Impresa & Stato N°27 - Rivista della Camera di Commercio di Milano

LA COMPETITIVITA' URBANA DI MILANO: IL DIVERSO RUOLO DI INDUSTRIA E TERZIARIO

di Lanfranco Senn


Nel corso della ricerca internazionale comparata su competitività di alcune grandi città europee,1 un approfondimento particolare é stato dedicato al ruolo che le diverse attività produttive svolgono nel determinare la competitività di Milano.

INDUSTRIA E TERZIARIO NEL CONTESTO MILANESE

E' noto ormai da alcuni anni quanto sia errata la convizione che attività industriali e servizi siano tra loro concorrenziali o che addirittura la crescente terziarizzazione dell'economia significhi in realtà deindustrializzazione. Molte ricerche e analisi, al contrario, hanno chiarito che soprattutto tra imprese manifatturiere e imprese che svolgono attività di servizio alla produzione, le sinergie siano tali da sollevare persino il dubbio sull'opportunità di interpretare lo sviluppo economico tenendo separate queste due funzioni di un unico processo produttivo.
Tuttavia, con riferimento ad alcune caratteristiche dell'attività economica, i due comparti produttivi adottano effettivamente alcuni comportamenti diversi. In particolare, per quanto riguarda le scelte localizzative e i fattori di agglomerazione territoriale specialmente a livello urbano non si può negare che la loro domanda di fattori di localizzazione sia effettivamente diversa. Del resto, l'analisi settoriale costituisce una fase tradizionalmente ritenuta essenziale per una corretta interpretazione della domanda di fattori di localizzazione e per l'individuazione delle politiche più appropriate di intervento da parte del governo locale dell'economia.
Tale assunzione si basa sulla costatazione che i fabbisogni variano tra i settori a causa delle diverse produzioni e delle tecniche utilizzate e, in secondo luogo, che le risorse mantengono un certo grado di specializzazione, tale da non renderle fra loro perfettamente sostituibili. La distribuzione territoriale non uniforme delle risorse e la loro imperfetta mobilità nello spazio dovrebbe pertanto costituire motivo di specializzazione delle singole aree.
Queste idee, sviluppate nell'ambito degli studi tradizionali della localizzazione industriale, conservano ancora una certa validità, ma una serie di fenomeni in atto tendono a indebolire la loro portata complessiva, specialmente con riferimento ad aree metropolitane fortemente diversificate come é il caso del milanese.
Da una parte si osserva che alcuni fabbisogni localizzativi di attività diverse tendono a divenire più simili mano a mano che procede la terziarizzazione delle funzioni interne e lo sviluppo di professioni collegate all'informazione; in secondo luogo cresce la consapevolezza circa le capacità che le stesse imprese hanno di influire sull'ambiente esterno per favorire il suo adattamento alle esigenze dei sistemi produttivi; in terzo luogo vanno assumendo crescente rilevanza fattori di carattere trasversale, quali le dotazioni infrastrutturali nel campo dei trasporti e delle comunicazioni, l'accessibilità alle informazioni e conoscenze e, più in generale, le opportunità di interazione. Infine va tenuto conto della crescente mobilità o disponibilità dei fattori stessi in gran parte del territorio, nonchè della tendenza verso una loro crescente despecializzazione e flessibilità.
Da ciò consegue che differenze significative nella domanda di fattori possono essere riscontrate anche all'interno dello stesso settore, per esempio al variare della localizzazione delle attività e della disponibilità delle risorse; e, per contro, che attività diverse localizzate nella stessa area possono attingere a uno stesso pool comune di risorse.
Questo crescente grado di libertà localizzativa da parte delle imprese é stato però anche associato a un giudizio negativo circa la capacità della teoria economica di spiegare i pattern localizzativi attuali delle imprese. In questo senso esso sarebbe da imputare più a una carenza di conoscenze che a una effettiva indeterminazione dei modelli di comportamento.
In effetti, appare innegabile che condizionamenti localizzativi diversi pesino in misura diversa sui differenti settori di attività, perlomeno quando si tenga conto anche delle attività dei servizi accanto a quelle tipicamente industriali, e poi anche quando si distingua fra le differenti attività del terziario.
In secondo luogo, la concorrenza per le risorse, non disponibili in ammontare illimitato, tende a creare effetti di spiazzamento nei confronti di quelle attività che non sono in grado di remunerarle al pari delle altre, cioé che non sono in grado più di altre di trarre vantaggio dal loro impiego. Per questi motivi, l'analisi della domanda di fattori localizzativi per settore di attività può fornire spunti interpretativi ancora validi, anche alla luce del fatto che la maggioranza delle imprese presenti non mostra forme organizzative complesse tali da consentire di separare le loro diverse funzioni secondo una strategia di multilocalizzazione produttiva o funzionale.
L'importanza della verifica di una possibile correlazione fra offerta di fattori localizzativi e mix produttivo locale, costituisce infine un aspetto affatto secondario per quanto attiene alle politiche locali, le quali possono o meno assumere un carattere di neutralità settoriale a secondo che agiscano su elementi riconosciuti importanti da tutti o invece solo da gruppi di imprese.
Nel quadro della ricerca empirica già citata sono emersi risultati interessanti che mostrano quanto servizi e attività manifatturiere, in realtà, siano al tempo stesso diversi e complementari nel caratterizzare il percorso di crescita e la struttura economica della competitività di Milano nel contesto europeo.
Sul totale delle 450 imprese oggetto di indagine campionaria, la quota di imprese manifatturiere rappresenta il 55,7% mentre quella dei servizi é suddivisa in un 24,5% di servizi alla produzione; in un 3,3% di servizi al consumo (commercio, volutamente sottodimensionato); in un 16,5% di servizi in rete.2
Le imprese analizzate sono localizzate in Provincia di Milano (Lodigiano escluso), nel Comune di Milano per il 56,2%; nell'area settentrionale di più antica industrializzazione per il 27,1% e nel resto della corona intorno a Milano per il 16,7 per cento.
E' stata svolta altresì un'analisi delle variazioni dimensionali delle imprese sia in termini di occupazione che di fatturato, tra il 1982 e il 1987; nonchè tra il 1987 e il 1992.

ALCUNE COMPARAZIONI SETTORIALI

L'analisi settoriale ha tentato di verificare se e in che misura i servizi alla produzione, al consumo e di rete giocano un ruolo prevalente rispetto alle imprese manifatturiere nel determinare la crescita cumulativa dell'area metropolitana milanese.
E' innanzitutto interessante guardare alla dinamica localizzativa delle imprese manifatturiere, delle imprese di servizi alla produzione (terziario avanzato) e dei servizi di rete. Mentre la presenza delle imprese industriali vede prevalere quelle nate prima del 1980 (59,4%), vede rallentare la percentuale di quelle nate successivamente al 1980 (26,6%) e di quelle rilocalizzate nell'ultimo decennio (13,9%), il trend localizzativo delle due categorie dei servizi é di segno contrario.
Tra i servizi alla produzione operanti nel 1992 nell'area metropolitana, il 43,0% é nato prima del 1980, il 24,3% dopo il 1980 e il 32,7% ha proceduto a una rilocalizzazione negli anni Ottanta o nei primi anni Novanta. Lo stesso trend ha caratterizzato i servizi di rete (rispettivamente 45,8%; 29,2%; 25,0%).
Questi andamenti mostrano che dopo la fase di industrializzazione di Milano avvenuta prima del 1980, pur senza dar luogo ad alcuna successiva deindustrializzazione, i servizi sono cresciuti da allora in misura maggiore delle attività manifatturiere.
In termini di fatturato, i tassi di crescita tra il 1982 e il 1992 confermano che i servizi alla produzione (>>357,40%) e i servizi di rete (>>454,41%) rivelano un dinamismo superiore alle imprese industriali (>>145,39%) e ai servizi al consumo (>>203,33%). Ad analoghe conclusioni si giunge analizzando la crescita dell'occupazione: i servizi alla produzione hanno visto aumentare i loro addetti del 51,14%; i servizi di rete del 30,61%; le attività manifatturiere solo del 20,39 per cento.
Dal punto di vista territoriale, si osserva che la più recente rilocalizzazione delle imprese (dopo il 1980) é maggiormente avvenuta nel cuore dell'area metropolitana (62,1%); mentre l'anello settentrionale dell'area di vecchia industrializzazione ha attirato il 21,8% di nuove imprese e le aree di sviluppo più recente nella corona occidentale - meridionale - orientale dell'area metropolitana ha contato solo un 16,1% di nuove imprese.
Il trend cumulativo di crescita agglomerata sembra dunque essere rinforzato sia attraverso le scelte rilocalizzative sia attraverso la nascita di nuove imprese.
In termini dimensionali il contributo a questo andamento é sostenuto prevalentemente dalle medie imprese, seguite da quelle più piccole. Poichè le imprese di servizi sono generalmente di minori dimensioni rispetto a quelle manifatturiere, é probabile che ancora una volta sia da attribuire alle attività terziarie il maggior processo cumulativo della crescita dell'area metropolitana milanese.
La previsione dei nuovi movimenti rilocalizzativi dichiarati dalle imprese mostra che tra le tre maggiori categorie di attività i servizi di rete siano quelli più dinamici (18,3%), seguiti dai servizi alla produzione (15,7%) e dalle attività manifatturiere (11,8%).
La destinazione territoriale di questi movimenti rilocalizzativi previsti privilegia il Comune di Milano (45,3%). Ma anche il decentramento all'interno dell'area metropolitana é significativo (41,5%); mentre di minori dimensioni é il processo rilocalizzativo verso il resto del Paese o all'estero (13,2%).
I servizi, sia quelli alla produzione che quelli di rete, guidano la corsa al centro, mentre le imprese manifatturiere programmano la loro rilocalizzazione nel resto dell'area metropolitana e in misura minore verso il resto del Paese.

I FATTORI PRINCIPALI DELL'ATTRATTIVITA' LOCALIZZATIVA NELL'AREA METROPOLITANA MILANESE

Il maggior interesse dell'indagine svolta riguarda tuttavia l'importanza che le imprese attribuiscono all'attrattività localizzativa di Milano.
L'analisi svolta su 58 fattori localizzativi ha consentito di distinguere tali fattori in cinque grandi categorie: elementi di costo; elementi legati alla quantità e qualità delle risorse (fattori della produzione); aspetti legati alla prossimità di altre attività nell'agglomerazione urbana; aspetti legati all'accessibilità infrastrutturale; aspetti legati alle politiche del governo locale.

DIFFERENZE SETTORIALI DI ATTRATTIVITA' DAL LATO DEI COSTI

In effetti, l'analisi del campione di imprese esaminato, mostra che la sensibilità delle stesse ai costi varia sia complessivamente, sia con riferimento a specifiche voci di costo.
Nel caso dell'industria, si nota che i settori di base e più a monte nei processi produttivi (ramo 2) assegnano una maggiore importanza al costo delle risorse rispetto a quelli prevalentemente orientati al consumo finale (ramo 4), mentre in posizione intermedia si colloca la meccanica (ramo 3). Elemento di particolare differenziazione fra i primi e i secondi sono i costi insediativi (suoli e fabbricati) nonchè i costi dei servizi pubblici, più rilevanti per le aziende del ramo 2.
Una posizione a sè stante assume il comparto dell'edilizia (ramo 5) a causa della particolare influenza esercitata dal costo dei suoli.
Nel caso dei servizi, appare una maggiore concentrazione di settori sensibili ai costi delle risorse. Innanzitutto il settore dei trasporti e comunicazioni (ramo 7) risulta più sensibile, rispetto alla media complessiva, sia ai costi immobiliari sia a quello del lavoro. I costi degli uffici sono di particolare rilevanza invece per il settore dei servizi alle imprese (ramo 8) mentre nel settore commercio (ramo 6) emergono come elementi distintivi la maggiore sensibilità alle tariffe dei servizi pubblici e all'imposizione fiscale locale, oltre che il costo della vita in generale.
Complessivamente, la varianza minore in fatto di importanza assegnata ai costi si riscontra nel caso del costo del lavoro e soprattutto nel caso del costo del credito, essendo questi i fattori di costo riconosciuti più importanti dal complesso delle imprese intervistate.

DIFFERENZE DI ATTRATTIVITA' DAL LATO DELLE RISORSE

L'industria assegna una certa importanza alla dimensione insediativa e dunque alle questioni collegate da una parte alla disponibilità di spazi, suoli e fabbricati, e dall'altra alla disponibilità di adeguate fonti di approvvigionamento energetico e alle compatibilità ambientali. Queste osservazioni valgono, come nel caso dei costi, specialmente con riferimento ai settori industriali del ramo 2, mentre si attenuano col passaggio a settori più leggeri.
Tuttavia é nel comparto dei servizi che emerge mediamente una maggiore sensibilità all'offerta di tipo insediativo e, in particolare, a quella di natura immobiliare: disponibilità di spazi commerciali di tipo terziario per le attività comprese nei rami del commercio/pubblici esercizi e dei servizi alle imprese, disponibilità di aree e fabbricati per le imprese nel campo dei trasporti.
Per quanto attiene alla domanda di lavoro, il settore dell'edilizia si evidenzia a proposito dell'importanza assegnata alla disponibilità di lavoro in generale; a non grande distanza però, é anche il ramo dei trasporti. All'estremo opposto si collocano invece gli altri settori industriali, seppur con determinanti parzialmente diverse: infatti l'industria leggera dei beni di consumo (ramo 4) sembra assegnare in generale una minore rilevanza al fattore lavoro, sia esso generico, qualificato, specializzato o con preparazione multilinguistica; al contrario, l'industria di base e la meccanica (rami 2 e 3) assegnano maggior rilevanza alle sue componenti più professionali. Parimenti, e in misura ancora più marcata, é il settore dei servizi alle imprese (ramo 8) che riconosce una importanza preponderante alle componenti più professionali del mercato del lavoro.
Per quanto attiene infine all'importanza assegnata alla disponibilità locale di servizi emerge che l'elemento di maggiore differenziazione settoriale é costituito dal settore del commercio/pubblici esercizi (ramo 6), il quale riconosce rispetto alla media complessiva minore importanza ai servizi finanziari, ai servizi alle imprese (sia generici sia specializzati) e per contro maggiore importanza ai servizi ricettivi e fieristici. Gli altri settori non mostrano invece fra loro differenze particolarmente marcate, con l'eccezione del riferimento ai servizi fieristici i quali sono manifestamente più importanti anche per l'industria meccanica e dei beni di consumo (rami 3 e 4).

DIFFERENZE DI ATTRATTIVITA' DAL PUNTO DI VISTA DELLA PROSSIMITA' AD ALTRE ATTIVITA'

La principale differenza che emerge dal confronto settoriale quanto alla rilevanza dei fattori di prossimità consiste nel fatto che le attività di tipo industriale mediamente assegnano maggiore importanza alle relazioni locali direttamente connesse al processo produttivo (rapporti con fornitori, subfornitori, laboratori di R&s), mentre il settore dei servizi privilegia, rispetto all'industria, le relazioni a valle (prossimità ai clienti) e di natura orizzontale (prossimità ai propri concorrenti).
In secondo luogo, le relazioni a valle importanti per l'industria assegnano una maggiore importanza al ruolo degli intermediari di quanto non emerga per il caso dei servizi; al contrario, il comparto dei servizi privilegia, rispetto all'industria, la presenza diretta sul mercato di sbocco e di conseguenza la prossimità sia ai clienti sia ai diretti concorrenti.
Infine, si osserva che esiste una certa convergenza fra i settori diversi a indicare la elevata importanza della prossimità ai collaboratori potenziali presenti nell'area, benchè il riconoscimento più alto provenga dal settore dei servizi alle imprese. La presenza di numerosi operatori di tipo diverso sul mercato locale é percepita dunque come una opportunità da molte imprese, e ciò conferma l'esistenza di economie di agglomerazione fra attività diverse all'interno di una stessa area. Maggiore variabilità fra i settori esiste invece nel caso della prossimità alle fonti informative, dove ancora una volta primeggia il settore dei servizi alle imprese, mentre si riscontrano differenziali anche marcati fra i settori industriali, differenziali non immediatamente interpretabili.

DIFFERENZE SETTORIALI DI ATTRATTIVITA' CONNESSE ALL'ACCESSIBILITA'

Emerge molto chiaramente il diverso orientamento dei due comparti, industriale e terziario, verso il trasporto di merci e di persone rispettivamente. Il settore dei trasporti però é legato ai settori industriali più che a quelli terziari, essendo molta della sua attività derivata dai primi.In secondo luogo, emerge altrettanto chiaramente che sono le attività terziarie, più di quelle industriali, ad assegnare importanza al sistema dell'accessibilità: ciò capovolge una tesi tradizionale che assegna soprattutto al comparto industriale l'interesse per i trasporti.
Al contrario, lo sviluppo dei settori terziari comporta una esigenza crescente di mobilità di persone, lungo l'intero gruppo dei modi analizzati, e pone di conseguenza crescenti domande di intervento in questo campo alla programmazione dei trasporti.Dal punto di vista modale, si osserva inoltre che tale tendenza evidentemente comporta un aumento dell'importanza del trasporto di persone anche sulle medie e lunghe distanze e di conseguenza determina un crescente interesse sia verso il trasporto aereo, sia verso quello ferroviario, mentre l'importanza dei trasporti stradali su medie distanze varia meno fra i diversi settori a causa del peso assunto dall'autotrasporto per i settori industriali.
Infine, anche l'importanza delle telecomunicazioni appare superiore fra i settori terziari, e specificamente per lo stesso ramo delle comunicazioni e per i servizi alle imprese, senza particolari distinzioni fra sistemi tradizionali e avanzati.

DIFFERENZZZE DI ATTRATTIVITA' DOVUTE ALLE POLITICHE DI GOVERNO LOCALE

Complessivamente si osserva che il comparto dei servizi si dichiara meno influenzato dall'azione del governo locale, a confronto con quello dell'industria.
Ciò sembra valere sia con riferimento alla politica industriale e alle strategie di intervento diretto sul sistema produttivo o sui suoi addentellati (per lo meno rispetto alle forme elencate di azioni) predisposte a livello regionale, sia con riferimento all'ordinario funzionamento delle amministrazioni locali e dei servizi pubblici.
All'interno del comparto industriale, é il settore dell'edilizia quello che si manifesta essere maggiormente sensibile all'azione del governo locale, sia sul fronte dei rapporti con l'amministrazione, sia per quanto attiene agli interventi a favore della manodopera del settore.
Altre specificità settoriali emergono a proposito delle azioni di politica industriale (per l'innovazione industriale e dei servizi reali alle imprese), la cui importanza é mediamente più riconosciuta dalle aziende del settore meccanico (ramo 3), mentre le aziende industriali del ramo 2 appaiono da una parte più interessate delle altre all'ordinario funzionamento della macchina amministrativa locale e dei suoi servizi, e dall'altro alle azioni a sostegno del lavoro e a favore della riconversione produttiva.

CONCLUSIONI

Il comparto dei servizi sembra essere caratterizzato da attività che assegnano maggiore peso in generale ai fattori localizzativi considerati. L'industria, al contrario, si concentra su una tipologia più ristretta di fattori.
Rispetto alla media complessiva, l'industria appare meno sensibile a fattori di costo e invece di più a elementi di prossimità spaziale. Trattandosi di un'analisi categorica é rischioso aggiungere commenti approfonditi, ma é altresì evidente che se l'osservazione é corretta, allora risulta provato che vi sono numerose imprese industriali che traggono benefici dalla compresenza di altre attività, e che tali benefici sono percepiti più importanti degli inevitabili costi addizionali che la localizzazione nel milanese comporta.
Per contro, il comparto dei servizi assegna maggiore importanza ai fattori di costo e a quelli di accessibilità, mentre assegna una minore importanza in confronto all'industria ai fattori di prossimità, alla dotazione di risorse, al governo locale. Ciò significa che i fattori di costo, inevitabilmente più alti nel milanese rispetto ad aree antagoniste, sono collocati in trade-off principalmente rispetto ai vantaggi collegati alle dotazioni infrastrutturali, oltre che rispetto alla vicinanza ai mercati di sbocco delle attività terziarie.
Tale conclusione appare in parte inaspettata. In effetti, si sarebbe aspettato un maggiore interesse da parte dei servizi a essere presenti su un mercato anche in relazione alle risorse reperibili; e per contro una minore sensibilità ai costi delle risorse stesse, data la protezione di cui godono una vasta gamma di attività terziarie a causa degli ostacoli a commerciare (esportare/importare). Inoltre, i fattori di prossimità avrebbero dovuto giocare un altrettanto importante ruolo a causa dei frequenti contatti che le attività di tipo terziario favoriscono.
Ciò nonostante, tale conclusione indica in modo inequivocabile la direzione lungo la quale già da tempo si evolve la domanda di fattori di localizzazione; in una realtà come quella milanese, essa sottolinea anche l'importanza di addivenire a una soluzione effettiva dei numerosi nodi tuttora problematici nel campo dei trasporti, al fine di accompagnare il processo di trasformazione strutturale in atto.

NOTE
1)-Si tratta della ricerca del network TecSem Territorial Competition and Single European Market presentata da vari articoli in questo stesso numero di Impresa & Stato. Si vedano, in particolare, per il caso milanese, i due articoli di Lanfranco Senn e Angela Airoldi.
2)-Secondo la classificazione Iscom Gruppo Clas i servizi di rete sono quelle attività orientate a creare relazioni tra consumatori e produttori, tra consumatori e tra produttori. Essi includono i trasporti, le comunicazioni, il credito e le assicurazioni. Si veda Iscom, Il terziario in Italia, 1988.