 miliardi dell'esercizio 1993
dell'Amministrazione P.T. ai 1500 miliardi dell'anno succesivo,
il primo nel quale ha operato il nuovo Ente. é il primo passo
di una politica di bilancio rigorosa, ma che non deve incidere
negativamente sulla qualita' dei servizi. Al contrario, il
livello delle prestazioni offerte agli utenti/clienti dovra'
rapidamente migliorare. Per almeno due buoni motivi. In primo
luogo perche' un ulteriore scadimento della qualita' dei
servizi comprometterebbe ancor piu' le posizioni di mercato
dell'Ente, soggetto - anche in base alla normativa dell'Unione
Europea - a un regime di quasi totale concorrenza, sia da parte
di societa' private sia da parte di organizzazioni pubbliche
degli altri partners europei. In secondo luogo perche' il
rispetto di standards qualitativi minimi nell'organizzazione
dei servizi alla collettivita' fa parte integrante della
normativa europea e interna.
Su questo tema il Governo Ciampi si era mosso con tempestivita'
mediante una direttiva emanata dal Presidente del Consiglio il
27 gennaio 1994. Sulla base delle disposizioni in essa
contenute le Poste italiane hanno predisposto - in conformita'
con quanto previsto dall'articolo 8 della Legge 71/1994 e
dall'articolo 1 dello Statuto - una Carta dei servizi postali,
basata sui seguenti princi'pi: eguaglianza, imparzialita',
continuita' dei servizi, diritto di scelta, partecipazione,
efficienza ed efficacia. I fattori di qualita' sui quali
incidere sono stati cosi' identificati:
a)-velocita' nel recapito della corrispondenza;
b)-rapidita' delle operazioni di sportello;
c)-affidabilita' e sicurezza del servizio;
d)-comportamento nei confronti degli utenti;
e)-informazioni agli utenti.
Per ognuna delle categorie sono stati individuati degli
standards da raggiungere (e mantenere) in tempi prefissati.
Cosi', ad esempio, per i recapiti e' stato calcolato che, entro
il 31 dicembre 1995, le Poste italiane dovranno assicurare (nel
95% dei casi) il recapito entro 36 ore delle lettere ordinarie
nell'ambito della stessa citta' ed entro 60 ore per tutto il
territorio nazionale. Tempi ancora piu' brevi (rispettivamente
24 e 48 ore) dovranno essere garantiti entro il successivo
anno. Come per tutte le Carte dei servizi pubblici, gli
standards previsti dalle Poste italiane costituiscono non
soltanto un obiettivo da conseguire e migliorare nel tempo, ma
anche, in qualche misura, una obbligazione nei confronti degli
utenti. Conseguentemente sono state previste sia forme di
rimborso per il mancato rispetto delle prestazioni offerte, sia
specifiche procedure di reclamo da parte della clientela. Si
tratta di impegni di notevole portata, soprattutto se
commisurati alle carenze attuali dei servizi e alla
tradizionale difficolta' delle strutture pubbliche di operare
avendo come punto di riferimento la qualita' delle prestazioni
e la soddisfazione della collettivita'.
GIOCARE SUL TEMPO PER ABBATTERE IL DEFICIT
Nonostante si presenti molto ardua la sfida puo' essere vinta.
Piu' che in altre circostanze sembra assumere valore primario
il fattore tempo. Ne ha dato conferma Enzo Cardi, osservando
che "la scommessa di risanare e di rendere competitive le Poste
italiane si gioca in tempi stretti. O si riesce a invertire in
un modo significativo la rotta oppure le possibilita' di
farcela si riducono drasticamente". In effetti, le attese degli
utenti (sia singoli cittadini che grandi imprese) giocano un
ruolo paragonabile a quello degli operatori economici: se in
breve tempo crescera' la fiducia dei clienti riguardo al
risanamento delle Poste italiane, queste avranno buona
probabilita' di conquistare nuovi spazi di mercato per risalire
la china del deficit. Altrimenti le difficolta' si
ingigantiranno di giorno in giorno.
In tale contesto hanno una rilevante importanza i risultati
pratici che il nuovo vertice aziendale riuscira' a conseguire.
Oltre alla preparazione e approvazione del business plan
aziendale (presentato al Governo come ipotesi di base del
contratto di programma) le Poste italiane hanno fatto segnare
qualche significativo punto a loro favore. Sul fronte interno
e' stato siglato, nello scorso agosto, il contratto dei
dirigenti, impostato in maniera radicalmente diversa dal
modello burocratico e regolato per intero dalle norme del
Codice Civile. In ragione della situazione finanziaria attuale
dell'Ente, nessun aumento e' stato riconosciuto
automaticamente. Di contro si sono stabiliti dei superminimi
che possono far crescere la retribuzione del 25% in relazione
al raggiungimento degli obiettivi assegnati. Inoltre, il nuovo
contratto avra' l'effetto di svecchiare in misura cospicua il
management aziendale del quale potranno entrare a far parte,
con contratti a tempo determinato, quadri d'impresa con i
necessari requisiti. Nel novembre dello scorso anno e' stato
firmato il contratto per i 215.000 dipendenti postali: anche in
questo caso il rapporto di lavoro e' in toto privatistico.
UNA POLITICA DI SVILUPPO DELLE RISORSE UMANE
Le nuove regole di governo del personale segnalano come il
vertice delle Poste italiane abbia chiara percezione
dell'importanza di un'attenta politica di sviluppo delle
risorse umane. Il coinvolgimento del personale - soprattutto
quello con responsabilita' medio/alte - e' una condizione
ineliminabile del processo di risanamento. In piu', occorre
impostare politiche retributive che premino i migliori,
favorendo sistemi incentivanti basati sul raggiungimento degli
obiettivi.
Coerente a tale disegno sembra la decisione del Consiglio di
amministrazione di procedere a una profonda riorganizzazione
delle strutture aziendali, fondata su due princi'pi base. Il
primo e' l'abbandono della vecchia organizzazione di tipo
prefettizio (in ragione della quale in ogni provincia vi e' una
direzione provinciale e in quelle maggiori anche una direzione
compartimentale) in favore di un sistema basato sui volumi di
traffico. In ragione di cio' si e' proceduto a suddividere gli
uffici per sedi, filiali e agenzie sul modello
dell'organizzazione bancaria. Il secondo criterio e' quello
della riduzione del numero degli addetti negli apparati
centrali con il conseguente rafforzamento degli uffici
operativi. é su questa frontiera, infatti, che si giocheranno
le possibilita' di rilancio delle Poste italiane affidate quasi
per intero alla crescita dei servizi finanziari e allo sviluppo
di attivita' di sportello oggi non svolte negli uffici postali
ma che potrebbero diventare di estremo interesse (vendita di
Bot e di valori bollati, come gia' previsto da recenti norme,
ma anche vendita e distribuzione di abbonamenti e biglietti
ferroviari e dei servizi di trasporto locale).
Il vantaggio competitivo delle Poste italiane e' costituito
dall'alto numero di sportelli (14.411, rispetto ai 19.000 di
tutto il sistema bancario), ma soprattutto dalla loro
distribuzione capillare su tutto il territorio nazionale.
Attualmente questa risorsa potenziale e' spesso una palla al
piede perche' molti uffici non riescono a compensare, per lo
scarso volume di attivita', le spese di esercizio. Rendere
remunerativa la gran parte (se non la totalita') degli uffici
sara' possibile soltanto a due condizioni. La prima e' data
dalla creazione di una rete telematica che colleghi tutto il
sistema postale. Cio' e' particolarmente urgente sia per
elevare in tempi rapidi la funzionalita' degli uffici, sia per
consentire alle Poste italiane il collegamento con Eurogiro, un
sistema di pagamenti su supporto elettronico in funzione in
molti Paesi europei. La creazione della rete telematica potra'
rendere operante la commercializzazione della Postcard, una
tessera magnetica con la quale sara' possibile, ai correntisti
postali, compiere una larga serie di operazioni.
Le possibilita' di fronte alle quali si trovano attualmente le
Poste italiane sono molteplici: esse potranno vincere la loro
sfida se riusciranno a diventare presto un'impresa a rete che
distribuisce comunicazioni, informazioni e denaro. E se, in
particolare, riusciranno a impostare la loro attivita' in base
a una logica costi-ricavi. Soltanto a tale condizione il nuovo
Ente riuscira' a stare stabilmente sul mercato e preparare la
(ulteriore) trasformazione in societa' per azioni. La strada e'
abbastanza ardua. Il giudice unico dei risultati sara' la
collettivita' degli utenti, che penalizzera' le Poste italiane
se esse non sapranno rispondere adeguatamente o le premiera' se
esse saranno in grado di offrire, a condizioni concorrenziali,
servizi efficienti e qualitativamente soddisfacenti.
Alla Costituente il presidente della Commissione per la riforma
dell'amministrazione, Ugo Forti, ricordava che al cittadino "lo
Stato si presenta nell'aspetto della ferrovia, della linea
automobilistica, dell'ufficio postale, dell'esattore delle
imposte": e' un ammonimento che ancor oggi puo' servire a
capire che il buon funzionamento degli apparati amministrativi
e' un problema civile, che riguarda in primo luogo i cittadini.