Impresa & Stato N°27 - Rivista della Camera di Commercio di Milano

LA COMPETITIVITA' DI MILANO FRA LE CAPITALI ECONOMICHE EUROPEE


Il tema a cui è dedicata la monografia di questo numero di Impresa & Stato é indubbiamente uno di quelli su cui maggiormente in questi anni si é concentrata l'attenzione della Camera di Commercio di Milano sia in termini culturali che operativi.Una scelta, questa, non casuale. Come studiosi di varie discipline non hanno mancato di sottolineare, infatti, i fenomeni della globalizzazione e della terziarizzazione delle economie avanzate e l'emergere di forme reticolari di organizzazione aziendale hanno modificato profondamente i parametri su cui fondare e misurare la competitività d'impresa, facendola dipendere sempre meno dal semplice livello di efficienza interna raggiunto dalla singola unità produttiva e sempre più dalla qualità sistemica dell'ambiente in cui essa é insediata. La competizione territoriale, in breve, é divenuta sempre più elemento fondamentale della competizione economica globale.
Questo mutamento delle variabili competitive, particolarmente visibile in Europa, non poteva non trovare riscontro anche nell'ambito delle priorità strategiche dell'istituzione camerale, dato che intorno a tali problematiche si gioca gran parte delle capacità di tenuta delle nostre imprese. Per altro, dopo la Legge 580/93 di riforma delle Camere, escludere dal novero degli interventi quelli in grado di accrescere l'attrattività e l'efficienza dell'ambiente operativo delle imprese sarebbe anche un venir meno a una chiara competenza istituzionale.
Questo ruolo della Camera di Commercio al servizio della città e della sua area di riferimento risponde bene, del resto, anche alla nostra visione della costruzione dell'Europa. l'Europa non può e non deve ridursi infatti a una unificazione di stati nazionali entro un unico potere centrale, ma deve continuare a svilupparsi come un insieme di reti: reti di imprese, di città, di aree metropolitane, di regioni, di associazioni e corpi intermedi, di istituzioni tutte annodate l'una all'altra secondo una logica orizzontale, diretta, come trama e ordito di un ideale nuovo tessuto economico, sociale e civile europeo.
In questa visione le città svolgono un ruolo insostituibile. Prima della nascita degli stati nazionali l'Europa infatti é vissuta e si é costituita intorno alla rete delle proprie città; città nate intorno a monasteri o a corti, lungo vie di comunicazione o vicino a punti strategici, ma pur sempre città in grado di attrarre e condizionare lo sviluppo del territorio circostante. Milano é certamente una di queste città ed é in forza della capacità di rinnovare la sua storia che può candidarsi a ricoprire il ruolo di capitale del Sud Europa. Questa monografia di Impresa & Stato, dà voce e conferma questo impegno, con l'obiettivo di contribuire a definire una vera e propria strategia per la competizione internazionale della nostra città.
Lo facciamo, in particolare, dando spazio a riflessioni provenienti da tre ricerche, cui la Camera ha contribuito direttamente solo in parte, condotte rispettivamente dal gruppo Clas all'interno di un pool internazionale di ricerca denominato Tecsem (Territorial competition and single european market), da MeglioMilano e dall'associazione Interessi Metropolitani.
Gli articoli della monografia sono idealmente divisi in tre parti, corrispondenti ciascuna a uno dei tre lavori di ricerca.
Nella prima parte che ospita i contributi del Clas, vengono confermate sia le indicazioni relative alla specifica domanda di infrastrutturazione proveniente dalle imprese milanesi, sia la rilevanza anche oggettiva dei limiti che gravano sull'operato del soggetto pubblico (articoli di Senn e Airoldi). Ma emergono altresì preziose considerazioni rispetto ai possibili oggetti e metodi delle politiche urbane europee, anche in chiave comparata. l'articolo di Cheshire, ad esempio, traendo spunto dalla esperienza britannica, non manca di fornire suggerimenti anche originali a livello di strategie sia comunitarie, sia locali- regionali. Il contributo di van den Berg, centrato sulla valorizzazione di uno strumento quale il marketing urbano, porta l'esperienza di Amsterdam e Rotterdam. Il saggio di Rossi, infine, non manca di sottolineare come il successo delle strategie di valorizzazione urbana basate sulla riurbanizzazione di popolazione e attività economiche non possa che derivare da una precisa opzione politica, che deve tener conto delle specificità del tessuto socio-economico di un'area e della necessità di una forte e continua collaborazione fra autorità locali, regionali e organizzazioni di tipo misto (pubblico e privato).
La seconda serie di articoli, frutto specifico del contributo apportato al tema da MeglioMilano, affronta da più punti di vista la questione degli strumenti e dei concreti tipi di intervento che possono rafforzare il ruolo di Milano, vista secondo la definizione di Fiori come una città di città, strutturata cioé come una rete di poli e funzioni, aperta al suo hinterland come all'Europa e al mondo. E' una lettura della realtà urbana milanese che consente di porre l'attenzione su quegli interventi che possono con costi affrontabili e in tempi ragionevolmente contenuti rilanciare Milano sul piano della mobilità (di merci e di persone), della localizzazione di funzioni direzionali e terziarie, dell'offerta di un vero e proprio sistema culturale.
Molte di queste indicazioni trovano compendio anche nei contributi di Guiducci e di Morganti: nel primo caso in ragione di una logica di pianificazione territoriale sensibile alle risorse ambientali e che tende a riqualificare e specializzare i poli delle periferie milanesi; nel secondo caso, sulla scorta di un interessante riesame delle logiche che hanno portato Milano a munirsi di una valida rete di telecomunicazioni, nei termini di una risorsa che potrebbe essere veicolo per l'edificazione di una città ricca di funzioni ed riequilibrata nel suo territorio.
Il contributo di Camagni inserisce infine in questo quadro alcune importanti riflessioni sul significato della pianificazione strategica e sulle possibili forme di cooperazione finanziaria pubblico-privato, finalizzate alla concreta realizzazione della progettualità urbana.
La terza parte della monografia ospita due saggi proposti da Aim, rispettivamente di Alberghina e di Ciciotti. Nel primo caso, a partire da valutazioni attinenti al ruolo dei settori science- based nel determinare le chances competitive di un moderno sistema produttivo, si sottopone ad esame il progetto Biopolo quale rilevante e concreta opportunità per il posizionamento internazionale di Milano. Il secondo, a opera di Ciciotti, rende conto delle specificità economiche, sociali, culturali e politiche che caratterizzano l'attuale contesto milanese, giungendo a fissare fra il resto una importante opzione di carattere istituzionale: se Milano intende dotarsi di politiche urbane che siano adeguate tanto alle sfide quanto ai caratteri dei suoi attori, l'unico modello di gestione di tali politiche che può efficacemente affermarsi é quello della rete, del network istituzionale, fondato su cooperazioni interorganizzative, coinvolgente soggetti territoriali non necessariamente contigui, capace di compensare gli interessi e di offrire visioni generali e condivise costituite ex-ante in assenza di un attore forte.
In questo senso andava inteso anche il suggerimento, emerso in sede di presentazione di questa ricerca, di costituire un tavolo permanente di consultazione a sostegno del decision making metropolitano, proposta che é stata sostanzialmente mal interpretata e che invece intendeva promuovere quella logica di rete che la Camera assume nelle sue strategie istituzionali; una logica, per altro, che trova interessanti spunti di integrazione anche nell'ambito dei tre conclusivi articoli di Bordino, di Manca e di Colle.
Anche se, come ovvio, il parere ultimo non può che spettare al lettore, riteniamo che questa monografia metta a disposizione della città e della sua business community un importante patrimonio di riflessioni. Crediamo che l'insieme dei saggi raccolti possa veramente contribuire alla definizione di una strategia che porti Milano a reggere con successo la competizione fra le principali città europee. Una strategia nella quale forte sia il richiamo alla centralità della collaborazione e della integrazione fra tutti i soggetti coinvolti, privati e pubblici, associativi e istituzionali. Idea nuova e al tempo stesso antica, che riconosce nel pluralismo e nella capacità di co-operare la vera forza della nostra città. Non é forse indubbio che Milano ha sempre perso quando ne ha dubitato?