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Impresa & Stato N°29 - Rivista della Camera di Commercio di Milano

L'OSSERVATORIO SULLA QUALITA' DELLA VITA: PUNTARE SUL FUTURO

di Fulvio Scaparro


CHI DI VOI ha letto il Deserto dei Tartari di Buzzati, ricordera' gli anni spesi dal protagonista a osservare dall'alto della Fortezza Bastiani l'immensa, desolata e arida distesa che si stende al di la' del confine.
Giorno dopo giorno, un'intera vita trascorre spiando la comparsa nel deserto di qualche segno di vita che indichi l'arrivo del sospirato nemico. L'esistenza del protagonista troverebbe un senso nel profilarsi dell'armata tartara all'orizzonte perennemente nebbioso, e invece si consuma nell'inazione, nel ripetersi di vuoti rituali, nel rimpianto per quanto si sarebbe potuto fare e non si e' fatto.
Quando finalmente il nemico arriva, il protagonista ormai vecchio e malato e' costretto ad abbandonare la fortezza e la morte lo cogliera' sulla strada perdendo cosi' l'appuntamento della sua vita.
Un Osservatorio non dovrebbe trasformarsi in una Fortezza Bastiani. All'osservazione dovrebbe seguire un progetto e un intervento. Con gli eventi osservati si deve dialogare. Ce lo ha insegnato oltre tre secoli fa Galilei che definiva l'Osservatorio come "luogo che permette di osservare e notare cio' che interessa". Di cio' che interessa noi, la nostra vita, dobbiamo tenere debito conto perche' puo' cambiarci e, entro certi limiti, puo' essere cambiato, trasformato, senza violenza.

IMMIGRAZIONE E MICROCRIMINALITA'

Prendiamo la voce "immigrazione" nel nostro Quarto Osservatorio. Compare tra i "problemi" in quanto percepita come fonte di microcriminalita'. Se continuassimo a restare nella nostra Fortezza Bastiani, il problema continuerebbe forse a crescere, autoalimentandosi, fino a divenire ingestibile, fino allo scontro, alla prova di forza, alla trasformazione dell'immigrato in capro espiatorio delle nostre incapacita' e debolezze.
In una citta' che voglia continuare a definirsi "a vocazione europea" non e' possibile avere cosi' scarsa memoria storica da dimenticare che Milano e' cresciuta grazie all'operosita' dei suoi abitanti, ma anche grazie all'immigrazione meridionale e che il nostro Paese ha conosciuto la tragedia dell'emigrazione di massa a cavallo tra il XIX e il XX secolo.
La memoria e' invece cosi' corta che la stragrande maggioranza dei cittadini ha trascorso serene feste senza preoccuparsi piu' di tanto di trecento esseri umani senza acqua ne' luce ne' gas nel Centro di Accoglienza - si fa per dire - di Via Corelli.
Per anni, in pochi si sono chiesti come vivessero le migliaia di immigrati senza famiglia, senza servizi, spesso senza assistenza sanitaria, senza casa ne' luoghi in cui riunirsi.
Dalla nostra Fortezza Bastiani abbiamo visto soltanto l'estraneo, il potenziale nemico, la fonte di microcriminalita', ignorando o fingendo di ignorare che osservare senza intervenire significa essere corresponsabili.
Bel giorno quello in cui nel nostro Osservatorio la voce "immigrazione" non comparira' soltanto tra i "problemi" ma anche tra le "nuove risorse".

L'INFANZIA DIMENTICATA DALL'OSSERVATORIO

Una voce singolarmente assente dal Quarto Osservatorio e' "infanzia". Una citta' che invecchia non deve dimenticare i bambini.
Qualche tempo fa avevo lanciato una proposta che aveva lasciato il tempo trovato. Chiedendo una "citta' a misura di bambino" non volevo trasformare Milano nella Citta' dei Balocchi ne' in una sorta di Eurodisneyland. Partivo soltanto da questa constatazione: un ambiente di vita idoneo per i bambini e' idoneo per ogni altra fascia di eta'. E non e' vero il contrario.
Ho cercato di ricavare qualche dato sull'infanzia dal Quarto Osservatorio. Noto che i cittadini hanno una buona opinione degli asili nido e delle scuole materne e di chi vi lavora.
Eppure ad asili nido, scuole materne ed educatrici non vengono di solito attribuiti adeguati riconoscimenti quasi si occupassero di fasce di eta' meno importanti. Mi sembra dunque che dall'apprezzamento per questi servizi per l'infanzia bisognerebbe trarre qualche conseguenza in termini di potenziamento di quei servizi, di miglioramento delle condizioni lavorative del personale insegnante e non, di nuovi progetti a favore dell'infanzia, di ampliamento e promozione di nuovi spazi di gioco e di incontro, di maggiore sicurezza per l'infanzia e, dunque, per tutti i cittadini.
Dato il tempo limitato a mia disposizione mi limito a una richiesta diretta soprattutto agli amministratori presenti: chi ha a cuore gli interessi di questa citta' pensi in grande ma agisca anche nel "piccolo". Occorre avere una visione di insieme dei bisogni, delle tendenze evolutive, delle risorse a disposizione, immaginare e progettare uno sviluppo a breve, medio e lungo termine della citta' e agire di conseguenza nel presente evitando gli interventi di puro rammendo o rattoppo.
In altri termini, occorre che gli amministratori siano dotati di senso dello Stato: siano cioe' capaci di immaginare e progettare una citta' che esistera' anche quando loro non ci saranno piu'. Tutti noi, ma soprattutto chi risponde della cosa pubblica, dovremmo sentirci responsabili di cio' che avverra' dopo di noi. Per questo investire nell'infanzia, negli anziani, nelle fasce "deboli" della cittadinanza, nell'ambiente e', per me, una delle principali conferme dell'esistenza di un forte senso dello Stato. Si punta sul futuro e non sulle prossime elezioni.