di Lanfranco Senn
INDUSTRIA E TERZIARIO NEL CONTESTO MILANESE
E' noto ormai da alcuni anni quanto
sia errata la convizione che attività industriali e servizi siano
tra loro concorrenziali o che addirittura la crescente
terziarizzazione dell'economia significhi in realtà
deindustrializzazione. Molte ricerche e analisi, al contrario,
hanno chiarito che soprattutto tra imprese manifatturiere e
imprese che svolgono attività di servizio alla produzione, le
sinergie siano tali da sollevare persino il dubbio
sull'opportunità di interpretare lo sviluppo economico tenendo
separate queste due funzioni di un unico processo
produttivo.
Tuttavia, con riferimento ad alcune caratteristiche
dell'attività economica, i due comparti produttivi adottano
effettivamente alcuni comportamenti diversi. In particolare, per
quanto riguarda le scelte localizzative e i fattori di
agglomerazione territoriale specialmente a livello urbano non si
può negare che la loro domanda di fattori di localizzazione sia
effettivamente diversa. Del resto, l'analisi settoriale
costituisce una fase tradizionalmente ritenuta essenziale per una
corretta interpretazione della domanda di fattori di
localizzazione e per l'individuazione delle politiche più
appropriate di intervento da parte del governo locale
dell'economia.
Tale assunzione si basa sulla costatazione che i
fabbisogni variano tra i settori a causa delle diverse produzioni
e delle tecniche utilizzate e, in secondo luogo, che le risorse
mantengono un certo grado di specializzazione, tale da non
renderle fra loro perfettamente sostituibili. La distribuzione
territoriale non uniforme delle risorse e la loro imperfetta
mobilità nello spazio dovrebbe pertanto costituire motivo di
specializzazione delle singole aree.
Queste idee, sviluppate
nell'ambito degli studi tradizionali della localizzazione
industriale, conservano ancora una certa validità, ma una serie di
fenomeni in atto tendono a indebolire la loro portata complessiva,
specialmente con riferimento ad aree metropolitane fortemente
diversificate come é il caso del milanese.
Da una parte si osserva
che alcuni fabbisogni localizzativi di attività diverse tendono a
divenire più simili mano a mano che procede la terziarizzazione
delle funzioni interne e lo sviluppo di professioni collegate
all'informazione; in secondo luogo cresce la consapevolezza circa
le capacità che le stesse imprese hanno di influire sull'ambiente
esterno per favorire il suo adattamento alle esigenze dei sistemi
produttivi; in terzo luogo vanno assumendo crescente rilevanza
fattori di carattere trasversale, quali le dotazioni
infrastrutturali nel campo dei trasporti e delle comunicazioni,
l'accessibilità alle informazioni e conoscenze e, più in generale,
le opportunità di interazione. Infine va tenuto conto della
crescente mobilità o disponibilità dei fattori stessi in gran
parte del territorio, nonchè della tendenza verso una loro
crescente despecializzazione e flessibilità.
Da ciò consegue che
differenze significative nella domanda di fattori possono essere
riscontrate anche all'interno dello stesso settore, per esempio al
variare della localizzazione delle attività e della disponibilità
delle risorse; e, per contro, che attività diverse localizzate
nella stessa area possono attingere a uno stesso pool comune di
risorse.
Questo crescente grado di libertà localizzativa da parte
delle imprese é stato però anche associato a un giudizio negativo
circa la capacità della teoria economica di spiegare i pattern
localizzativi attuali delle imprese. In questo senso esso sarebbe
da imputare più a una carenza di conoscenze che a una effettiva
indeterminazione dei modelli di comportamento.
In effetti, appare
innegabile che condizionamenti localizzativi diversi pesino in
misura diversa sui differenti settori di attività, perlomeno
quando si tenga conto anche delle attività dei servizi accanto a
quelle tipicamente industriali, e poi anche quando si distingua
fra le differenti attività del terziario.
In secondo luogo, la
concorrenza per le risorse, non disponibili in ammontare
illimitato, tende a creare effetti di spiazzamento nei confronti
di quelle attività che non sono in grado di remunerarle al pari
delle altre, cioé che non sono in grado più di altre di trarre
vantaggio dal loro impiego. Per questi motivi, l'analisi della
domanda di fattori localizzativi per settore di attività può
fornire spunti interpretativi ancora validi, anche alla luce del
fatto che la maggioranza delle imprese presenti non mostra forme
organizzative complesse tali da consentire di separare le loro
diverse funzioni secondo una strategia di multilocalizzazione
produttiva o funzionale.
L'importanza della verifica di una
possibile correlazione fra offerta di fattori localizzativi e mix
produttivo locale, costituisce infine un aspetto affatto
secondario per quanto attiene alle politiche locali, le quali
possono o meno assumere un carattere di neutralità settoriale a
secondo che agiscano su elementi riconosciuti importanti da tutti
o invece solo da gruppi di imprese.
Nel quadro della ricerca
empirica già citata sono emersi risultati interessanti che
mostrano quanto servizi e attività manifatturiere, in realtà,
siano al tempo stesso diversi e complementari nel caratterizzare
il percorso di crescita e la struttura economica della
competitività di Milano nel contesto europeo.
Sul totale delle 450
imprese oggetto di indagine campionaria, la quota di imprese
manifatturiere rappresenta il 55,7% mentre quella dei servizi é
suddivisa in un 24,5% di servizi alla produzione; in un 3,3% di
servizi al consumo (commercio, volutamente sottodimensionato); in
un 16,5% di servizi in rete.2
Le imprese analizzate sono
localizzate in Provincia di Milano (Lodigiano escluso), nel Comune
di Milano per il 56,2%; nell'area settentrionale di più antica
industrializzazione per il 27,1% e nel resto della corona intorno
a Milano per il 16,7 per cento.
E' stata svolta altresì un'analisi
delle variazioni dimensionali delle imprese sia in termini di
occupazione che di fatturato, tra il 1982 e il 1987; nonchè tra il
1987 e il 1992.
ALCUNE COMPARAZIONI SETTORIALI
L'analisi settoriale
ha tentato di verificare se e in che misura i servizi alla
produzione, al consumo e di rete giocano un ruolo prevalente
rispetto alle imprese manifatturiere nel determinare la crescita
cumulativa dell'area metropolitana milanese.
E' innanzitutto
interessante guardare alla dinamica localizzativa delle imprese
manifatturiere, delle imprese di servizi alla produzione
(terziario avanzato) e dei servizi di rete. Mentre la presenza
delle imprese industriali vede prevalere quelle nate prima del
1980 (59,4%), vede rallentare la percentuale di quelle nate
successivamente al 1980 (26,6%) e di quelle rilocalizzate
nell'ultimo decennio (13,9%), il trend localizzativo delle due
categorie dei servizi é di segno contrario.
Tra i servizi alla
produzione operanti nel 1992 nell'area metropolitana, il 43,0% é
nato prima del 1980, il 24,3% dopo il 1980 e il 32,7% ha proceduto
a una rilocalizzazione negli anni Ottanta o nei primi anni
Novanta. Lo stesso trend ha caratterizzato i servizi di rete
(rispettivamente 45,8%; 29,2%; 25,0%).
Questi andamenti mostrano
che dopo la fase di industrializzazione di Milano avvenuta prima
del 1980, pur senza dar luogo ad alcuna successiva
deindustrializzazione, i servizi sono cresciuti da allora in
misura maggiore delle attività manifatturiere.
In termini di
fatturato, i tassi di crescita tra il 1982 e il 1992 confermano
che i servizi alla produzione (>>357,40%) e i servizi di rete
(>>454,41%) rivelano un dinamismo superiore alle imprese
industriali (>>145,39%) e ai servizi al consumo (>>203,33%). Ad
analoghe conclusioni si giunge analizzando la crescita
dell'occupazione: i servizi alla produzione hanno visto aumentare
i loro addetti del 51,14%; i servizi di rete del 30,61%; le
attività manifatturiere solo del 20,39 per cento.
Dal punto di
vista territoriale, si osserva che la più recente rilocalizzazione
delle imprese (dopo il 1980) é maggiormente avvenuta nel cuore
dell'area metropolitana (62,1%); mentre l'anello settentrionale
dell'area di vecchia industrializzazione ha attirato il 21,8% di
nuove imprese e le aree di sviluppo più recente nella corona
occidentale - meridionale - orientale dell'area metropolitana ha
contato solo un 16,1% di nuove imprese.
Il trend cumulativo di
crescita agglomerata sembra dunque essere rinforzato sia
attraverso le scelte rilocalizzative sia attraverso la nascita di
nuove imprese.
In termini dimensionali il contributo a questo
andamento é sostenuto prevalentemente dalle medie imprese, seguite
da quelle più piccole. Poichè le imprese di servizi sono
generalmente di minori dimensioni rispetto a quelle
manifatturiere, é probabile che ancora una volta sia da attribuire
alle attività terziarie il maggior processo cumulativo della
crescita dell'area metropolitana milanese.
La previsione dei nuovi
movimenti rilocalizzativi dichiarati dalle imprese mostra che tra
le tre maggiori categorie di attività i servizi di rete siano
quelli più dinamici (18,3%), seguiti dai servizi alla produzione
(15,7%) e dalle attività manifatturiere (11,8%).
La destinazione
territoriale di questi movimenti rilocalizzativi previsti
privilegia il Comune di Milano (45,3%). Ma anche il decentramento
all'interno dell'area metropolitana é significativo (41,5%);
mentre di minori dimensioni é il processo rilocalizzativo verso il
resto del Paese o all'estero (13,2%).
I servizi, sia quelli alla
produzione che quelli di rete, guidano la corsa al centro, mentre
le imprese manifatturiere programmano la loro rilocalizzazione nel
resto dell'area metropolitana e in misura minore verso il resto
del Paese.
I FATTORI PRINCIPALI DELL'ATTRATTIVITA' LOCALIZZATIVA NELL'AREA METROPOLITANA MILANESE
Il maggior interesse dell'indagine
svolta riguarda tuttavia l'importanza che le imprese attribuiscono
all'attrattività localizzativa di Milano.
L'analisi svolta su 58
fattori localizzativi ha consentito di distinguere tali fattori in
cinque grandi categorie: elementi di costo; elementi legati alla
quantità e qualità delle risorse (fattori della produzione);
aspetti legati alla prossimità di altre attività
nell'agglomerazione urbana; aspetti legati all'accessibilità
infrastrutturale; aspetti legati alle politiche del governo
locale.
DIFFERENZE SETTORIALI DI ATTRATTIVITA' DAL LATO DEI COSTI
In
effetti, l'analisi del campione di imprese esaminato, mostra che
la sensibilità delle stesse ai costi varia sia complessivamente,
sia con riferimento a specifiche voci di costo.
Nel caso
dell'industria, si nota che i settori di base e più a monte nei
processi produttivi (ramo 2) assegnano una maggiore importanza al
costo delle risorse rispetto a quelli prevalentemente orientati al
consumo finale (ramo 4), mentre in posizione intermedia si colloca
la meccanica (ramo 3). Elemento di particolare differenziazione
fra i primi e i secondi sono i costi insediativi (suoli e
fabbricati) nonchè i costi dei servizi pubblici, più rilevanti per
le aziende del ramo 2.
Una posizione a sè stante assume il comparto
dell'edilizia (ramo 5) a causa della particolare influenza
esercitata dal costo dei suoli.
Nel caso dei servizi, appare una
maggiore concentrazione di settori sensibili ai costi delle
risorse. Innanzitutto il settore dei trasporti e comunicazioni
(ramo 7) risulta più sensibile, rispetto alla media complessiva,
sia ai costi immobiliari sia a quello del lavoro. I costi degli
uffici sono di particolare rilevanza invece per il settore dei
servizi alle imprese (ramo 8) mentre nel settore commercio (ramo
6) emergono come elementi distintivi la maggiore sensibilità alle
tariffe dei servizi pubblici e all'imposizione fiscale locale,
oltre che il costo della vita in generale.
Complessivamente, la
varianza minore in fatto di importanza assegnata ai costi si
riscontra nel caso del costo del lavoro e soprattutto nel caso del
costo del credito, essendo questi i fattori di costo riconosciuti
più importanti dal complesso delle imprese intervistate.
DIFFERENZE DI ATTRATTIVITA' DAL LATO DELLE RISORSE
L'industria assegna una certa
importanza alla dimensione insediativa e dunque alle questioni
collegate da una parte alla disponibilità di spazi, suoli e
fabbricati, e dall'altra alla disponibilità di adeguate fonti di
approvvigionamento energetico e alle compatibilità ambientali.
Queste osservazioni valgono, come nel caso dei costi, specialmente
con riferimento ai settori industriali del ramo 2, mentre si
attenuano col passaggio a settori più leggeri.
Tuttavia é nel
comparto dei servizi che emerge mediamente una maggiore
sensibilità all'offerta di tipo insediativo e, in particolare, a
quella di natura immobiliare: disponibilità di spazi commerciali
di tipo terziario per le attività comprese nei rami del
commercio/pubblici esercizi e dei servizi alle imprese,
disponibilità di aree e fabbricati per le imprese nel campo dei
trasporti.
Per quanto attiene alla domanda di lavoro, il settore
dell'edilizia si evidenzia a proposito dell'importanza assegnata
alla disponibilità di lavoro in generale; a non grande distanza
però, é anche il ramo dei trasporti. All'estremo opposto si
collocano invece gli altri settori industriali, seppur con
determinanti parzialmente diverse: infatti l'industria leggera dei
beni di consumo (ramo 4) sembra assegnare in generale una minore
rilevanza al fattore lavoro, sia esso generico, qualificato,
specializzato o con preparazione multilinguistica; al contrario,
l'industria di base e la meccanica (rami 2 e 3) assegnano maggior
rilevanza alle sue componenti più professionali. Parimenti, e in
misura ancora più marcata, é il settore dei servizi alle imprese
(ramo 8) che riconosce una importanza preponderante alle
componenti più professionali del mercato del lavoro.
Per quanto
attiene infine all'importanza assegnata alla disponibilità locale
di servizi emerge che l'elemento di maggiore differenziazione
settoriale é costituito dal settore del commercio/pubblici
esercizi (ramo 6), il quale riconosce rispetto alla media
complessiva minore importanza ai servizi finanziari, ai servizi
alle imprese (sia generici sia specializzati) e per contro
maggiore importanza ai servizi ricettivi e fieristici. Gli altri
settori non mostrano invece fra loro differenze particolarmente
marcate, con l'eccezione del riferimento ai servizi fieristici i
quali sono manifestamente più importanti anche per l'industria
meccanica e dei beni di consumo (rami 3 e 4).
DIFFERENZE DI ATTRATTIVITA' DAL PUNTO DI VISTA DELLA PROSSIMITA' AD ALTRE ATTIVITA'
La
principale differenza che emerge dal confronto settoriale quanto
alla rilevanza dei fattori di prossimità consiste nel fatto che le
attività di tipo industriale mediamente assegnano maggiore
importanza alle relazioni locali direttamente connesse al processo
produttivo (rapporti con fornitori, subfornitori, laboratori di
R&s), mentre il settore dei servizi privilegia, rispetto
all'industria, le relazioni a valle (prossimità ai clienti) e di
natura orizzontale (prossimità ai propri concorrenti).
In secondo
luogo, le relazioni a valle importanti per l'industria assegnano
una maggiore importanza al ruolo degli intermediari di quanto non
emerga per il caso dei servizi; al contrario, il comparto dei
servizi privilegia, rispetto all'industria, la presenza diretta
sul mercato di sbocco e di conseguenza la prossimità sia ai
clienti sia ai diretti concorrenti.
Infine, si osserva che esiste
una certa convergenza fra i settori diversi a indicare la elevata
importanza della prossimità ai collaboratori potenziali presenti
nell'area, benchè il riconoscimento più alto provenga dal settore
dei servizi alle imprese. La presenza di numerosi operatori di
tipo diverso sul mercato locale é percepita dunque come una
opportunità da molte imprese, e ciò conferma l'esistenza di
economie di agglomerazione fra attività diverse all'interno di una
stessa area. Maggiore variabilità fra i settori esiste invece nel
caso della prossimità alle fonti informative, dove ancora una
volta primeggia il settore dei servizi alle imprese, mentre si
riscontrano differenziali anche marcati fra i settori industriali,
differenziali non immediatamente interpretabili.
DIFFERENZE SETTORIALI DI ATTRATTIVITA' CONNESSE ALL'ACCESSIBILITA'
Emerge molto
chiaramente il diverso orientamento dei due comparti, industriale
e terziario, verso il trasporto di merci e di persone
rispettivamente. Il settore dei trasporti però é legato ai settori
industriali più che a quelli terziari, essendo molta della sua
attività derivata dai primi.In secondo luogo, emerge altrettanto
chiaramente che sono le attività terziarie, più di quelle
industriali, ad assegnare importanza al sistema
dell'accessibilità: ciò capovolge una tesi tradizionale che
assegna soprattutto al comparto industriale l'interesse per i
trasporti.
Al contrario, lo sviluppo dei settori terziari comporta
una esigenza crescente di mobilità di persone, lungo l'intero
gruppo dei modi analizzati, e pone di conseguenza crescenti
domande di intervento in questo campo alla programmazione dei
trasporti.Dal punto di vista modale, si osserva inoltre che tale
tendenza evidentemente comporta un aumento dell'importanza del
trasporto di persone anche sulle medie e lunghe distanze e di
conseguenza determina un crescente interesse sia verso il
trasporto aereo, sia verso quello ferroviario, mentre l'importanza
dei trasporti stradali su medie distanze varia meno fra i diversi
settori a causa del peso assunto dall'autotrasporto per i settori
industriali.
Infine, anche l'importanza delle telecomunicazioni
appare superiore fra i settori terziari, e specificamente per lo
stesso ramo delle comunicazioni e per i servizi alle imprese,
senza particolari distinzioni fra sistemi tradizionali e
avanzati.
DIFFERENZZZE DI ATTRATTIVITA' DOVUTE ALLE POLITICHE DI GOVERNO LOCALE
Complessivamente si osserva che il comparto dei
servizi si dichiara meno influenzato dall'azione del governo
locale, a confronto con quello dell'industria.
Ciò sembra valere
sia con riferimento alla politica industriale e alle strategie di
intervento diretto sul sistema produttivo o sui suoi addentellati
(per lo meno rispetto alle forme elencate di azioni) predisposte a
livello regionale, sia con riferimento all'ordinario funzionamento
delle amministrazioni locali e dei servizi pubblici.
All'interno
del comparto industriale, é il settore dell'edilizia quello che si
manifesta essere maggiormente sensibile all'azione del governo
locale, sia sul fronte dei rapporti con l'amministrazione, sia per
quanto attiene agli interventi a favore della manodopera del
settore.
Altre specificità settoriali emergono a proposito delle
azioni di politica industriale (per l'innovazione industriale e
dei servizi reali alle imprese), la cui importanza é mediamente
più riconosciuta dalle aziende del settore meccanico (ramo 3),
mentre le aziende industriali del ramo 2 appaiono da una parte più
interessate delle altre all'ordinario funzionamento della macchina
amministrativa locale e dei suoi servizi, e dall'altro alle azioni
a sostegno del lavoro e a favore della riconversione
produttiva.
CONCLUSIONI
Il comparto dei servizi sembra essere
caratterizzato da attività che assegnano maggiore peso in generale
ai fattori localizzativi considerati. L'industria, al contrario,
si concentra su una tipologia più ristretta di fattori.
Rispetto
alla media complessiva, l'industria appare meno sensibile a
fattori di costo e invece di più a elementi di prossimità
spaziale. Trattandosi di un'analisi categorica é rischioso
aggiungere commenti approfonditi, ma é altresì evidente che se
l'osservazione é corretta, allora risulta provato che vi sono
numerose imprese industriali che traggono benefici dalla
compresenza di altre attività, e che tali benefici sono percepiti
più importanti degli inevitabili costi addizionali che la
localizzazione nel milanese comporta.
Per contro, il comparto dei
servizi assegna maggiore importanza ai fattori di costo e a quelli
di accessibilità, mentre assegna una minore importanza in
confronto all'industria ai fattori di prossimità, alla dotazione
di risorse, al governo locale. Ciò significa che i fattori di
costo, inevitabilmente più alti nel milanese rispetto ad aree
antagoniste, sono collocati in trade-off principalmente rispetto
ai vantaggi collegati alle dotazioni infrastrutturali, oltre che
rispetto alla vicinanza ai mercati di sbocco delle attività
terziarie.
Tale conclusione appare in parte inaspettata. In
effetti, si sarebbe aspettato un maggiore interesse da parte dei
servizi a essere presenti su un mercato anche in relazione alle
risorse reperibili; e per contro una minore sensibilità ai costi
delle risorse stesse, data la protezione di cui godono una vasta
gamma di attività terziarie a causa degli ostacoli a commerciare
(esportare/importare). Inoltre, i fattori di prossimità avrebbero
dovuto giocare un altrettanto importante ruolo a causa dei
frequenti contatti che le attività di tipo terziario
favoriscono.
Ciò nonostante, tale conclusione indica in modo
inequivocabile la direzione lungo la quale già da tempo si evolve
la domanda di fattori di localizzazione; in una realtà come quella
milanese, essa sottolinea anche l'importanza di addivenire a una
soluzione effettiva dei numerosi nodi tuttora problematici nel
campo dei trasporti, al fine di accompagnare il processo di
trasformazione strutturale in atto.
NOTE
1)-Si tratta della ricerca
del network TecSem Territorial Competition and Single European
Market presentata da vari articoli in questo stesso numero di
Impresa & Stato. Si vedano, in particolare, per il caso milanese,
i due articoli di Lanfranco Senn e Angela Airoldi.
2)-Secondo la
classificazione Iscom Gruppo Clas i servizi di rete sono quelle
attività orientate a creare relazioni tra consumatori e
produttori, tra consumatori e tra produttori. Essi includono i
trasporti, le comunicazioni, il credito e le assicurazioni. Si
veda Iscom, Il terziario in Italia, 1988.