di Franco Morganti
LA CITTA' CABLATA:IL SOGNO DEGLI ANNI OTTANTA
La Lombardia valutò, nella prima metà
degli anni Ottanta, l'opportunità di dotarsi di un'infrastruttura
avanzata di telecomunicazioni, in un periodo in cui l'Italia
cercava di recuperare un considerevole ritardo nelle tecnologie di
punta. Il progetto, denominato Lombardia cablata, prevedeva il
cablaggio di 2000 utenti di categoria affari e, in alternativa,
oltre ai precedenti, anche 100.000 utenti di categoria
residenziale. Mentre il primo offriva un rapido ritorno
dell'investimento, il secondo non reggeva economicamente: la
prospettiva di cablare in fibra ottica anche l'utenza
residenziale, per fornire servizi avanzati di videocomunicazione e
radiodiffusione hi-fi, si rivelava non economica a una prima
valutazione.
Forse, maggiore attenzione avrebbe potuto essere
dedicata sia al possibile contributo finanziario proveniente dalla
pubblicità (come illustra l'esempio dello sviluppo della
televisione privata), sia alla futura caduta dei costi della fibra
ottica, dovuta al contemporaneo effetto dello sviluppo tecnologico
e delle economie di scala.
Ma questo non avvenne e il progetto,
nella sua globalità, decadde, lasciando a Sip il compito di
fornire progressivamente all'utenza più avanzata servizi ad alta
velocità in grado di soddisfare le esigenze più sofisticate,
attraverso una rete semplificata in fibra ottica. Anche in Italia
si affermava dunque un principio già largamente diffuso negli Usa,
ma inconsueto per l'Europa.
Qui, quando sia disponibile la
tecnologia, cié un governo o un gestore monopolista il quale
costruisce un'infrastruttura che, nelle fasi iniziali, grava
pesantemente sui conti finanziari e in definitiva sugli utenti o
sui contribuenti, finchè la diffusione del servizio, attraverso
l'effetto-rete, crea condizioni di ritorno dell'investimento. Gli
utenti professionali vedono poi l'opportunità di sviluppare,
all'interno del servizio, le loro applicazioni.
Nello schema
americano, ora sempre più condiviso anche in Europa, quando sia
data la tecnologia, vengono in prima istanza forniti servizi
dedicati a utenti sofisticati, i quali sviluppano subito le loro
applicazioni. Questo consente di finanziare progressivamente
l'investimento, che trova poi condizioni per lo sviluppo di
servizi locali, i quali solo in un terzo momento acquistano una
base geografica più ampia e diventano una vera e propria
infrastruttura.
LA REALTA' MILANESE NEL CONFRONTO EUROPEO
Nel 1989
l'Associazione degli Interessi Metropolitani (Aim) di Milano,
pubblicava uno studio su Telecomunicazioni: Milano a confronto con
l'Europa in cui l'Italia e Milano venivano confrontate
rispettivamente con gli altri maggiori Paesi europei e con alcune
aree metropolitane europee. L'Italia scontava, nei servizi di
telecomunicazione, un ritardo storico che si traduceva sia nella
disponibilità di servizi, sia nella qualità del servizio e nelle
tariffe.
Per quanto riguarda la qualità del servizio, l'Italia si
caratterizzava, in due indagini dell'Ufficio europeo dell'Unione
dei Consumatori (Beuc), del 1985 e 1987, per una situazione
notevolmente disomogenea tra le diverse aree del Paese, a scapito
in particolare di alcune aree metropolitane.
La situazione é poi
notevolmente migliorata. Dopo la rilevazione, infatti, in alcune
zone e in particolare a Milano a fine 1988 sono state annullate le
domande giacenti e a fine i89 lo sono state per l'intera
Lombardia.
Mancano invece ancora criteri definitori omogenei
riguardo alla comparazione dei dati sulla riparazione dei guasti
nella telefonia di base. La buona posizione che in questo caso
ricopriva l'Italia era confermata dai dati relativi alla città di
Milano dove a fine i88 il 95,8% dei guasti era riparato entro il
primo giorno e il 98,7% entro il secondo. Discordanze esistono
tuttavia fra i dati Sip e quelli tuttora rilevati da associazioni
di utenti, come recentemente (1993) l'Anuit, per quanto riguarda
invece il tasso di guasto, che sembra tuttora insoddisfacente
rispetto ai dati esteri. Da notare che per i servizi di
trasmissione dati la qualità é un aspetto particolarmente
importante, in quanto gli utenti di questi servizi ne possono
trarre notevoli danni economici.
A Milano tuttavia il tempo medio
di allacciamento é ora di 28 giorni per i circuiti numerici
affittati (dato 31.12.1993) e in tutta Italia siamo oggi sotto i
60 giorni, nel 1993, per qualsiasi tipo di collegamento dati.
L'Italia ha dunque circa recuperato, in cinque anni, la situazione
francese del 1988, mentre Milano ha fatto di meglio.
L'elemento che
più si presta a evidenziare le diverse opportunità degli utenti
nelle varie realtà nazionali é tuttavia il prezzo dei servizi di
telecomunicazione. Il confronto tra nazioni in termini di prezzi é
reso difficoltoso da diversi elementi di complessità come la
struttura telefonica, la definizione dei servizi, parametri
tecnici quali ritmi di tassazione, scaglioni ecc. e la diversa
composizione della domanda. Un paniere residenziale elaborato da
uno studio Confindustria su dati 1988 dava l'Italia, in termini di
potere d'acquisto, a metà strada fra il più economico Giappone e
la più costosa Germania Federale. Ma i confronti per l'utenza
affari davano però l'Italia notevolmente penalizzata, a causa
delle tariffe extraurbane e di quelle internazionali. E ancor
oggi, da una rilevazione Anuit del 1994, é nella trasmissione dati
più diffusa, quella dei circuiti diretti numerici (Cdn), che si
notano svantaggi, malgrado la svalutazione della lira del
settembre 1992 e il riassetto tariffario italiano entrato in
vigore li1.4.1994. L'Italia é in una posizione media nell'Europa
continentale alle basse velocità, ma fra le più care al mondo alle
alte velocità (>= 64 kbps), dove siamo da 9 a 11 volte più cari
degli Usa.
Le anomalie tariffarie italiane dovrebbero tuttavia
ridursi con la fusione fra Sip e Italcable attuata dalla
costituzione di Telecom Italia. Paradossalmente infatti finora il
gestore della telefonia nazionale era maggiormente interessato di
quello internazionale al mantenimento di tariffe alte, a causa di
un meccanismo distorsivo di rimborso denominato cassa conguaglio.
Un ruolo decisivo, infine, dovrebbe essere giocato dalla prevista
nuova Authority, che dovrebbe sorvegliare su tutto l'assetto
concorrenziale del settore.
LE PREVISIONI ALL'ORIZZONTE'95
Decaduta
l'ipotesi di Lombardia cablata, due strade si potevano imboccare
per ridurre il divario: quella di connettersi strettamente alle
ipotesi in campo per lo sviluppo urbanistico lombardo e dell'area
metropolitana di Milano in particolare, e quella di puntare
all'universalità del servizio, sia pure dopo opportune fasi
sperimentali. La prima strada avrebbe dovuto fare assegnamento su
qualche certezza, per evitare clamorosi squilibri economici e
finanziari, come capita quando si effettuano elevati investimenti
privi di ritorno. CONCLUSIONI A conclusione di queste riflessioni
sulla città telematica, si può ritenere che, mentre altre parti
del progetto Milano, città europea testimoniano sia il ritardo
dell'area milanese ad adottare soluzioni urbanistiche ormai
abituali in altre realtà urbane europee, sia il grave stato di
dissesto urbano provocato da molti decenni di colpevole incuria,
sulle cui cause stanno ora indagando i magistrati, lo stato delle
telecomunicazioni degli anni Novanta, a partire dall'orizzonte
1995 non costituiscano per Milano un freno allo sviluppo armonico
dell'area metropolitana, anche al confronto con altre realtà
europee, se si esclude tuttavia, in alcune parti, l'aspetto
tariffario.
Per quanto riguarda i servizi più diffusi fra le
imprese, come la trasmissione dati, é stata imboccata a Milano la
seconda strada, quella dell'universalità del servizio. Le
incertezze manifestate, a posteriori, nello sviluppo di aree ad
alta intensità comunicativa, come sarebbero dovute essere ad
esempio Tecnocity, il centro direzionale Garibaldi-Repubblica, il
complesso fieristico, hanno sicuramente dato ragione al percorso
adottato.
Del resto il tessuto molto articolato di piccole imprese,
che é tipico della struttura industriale italiana, trova anche a
Milano una forte connotazione. La necessità di trasmettere dati a
costi ragionevoli é molto sentita, mentre le tariffe italiane per
circuiti affittati, come si é visto, sono molto penalizzanti. La
disponibilità di videoconferenza a basso costo, come può essere
effettuata anche in rete Isdn (la moderna rete integrata nelle
tecniche e nei servizi), consentirebbe una sensibile riduzione dei
costi di trasporto.
A queste necessità non può ovviare la
disponibilità di reti specializzate, come la Rete Fonia Dati,
destinata all'estinzione con lo sviluppo della rete intelligente
(v. oltre) o la Rete Itapac, che pure recentemente ha trovato un
assetto tecnico più soddisfacente con l'impiego di apparati
realizzati con una nuova tecnologia integralmente numerica.
La
risposta di Sip a tale domanda deve essere interpretata alla luce
della struttura di rete telefonica generale. Questa, infatti, ha
subìto negli ultimi anni una forte accelerazione del processo di
numerizzazione, che per la rete urbana di Milano si completerà
entro il 1995. Era naturale quindi che la rete Isdn, in quanto
naturale evoluzione della rete numerica, costituisse il primo
passo effettivo di integrazione delle funzionalità di accesso alla
rete per i servizi a banda stretta (64 kbit/s). Gli utenti Isdn
potranno utilizzare tali servizi portanti per usufruire, oltre che
della telefonia, dei teleservizi che richiedono la connettività
numerica (per esempio: Fax di gruppo 4, Videotelefonia, Fonia a 7
kHz, Trasmissione dati fino a 64 kbit/s). Dal giugno 1992 é attivo
a Milano il Servizio Pilota Isdn. Si ritiene quindi, anche se
l'indicazione é puramente orientativa, che all'orizzonte 1995 la
rete Isdn sia disponibile per la totalità degli utenti con tempi
di allacciamento di circa 15 giorni.
Ma la domanda di nuovi
servizi, partita dall'utenza affari, si estende ormai a un
mercato potenziale più vasto, costituito dalla cosiddetta
multimedialità, un mix di tecnologie/servizi/applicazioni in grado
di comporre più funzionalità di comunicazione: testo, suono, voci,
immagini fisse e/o in movimento, animazione e grafica e produrre
una nuova classe di oggetti comunicazionali a maggior grado di
interattività.
Si tratta di un mercato che vede come baricentro
tecnologico nell'area domestica la televisione e nell'area affari
il personal computer collegato in rete. Le stime di mercato sono
promettenti e ancora maggiori se si includono i semplici servizi
di TV-via cavo (Pay-TV) e di TV-a consumo (Pay-per-View) che il
gestore telefonico si appresta a fornire sulla rete telefonica, in
anticipo sui servizi interattivi veri e propri, colmando così la
lacuna italiana nella TV-via cavo (sempre che l'Authority sia
d'accordo). Milano é stata scelta da Sip, insieme a Roma, come
città pilota per la sperimentazione di questi servizi. Il sogno
degli anni Ottanta, della città cablata, torna quindi d'attualità
per merito del progresso tecnologico, sia pure per ora con modesta
interattività.
L'evoluzione della rete telefonica, sempre con
carattere di universalità, avrà inoltre uno sviluppo importante
con la Rete Intelligente. Questa consiste nell'introduzione di
nuove funzionalità che consentono una vasta gamma di servizi e
prestazioni avanzate in fonia, come il Numero Verde, le Reti
Private Virtuali, la Tariffa Premio, l'Addebito Ripartito, la
Numerazione Universale, il Numero Personale, il Trattamento delle
Chiamate di Massa e il Televoting, tutti previsti entro il 1994.
Un'altra area di interesse per lo sviluppo della produttività
delle imprese é quello relativo alla telefonia mobile, dove
l'Italia ha raggiunto in pochi anni una posizione rilevante in
Europa, essendo terza in valore assoluto dopo Regno Unito e
Germania, ma a brevissima distanza da questa. L'area milanese é
capillarmente coperta dai servizi radiomobili di conversazione di
tipo analogico a 900 MHz (Tacs) e ora anche di tipo numerico a 900
MHz (Gsm), che é realizzato secondo gli standard europei e che
prevede anche il servizio roaming (di ricerca dell'utente, già
attivato a oggi con 6 Paesi europei).
Intanto la domanda di servizi
avanzati a larga banda si é evoluta a partire dalla comunità
scientifica e di ricerca, dal settore sanitario (con particolare
riferimento alla telemedicina), dalle grandi imprese orientate al
Cad/Cam e al calcolo tecnico-scientifico e dal settore finanziario
e assicurativo.
La Sip ha risposto con la Rete Flessibile, per
gestire i circuiti affittati numerici (Cdn) e con il Progetto
Start, per la grande utenza affari che richiede servizi a larga
banda, cioé con strategie non più universali, ma orientate al
mercato, nello stile del paradigma Usa di cui si é parlato.
L'opinione di Sip é che questa offerta articolata superi
ampiamente, al momento attuale, la domanda espressa e che il gap a
suo tempo registrato rispetto agli altri Paesi europei sia stato
colmato.
Nel frattempo la concorrenza internazionale non é stata a
guardare. In base al processo di liberalizzazione innescato dal
Libro Verde della Cee, in applicazione delle regole del Mercato
Unico, dal gennaio 1993 dovrebbe essere possibile fornire a terzi
servizi di trasmissione dati previa autorizzazione ministeriale,
anche se, per una serie di ragioni, l'applicazione della legge
relativa tarda tuttora ad arrivare, disattendendo così la stessa
direttiva. Ma le grandi imprese ricevono comunque offerte di out-
sourcing per l'intera gestione della loro rete da parte di grandi
gestori internazionali.
Alla luce di quanto detto si può ritenere
che le domande specifiche di infrastrutture ad alta intensità di
comunicazione contenute nel progetto di Milano, città europea,
come ad esempio quelle relative al Centro di informazioni
finanziarie, alla Biblioteca elettronica, al Centro di
coordinamento dei parchi scientifici ecc. trovino adeguata
risposta, nell'arco temporale considerato, attraverso gli
investimenti programmati da Sip, che vedono addirittura il 1995
come anno di larga copertura di una domanda ancora largamente
potenziale.
Ma esiste un'altra domanda, quella dei servizi
telematici alle persone, che la Sip ha esplorato nel 1991
attraverso uno studio finalizzato alla individuazione e alla
localizzazione di possibili iniziative di laboratorio telematico
orientate alle città e ai cittadini.
Per quanto riguarda le aree
di problemi il punto di riferimento é stato l'elenco delle
preoccupazioni sociali (social concerns) elaborato dall'Oecd, che
ha individuato sette fini sociali principali: la salute, lo
sviluppo della personalità tramite l'apprendimento, l'occupazione
e la qualità della vita lavorativa, il tempo (e il tempo libero),
la situazione economica individuale, l'ambiente fisico, la
sicurezza personale e l'amministrazione della giustizia, le
opportunità sociali e la partecipazione.
Le tematiche di
intervento censite invece nella realtà italiana, nei termini
esposti in precedenza, sono risultate: l'assistenza agli anziani,
la telemedicina, trasparenza e rapporto con le istituzioni, la
sicurezza, il controllo ambientale, traffico e trasporti, cultura
e patrimonio culturale, la formazione a distanza, opportunità
sociali e partecipazione, handicap, emarginazione/immigrazione, il
turismo.
Dal punto di vista dell'attrattività di mercato,
nell'ipotesi di un gestore privato indipendente, é risultato che i
servizi che offrono maggiori ritorni dell'investimento e più alte
probabilità di autofinanziamento sono quelli della teleassistenza
agli anziani, della telesicurezza, della turismatica e della
cultura, della telematica applicata all'ambiente e al traffico.
E'
stata quindi realizzata un'indagine-tipo sulla teleassistenza agli
anziani, intesa come monitoraggio dell'anziano a domicilio, con
intervento, sia di tipo medico che di tipo sociale, in funzione
della richiesta espressa. E' risultata in Lombardia una
disponibilità del 20/30% degli anziani a sostenere il costo
parziale o totale del servizio, secondo la fascia di reddito, con
esclusione di quelli con redditi pari o inferiori alle pensioni
sociali, cui potrebbero però sopperire le Amministrazioni
comunali. Esistono, infatti, nei bilanci comunali, due voci che
potrebbero essere significativamente influenzate dal servizio di
teleassistenza: quella per il ricovero in case di riposo e quella
per l'assistenza domiciliare.
Complessivamente l'investimento é
promettente e dovrebbe interessare l'investitore, anche se il
tempo di avviamento, per vedere invertire il segno del profilo di
cassa, é fra i cinque e sei anni. A regime tuttavia, tassi di
ritorno tra il 30 e il 60%, quindi con tempi di payback fra i due
e i tre anni, dovrebbero essere considerati con notevole favore.
La diffusione di questi servizi richiederebbe, più che uno schema
finanziario di sostegno, una migliore circolazione delle
informazioni, che potrebbe essere promossa dallo stesso gestore
telefonico oppure da apposite agenzie territoriali sull'esempio
francese.
A riprova che questi servizi telematici si
autofinanziano, sta il fatto che a oggi esistono varie iniziative
di telematica per l'utenza sociale attivate sul territorio del
Comune di Milano: esse riguardano principalmente la
telesorveglianza e il telecontrollo, l'informazione sulle linee
ferroviarie italiane ed europee, le prenotazioni alberghiere,
l'informazione turistica, sanitaria e sportiva, sul traffico,
sull'inquinamento atmosferico, il telesoccorso.
Appartiene infine
alle applicazioni della telematica anche il cosiddetto telelavoro,
o lavoro telematico a distanza, meglio definito come
<
Nel 1991 l'Associazione
MeglioMilano ha eseguito per conto dell'Enel uno studio dal titolo
Miglioramento energetico e ambientale di aree urbane tramite
scambio fra trasporti e telecomunicazioni nel lavoro d'ufficio
(Telelavoro), applicato a una realtà impiegatizia significativa
milanese (la sede provinciale dell'Inps) ed estrapolato all'intero
territorio del Comune di Milano. Lo studio prendeva in
considerazione i soli addetti alle concentrazioni impiegatizie
superiori a 500 addetti, sia pubbliche sia private e concludeva
che il 30% degli impiegati di queste realtà sono disponibili al
telelavoro (si tratta di un mercato potenziale di 38.000 persone);
che l'applicazione integrale del telelavoro a tutti i potenziali
telelavoratori si sarebbe tradotta, dal punto di vista ambientale,
in una riduzione delle emissioni di circa 2,66 tonn./giorno, pari
alli1,8% delle emissioni totali a Milano e che dal punto di vista
energetico si sarebbe avuto un risparmio annuo di 2,14 milioni di
litri di carburanti.
Il problema del ritorno degli investimenti,
tenuto conto dell'elevato costo degli immobili nelle aree urbane,
trova una limitazione solo nel costo attuale delle linee
affittate. Ma l'uso diffusivo della rete Isdn consentirebbe già
ora, con determinate modalità, significativi risparmi di costo.
Esistono invece resistenze, spesso di ordine psicologico, da parte
del management, che dovrebbe avviarsi a modalità di controllo
dell'organizzazione diverse da quelle abituali. In alcune realtà
degli Usa, come in California, queste resistenze sono state
rimosse con provvedimenti legislativi che impongono alle imprese
una riduzione percentuale annua degli spostamenti.
Tale é ad
esempio il caso dell'Air Quality Management Plan for South Coast
Air Basin, che si propone una riduzione del 20% degli spostamenti
casa-lavoro entro il 2010. In ogni caso in Italia si richiedono
modifiche legislative per quanto riguarda i contratti del pubblico
impiego, che tuttora prevedono la presenza del lavoratore sul
luogo di lavoro.
Per l'area milanese non sembrano pertanto necessarie
particolari forzature degli investimenti come attuate nelle
cosiddette Ata (Aree di Telecomunicazioni Avanzate), previste dal
decreto 427 del 1992, sia per la dimensione dell'area stessa, sia
per la situazione dell'offerta.
Ma le telecomunicazioni potrebbero
essere, se integrate con una proposta urbanistica di riassetto
quale quella descritta in altre parti del progetto, il veicolo di
innovazione del progetto stesso. Porte attrezzate della città,
telemedicina a domicilio, teleprenotazione di vari tipi di
servizio, biblioteca elettronica multimediale, teledidattica,
sportelli polifunzionali per i cittadini e per le imprese,
farebbero di Milano non una città cablata, nel senso mitico dei
primi anni Ottanta, ma una città molto ricca di funzioni,
riequilibrata nel suo territorio, con un tessuto comunicativo
adatto a uno sviluppo sostenibile. Una città non costretta, come
ora, a cercare il suo equilibrio qualitativo nella riduzione dello
sviluppo.