Impresa & Stato N°27 - Rivista della Camera di Commercio di Milano

L'ARREDO COMMERCIALE DEL CENTRO STORICO DI MILANO

di Elena Sommariva, Anna Bianchi,
Cristina Casati


La decisione di dedicare un articolo all'arredo commerciale storico nella nostra città si collega agli interventi già promossi su questa rivista in favore della tutela e della valorizzazione della memoria storica dell'impresa (vedi ivi G. Paletta, Per una storia della cultura della Pmi, n° 22, giugno 1993, pp. 117- 118).
In questo caso l'attenzione si sposta dagli archivi documentali alla cultura materiale dell'impresa commerciale e ai segni distintivi della sua presenza attiva (insegna, devanture, ecc.) che costituiscono un momento di qualificazione dello spazio urbano. Al pari di altre funzioni urbane, infatti, la distribuzione commerciale concorre a determinare il paesaggio e la forma architettonica della città ma, a differenza di quelle, essa ha nel rinnovamento delle strutture espositive e nella riformulazione della proposta commerciale al consumatore una specifica strategia di vendita. In altri termini, è più semplice per un'impresa manifatturiera o di erogazione di servizi rimanere fedele ai connotati originari di quanto non lo sia per l'esercizio commerciale.
Eppure, anche la continuità stilistica può rappresentare un'efficace strategia commerciale, ove il fulcro del rapporto con la clientela venga posto nell'affidabilità del commerciante e nell'assunzione del tempo a parametro di garanzia.Una scelta di questo genere nasce evidentemente dalla sensibilità culturale dell'imprenditore ma può essere incoraggiata attraverso concrete misure di promozione e sostegno che consentano all'imprenditore di minimizzare gli oneri economici connessi (interventi di restauro) e di massimizzare viceversa i vantaggi insiti nella valorizzazione degli aspetti culturali della propria attività economica.
Se l'arredo commerciale è testimonianza dell'evoluzione e segno della cultura materiale, il negozio d'epoca può divenire la tappa di un percorso culturale che si dipana attraverso la città e illustra l'avvicendamento degli stili, dei materiali, delle soluzioni tecnologiche.
Il negozio come museo vivente e operativo che utilizza la propria coerenza stilistica come testimonianza culturale e come fattore di competizione economica può offrire una valida alternativa agli elevati costi di gestione e all'artificialità espositiva del museo tradizionale o, peggio, alla quotidiana dispersione di questi particolari aspetti della cultura d'impresa.

(Giuseppe Paletta)

Poco é rimasto come testimonianza storica del passato commerciale in una città che, come Milano, continua a cambiare e a espandersi.
La continua ricerca di un'immagine in grado di soddisfare un pubblico sempre più esigente ha prodotto una realtà commerciale confusa e in continuo mutamento, estranea e disinteressata al contesto in cui agisce.
Si sente spesso parlare di "arredo urbano", inteso come l'insieme di tutti gli elementi stratificati sul territorio (bordi delle strade, segnaletica, pubblicitc, pavimentazione, rapporto con il verde...) e come l'insieme di alcuni elementi degli edifici che formano lo spazio urbano (gli ingressi, le vetrine dei negozi, le insegne...), ma in pochi casi si tiene conto di quanto esso realmente contribuisca alla nostra percezione e alla nostra memoria dei luoghi.
Di conseguenza la mancanza di una regolamentazione adeguata, di un intervento pianificato uniti alla rapidità dei cambiamenti estetici e funzionali, hanno portato alla creazione di una scena urbana in cui l'individuo fa fatica a riconoscersi.
Un posto di primo piano nel tessuto storico di una città viene occupato dall'arredo commerciale (vetrina, insegna, cartelli pubblicitari...) che, purtroppo, essendo considerato elemento di minore importanza rispetto all'edilizia storica vera e propria, non viene ancora tutelato come meriterebbe.
A Milano abbiamo assistito negli ultimi anni a cambiamenti frequenti e rapidi. Sono scomparsi negozi di lunga tradizione presenti nelle strade milanesi da quasi un secolo, per fare posto a nuovi esercizi o a nuove funzioni (terziarie soprattutto), sicuramente più remunerative e in grado di sopravvivere senza difficoltà nonostante l'elevato costo di gestione di un negozio nel centro. é il caso del Panificio Ferrara in via Santa Marta 8, fondato nel 1928. I valori di restauro autorizzati dalla Sovrintendenza (l'edificio è vincolato dal 1980) non hanno tenuto conto del negozio, che è scomparso con la vetrina, l'insegna e l'intera struttura. L'anno scorso, dopo oltre 60 anni di attività ha chiuso il negozio di liquori Provera in corso Magenta 7. Era stato aperto nel 1927, all'interno dei locali di un'osteria ottocentesca di cui conservava le scaffalature in legno; ora al suo posto possiamo trovare un negozio di alimentari pregiati che ha sostituito l'insegna e la chiusura originali.
Qualche anno fa è scomparsa la merceria Cagliani e Croci in via Torino 46, che risaliva al 1898 per lasciare il posto a un moderno negozio di abbigliamento che della struttura e dell'insegna originali non ha conservato nulla. Anche della valigeria milanese, in via Mercato 6, non rimane niente esternamente né internamente e al suo posto possiamo trovare oggi un nuovissimo negozio di calzature. Questi sono solo alcuni degli esempi più recenti.
Con la loro scomparsa il volto storico di Milano si è modificato per sempre.
Vi sono naturalmente, anche se rari, esempi di negozi ben conservati e che hanno mantenuto inalterati i loro manufatti storici, adeguandosi ai tempi e riuscendo a fare di queste caratteristiche di storicità il proprio punto di forza e la propria peculiarità.
Questi negozi restano a testimonianza dell'aspetto storico di Milano e meriterebbero di essere al più presto tutelati in modo da mantenere le proprie caratteristiche storiche, patrimonio comune e prezioso per la collettività. Si può citare ad esempio il negozio di pelletteria-valigeria Prada nella Galleria Vittorio Emanuele 63- 65 che ha conservato nelle sue vetrine l'aspetto originario di quando il suo fondatore Mario Prada "alzò la claire" all'inizio del secolo. Nel 1924 la Commissione Edilizia respinge la richiesta per apportare delle modifiche al negozio in quanto si desidera conservare il più possibile uniforme il tipo di vetrine in Galleria.
Nel 1943 il negozio viene danneggiato, ma si decide di ripristinare il vecchio aspetto lasciando tutto com'era un tempo.
La farmacia Foglia in via San Calimero esisteva già prima del 1873, anno in cui il proprietario, il farmacista Antonio Foglia, lascia in eredità il negozio ai nipoti Antonio e Baldassarre Foglia. Il negozio di ferramenta Caimi in largo La Foppa 2, del signor Angelo Colombo e del figlio Roberto, proprietari dal 1939 di questo esercizio aperto 100 anni fa dal suocero, è un vero spettacolo: il pavimento è in beole di granito, lungo le pareti gli alti mobili di legno con numerosi cassettini sono rimasti come un secolo fa; la devanture1 di vetrina conserva ancora intatte tutte le peculiari caratteristiche dell'immagine commerciale di fine Ottocento. L'osteria Morigi, in via Morigi 8, si trova al piano terra di una costruzione seicentesca. Anche l'arredamento ha mantenuto il gusto originale di altri tempi: il bancone come tutto il resto ha 90 anni di vita.
Importante è il caso della drogheria Solferino in via Solferino quasi all'angolo con via Pontaccio 2, che, pur avendo cambiato radicalmente la propria funzione nel 1966 (da drogheria a negozio di abbigliamento), ha saputo mantenere inalterati gli elementi storici originali del vecchio esercizio. Si può infatti ancora ammirare l'insegna oro su fondo nero del 1930 con la scritta "Drogheria Solferino. Profumi e Liquori" affiancata dalle targhette in metallo bianco "olio di semi" e "olio di oliva" ai lati dell'ingresso. Viene così magistralmente dimostrata la possibilità dell'inserimento di nuove esigenze commerciali nelle preesistenze storiche senza dover rinunciare a nessuna delle due.
Il negozio di cappelli Lampugnani in via Torino (piazza Santa Maria Beltrade 2), è stato aperto nel 1904 ed è forse l'unico esempio di arredo commerciale storico che rimane in via Torino, da sempre arteria commerciale molto vivace.
E ancora la cartoleria in via Marsala 13, nata nel 1890 come negozio di lucidi da scarpe dei signori Pancrazi e Pallavicini, che nel 1909 viene trasformata in una grande e fornita cartoleria arredata con bellissimi mobili d'epoca. Nel 1938 viene rilevata da un altro negoziante con tutto l'arredamento che ancora si può ammirare. In seguito ai danni subiti durante la seconda guerra mondiale la gestione di questo negozio continua con il signor Maggi e la signora Ghiringhelli, che hanno saputo mantenere l'aspetto originario sino a quando nel 1985 il negozio viene acquistato dalla ditta Creare. L'attuale proprietario ha fatto restaurare il prezioso arredo e la struttura della vetrina contribuendo così alla conservazione dell'immagine storica.
La gioielleria in via Fiori Chiari 14 è invece uno degli esempi di negozio che, ispirandosi alle tipologie storiche, ne ha rilevato i caratteri essenziali per dare l'immagine alla nuova attività inserita.
Da non dimenticare in questo excursus è il negozio di ottica Chierichetti in corso di Porta Romana 74 che conserva intatta la tradizione dal 1914, anno in cui viene avviata l'attività dal signor Arnaldo Chierichetti poco distante dall'attuale negozio. Nel 1926 infatti l'esercizio si trasferisce cambiando la devanture della vetrina, per ampliarsi in seguito, andando a occupare i locali di una vecchia drogheria, ma l'immagine commerciale si propone a noi ancora oggi intatta grazie all'impegno dell'attuale proprietaria la signora E. Chierichetti.
Il bar Magenta in via Carducci risale al 1911 e al suo interno si possono ancora ammirare gli arredi originali che furono trasferiti da un altro esercizio che, nel 1908 aveva sede in un isolato vicino. Le vetrine conservano l'originaria struttura in ferro, sormontata da insegna con scritta oro su fondo nero.
Accanto a questi esempi vanno segnalati alcuni negozi che hanno mantenuto gli arredi originali al proprio interno: come il Camparino in Galleria Vittorio Emanuele all'interno del quale si possono ammirare gli splendidi arredi disegnati dai fratelli Quarti o la Farmacia Santa Teresa in corso Magenta 96 il cui arredamento liberty di ispirazione austro-scozzese della ditta E. Botticelli risale al 1905, i vetri sono decorati a sanguigna e oro e le ceramiche sono di Chini.
In contrasto con gli esempi positivi di conservazione e perfetta manutenzione di tali esercizi non si può non segnalare lo stato di incuria e abbandono in cui si trovano invece altri negozi come l'ex calzolaio di via Anfiteatro 9 che venne aperto nel 1878, la serie di negozi in via Santa Marta, l'ex gioielleria di largo La Foppa 6, l'ex panificio delle Colonne, la serie di esercizi in via Pattari 5-7: per essi non si può fare altro che auspicare un tempestivo intervento da parte del Comune e delle autorità competenti prima che sia troppo tardi.
In altre città italiane è stato affrontato il tema dell'arredo commerciale storico: è il caso di Parma e Torino. In entrambi i casi l'argomento è stato affrontato da alcuni studiosi e tradotto in libro supportato da un'accurata ricerca archivistica e catalogazione dei casi che ancora permangono per arrivare a una proposta di salvaguardia.
A Torino sono presenti esempi forse unici nel loro genere: ciò è stato possibile grazie alla presenza, già a partire dal secolo scorso, di normative appropriate, in grado di tutelare il negozio come bene che appartiene alla città.2
A Parma, invece, nel 1988, unitamente al censimento fotografico e alla prescrizione di recupero e valorizzazione l'Ufficio Comunale ha operato una catalogazione delle vetrine e dei negozi che, per il loro valore "storico-artistico" o "storico-ambientale" devono essere assoggettati a vincolo di tutela e conservazione. Ogni tipo di intervento viene autorizzato previo sopralluogo di un tecnico del Comune (mentre per gli edifici vincolati ai sensi della Legge 1089/39 dovrà essere prodotto anche il nullaosta della Sovrintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali).3
Purtroppo Milano sotto questo punto di vista non ci offre molto: gli sventramenti e le distruzioni dovute alla seconda guerra mondiale, ma soprattutto l'insensibilità dei proprietari unita alla mancanza di una normativa in grado di occuparsi delle persistenze storiche, hanno cancellato e cancellano di anno in anno queste realtà significative, da conservare invece nella loro originale materia storica.
L'importanza e l'esigenza di nuove normative, specifiche e capaci di indirizzare verso un giusto e corretto operare conciliando le esigenze della conservazione e quelle funzionali di rinnovamento di cui un esercizio commerciale necessita, è diventata estremamente urgente.
Soprattutto nel caso dell'arredo commerciale è fondamentale che venga mantenuta una funzione attiva al negozio in modo da preservarlo con una corretta, attenta e continua manutenzione dei singoli elementi. é fondamentale che la nuova funzione rispetti i caratteri storici della precedente favorendo una lettura continua del tempo trascorso.
Importante supporto di una normativa realmente positiva e propositiva potrebbe essere lo studio accurato (attraverso la consultazione di documentazione d'archivio e di manualistica storica specializzata) della materia storica, comprendente lo studio dei materiali, delle vernici, dei metodi di lavorazione e costruzione dei singoli componenti dell'arredo, in modo da poter intervenire quando necessario con sistemi realmente compatibili sulle preesistenze.
A questo proposito è opportuno citare il prezioso lavoro di raccolta svolto da alcuni archivi privati come quello della Ditta F.lli Branca Distillerie in grado, con le sue fotografie, di documentare l'immagine passata e ormai scomparsa di molti angoli della vecchia Milano e del suo arredo commerciale.

Note
1) Termine con cui si designa tutto l'insieme della struttura che individua esternamente la sede del commercio. La devanture riunisce infatti gli elementi non solo espositivi in senso stretto, ma anche quelli segnaletici, quelli decorativi e quelli del "connettivo" strutturale che ne costituisce parte inscindibile, da A. Job, M. Laureati, C. Ronchetta, Botteghe e negozi: Torino 1815-1925, Torino, Allemandi, 1984, p. 71.
2) A. Job, M. Laureati, C. Ronchetta (a cura di), Botteghe e negozi: Torino 1815-1925, immagine del commercio fra architettura e decorazione, Torino, Allemandi, 1984.
3) M. Bocchi (a cura di), L'immagine della città storica, Milano, Electa, 1989.