di Elena Sommariva, Anna Bianchi,
Cristina Casati
(Giuseppe Paletta)
Poco
é rimasto come testimonianza storica del passato commerciale in
una città che, come Milano, continua a cambiare e a espandersi.
La
continua ricerca di un'immagine in grado di soddisfare un pubblico
sempre più esigente ha prodotto una realtà commerciale confusa e
in continuo mutamento, estranea e disinteressata al contesto in
cui agisce.
Si sente spesso parlare di "arredo urbano", inteso come
l'insieme di tutti gli elementi stratificati sul territorio (bordi
delle strade, segnaletica, pubblicitc, pavimentazione, rapporto
con il verde...) e come l'insieme di alcuni elementi degli edifici
che formano lo spazio urbano (gli ingressi, le vetrine dei negozi,
le insegne...), ma in pochi casi si tiene conto di quanto esso
realmente contribuisca alla nostra percezione e alla nostra
memoria dei luoghi.
Di conseguenza la mancanza di una
regolamentazione adeguata, di un intervento pianificato uniti alla
rapidità dei cambiamenti estetici e funzionali, hanno portato alla
creazione di una scena urbana in cui l'individuo fa fatica a
riconoscersi.
Un posto di primo piano nel tessuto storico di una
città viene occupato dall'arredo commerciale (vetrina, insegna,
cartelli pubblicitari...) che, purtroppo, essendo considerato
elemento di minore importanza rispetto all'edilizia storica vera e
propria, non viene ancora tutelato come meriterebbe.
A Milano
abbiamo assistito negli ultimi anni a cambiamenti frequenti e
rapidi. Sono scomparsi negozi di lunga tradizione presenti nelle
strade milanesi da quasi un secolo, per fare posto a nuovi
esercizi o a nuove funzioni (terziarie soprattutto), sicuramente
più remunerative e in grado di sopravvivere senza difficoltà
nonostante l'elevato costo di gestione di un negozio nel centro. é
il caso del Panificio Ferrara in via Santa Marta 8, fondato nel
1928. I valori di restauro autorizzati dalla Sovrintendenza
(l'edificio è vincolato dal 1980) non hanno tenuto conto del
negozio, che è scomparso con la vetrina, l'insegna e l'intera
struttura. L'anno scorso, dopo oltre 60 anni di attività ha chiuso
il negozio di liquori Provera in corso Magenta 7. Era stato aperto
nel 1927, all'interno dei locali di un'osteria ottocentesca di cui
conservava le scaffalature in legno; ora al suo posto possiamo
trovare un negozio di alimentari pregiati che ha sostituito
l'insegna e la chiusura originali.
Qualche anno fa è scomparsa la
merceria Cagliani e Croci in via Torino 46, che risaliva al 1898
per lasciare il posto a un moderno negozio di abbigliamento che
della struttura e dell'insegna originali non ha conservato nulla.
Anche della valigeria milanese, in via Mercato 6, non rimane
niente esternamente né internamente e al suo posto possiamo
trovare oggi un nuovissimo negozio di calzature. Questi sono solo
alcuni degli esempi più recenti.
Con la loro scomparsa il volto
storico di Milano si è modificato per sempre.
Vi sono naturalmente,
anche se rari, esempi di negozi ben conservati e che hanno
mantenuto inalterati i loro manufatti storici, adeguandosi ai
tempi e riuscendo a fare di queste caratteristiche di storicità il
proprio punto di forza e la propria peculiarità.
Questi negozi
restano a testimonianza dell'aspetto storico di Milano e
meriterebbero di essere al più presto tutelati in modo da
mantenere le proprie caratteristiche storiche, patrimonio comune e
prezioso per la collettività. Si può citare ad esempio il negozio
di pelletteria-valigeria Prada nella Galleria Vittorio Emanuele 63-
65 che ha conservato nelle sue vetrine l'aspetto originario di
quando il suo fondatore Mario Prada "alzò la claire" all'inizio
del secolo. Nel 1924 la Commissione Edilizia respinge la richiesta
per apportare delle modifiche al negozio in quanto si desidera
conservare il più possibile uniforme il tipo di vetrine in
Galleria.
Nel 1943 il negozio viene danneggiato, ma si decide di
ripristinare il vecchio aspetto lasciando tutto com'era un
tempo.
La farmacia Foglia in via San Calimero esisteva già prima
del 1873, anno in cui il proprietario, il farmacista Antonio
Foglia, lascia in eredità il negozio ai nipoti Antonio e
Baldassarre Foglia. Il negozio di ferramenta Caimi in largo La
Foppa 2, del signor Angelo Colombo e del figlio Roberto,
proprietari dal 1939 di questo esercizio aperto 100 anni fa dal
suocero, è un vero spettacolo: il pavimento è in beole di granito,
lungo le pareti gli alti mobili di legno con numerosi cassettini
sono rimasti come un secolo fa; la devanture1 di vetrina conserva
ancora intatte tutte le peculiari caratteristiche dell'immagine
commerciale di fine Ottocento. L'osteria Morigi, in via Morigi 8,
si trova al piano terra di una costruzione seicentesca. Anche
l'arredamento ha mantenuto il gusto originale di altri tempi: il
bancone come tutto il resto ha 90 anni di vita.
Importante è il
caso della drogheria Solferino in via Solferino quasi all'angolo
con via Pontaccio 2, che, pur avendo cambiato radicalmente la
propria funzione nel 1966 (da drogheria a negozio di
abbigliamento), ha saputo mantenere inalterati gli elementi
storici originali del vecchio esercizio. Si può infatti ancora
ammirare l'insegna oro su fondo nero del 1930 con la scritta
"Drogheria Solferino. Profumi e Liquori" affiancata dalle
targhette in metallo bianco "olio di semi" e "olio di oliva" ai
lati dell'ingresso. Viene così magistralmente dimostrata la
possibilità dell'inserimento di nuove esigenze commerciali nelle
preesistenze storiche senza dover rinunciare a nessuna delle
due.
Il negozio di cappelli Lampugnani in via Torino (piazza Santa
Maria Beltrade 2), è stato aperto nel 1904 ed è forse l'unico
esempio di arredo commerciale storico che rimane in via Torino, da
sempre arteria commerciale molto vivace.
E ancora la cartoleria in
via Marsala 13, nata nel 1890 come negozio di lucidi da scarpe dei
signori Pancrazi e Pallavicini, che nel 1909 viene trasformata in
una grande e fornita cartoleria arredata con bellissimi mobili
d'epoca. Nel 1938 viene rilevata da un altro negoziante con tutto
l'arredamento che ancora si può ammirare. In seguito ai danni
subiti durante la seconda guerra mondiale la gestione di questo
negozio continua con il signor Maggi e la signora Ghiringhelli,
che hanno saputo mantenere l'aspetto originario sino a quando nel
1985 il negozio viene acquistato dalla ditta Creare. L'attuale
proprietario ha fatto restaurare il prezioso arredo e la struttura
della vetrina contribuendo così alla conservazione dell'immagine
storica.
La gioielleria in via Fiori Chiari 14 è invece uno degli
esempi di negozio che, ispirandosi alle tipologie storiche, ne ha
rilevato i caratteri essenziali per dare l'immagine alla nuova
attività inserita.
Da non dimenticare in questo excursus è il
negozio di ottica Chierichetti in corso di Porta Romana 74 che
conserva intatta la tradizione dal 1914, anno in cui viene avviata
l'attività dal signor Arnaldo Chierichetti poco distante
dall'attuale negozio. Nel 1926 infatti l'esercizio si trasferisce
cambiando la devanture della vetrina, per ampliarsi in seguito,
andando a occupare i locali di una vecchia drogheria, ma
l'immagine commerciale si propone a noi ancora oggi intatta grazie
all'impegno dell'attuale proprietaria la signora E.
Chierichetti.
Il bar Magenta in via Carducci risale al 1911 e al
suo interno si possono ancora ammirare gli arredi originali che
furono trasferiti da un altro esercizio che, nel 1908 aveva sede
in un isolato vicino. Le vetrine conservano l'originaria struttura
in ferro, sormontata da insegna con scritta oro su fondo
nero.
Accanto a questi esempi vanno segnalati alcuni negozi che
hanno mantenuto gli arredi originali al proprio interno: come il
Camparino in Galleria Vittorio Emanuele all'interno del quale si
possono ammirare gli splendidi arredi disegnati dai fratelli
Quarti o la Farmacia Santa Teresa in corso Magenta 96 il cui
arredamento liberty di ispirazione austro-scozzese della ditta E.
Botticelli risale al 1905, i vetri sono decorati a sanguigna e oro
e le ceramiche sono di Chini.
In contrasto con gli esempi positivi
di conservazione e perfetta manutenzione di tali esercizi non si
può non segnalare lo stato di incuria e abbandono in cui si
trovano invece altri negozi come l'ex calzolaio di via Anfiteatro
9 che venne aperto nel 1878, la serie di negozi in via Santa
Marta, l'ex gioielleria di largo La Foppa 6, l'ex panificio delle
Colonne, la serie di esercizi in via Pattari 5-7: per essi non si
può fare altro che auspicare un tempestivo intervento da parte del
Comune e delle autorità competenti prima che sia troppo tardi.
In
altre città italiane è stato affrontato il tema dell'arredo
commerciale storico: è il caso di Parma e Torino. In entrambi i
casi l'argomento è stato affrontato da alcuni studiosi e tradotto
in libro supportato da un'accurata ricerca archivistica e
catalogazione dei casi che ancora permangono per arrivare a una
proposta di salvaguardia.
A Torino sono presenti esempi forse unici
nel loro genere: ciò è stato possibile grazie alla presenza, già a
partire dal secolo scorso, di normative appropriate, in grado di
tutelare il negozio come bene che appartiene alla città.2
A Parma,
invece, nel 1988, unitamente al censimento fotografico e alla
prescrizione di recupero e valorizzazione l'Ufficio Comunale ha
operato una catalogazione delle vetrine e dei negozi che, per il
loro valore "storico-artistico" o "storico-ambientale" devono
essere assoggettati a vincolo di tutela e conservazione. Ogni tipo
di intervento viene autorizzato previo sopralluogo di un tecnico
del Comune (mentre per gli edifici vincolati ai sensi della Legge
1089/39 dovrà essere prodotto anche il nullaosta della
Sovrintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali).3
Purtroppo
Milano sotto questo punto di vista non ci offre molto: gli
sventramenti e le distruzioni dovute alla seconda guerra mondiale,
ma soprattutto l'insensibilità dei proprietari unita alla mancanza
di una normativa in grado di occuparsi delle persistenze storiche,
hanno cancellato e cancellano di anno in anno queste realtà
significative, da conservare invece nella loro originale materia
storica.
L'importanza e l'esigenza di nuove normative, specifiche e
capaci di indirizzare verso un giusto e corretto operare
conciliando le esigenze della conservazione e quelle funzionali di
rinnovamento di cui un esercizio commerciale necessita, è
diventata estremamente urgente.
Soprattutto nel caso dell'arredo
commerciale è fondamentale che venga mantenuta una funzione attiva
al negozio in modo da preservarlo con una corretta, attenta e
continua manutenzione dei singoli elementi. é fondamentale che la
nuova funzione rispetti i caratteri storici della precedente
favorendo una lettura continua del tempo trascorso.
Importante
supporto di una normativa realmente positiva e propositiva
potrebbe essere lo studio accurato (attraverso la consultazione di
documentazione d'archivio e di manualistica storica specializzata)
della materia storica, comprendente lo studio dei materiali, delle
vernici, dei metodi di lavorazione e costruzione dei singoli
componenti dell'arredo, in modo da poter intervenire quando
necessario con sistemi realmente compatibili sulle preesistenze.
A
questo proposito è opportuno citare il prezioso lavoro di raccolta
svolto da alcuni archivi privati come quello della Ditta F.lli
Branca Distillerie in grado, con le sue fotografie, di documentare
l'immagine passata e ormai scomparsa di molti angoli della vecchia
Milano e del suo arredo commerciale.
Note
1) Termine con cui si
designa tutto l'insieme della struttura che individua esternamente
la sede del commercio. La devanture riunisce infatti gli elementi
non solo espositivi in senso stretto, ma anche quelli segnaletici,
quelli decorativi e quelli del "connettivo" strutturale che ne
costituisce parte inscindibile, da A. Job, M. Laureati, C.
Ronchetta, Botteghe e negozi: Torino 1815-1925, Torino, Allemandi,
1984, p. 71.
2) A. Job, M. Laureati, C. Ronchetta (a cura di),
Botteghe e negozi: Torino 1815-1925, immagine del commercio fra
architettura e decorazione, Torino, Allemandi, 1984.
3) M. Bocchi
(a cura di), L'immagine della città storica, Milano, Electa, 1989.