vai al sito della Camera di Commercio di Milano

Impresa & Stato N°27 - Rivista della Camera di Commercio di Milano

UNA MULTICITTA' A RETE

di Roberto Guiducci


Una grande rivoluzione territoriale é in atto di cui si possono mettere in luce alcuni punti essenziali:
-La creazione di Parchi scientifici connessi con Parchi paesistici ma, più in generale, la creazione di insediamenti complessi di diverso contenuto produttivo, educativo, sanitario, alberghiero, sportivo ecc., immersi anchiessi in Parchi paesistici, ha aperto una nuova fase nella concezione del territorio e del suo uso.
-La spinta al decentramento e alla cura paesistica non deriva da un pentimento dei centri dominanti rispetto ai loro modi diazione precedenti, ma da precise convenienze strutturali, cioé economiche.
-Negli organismi più delicati o complessi, l'efficienza non risulta più conseguibile con sistemi rigidi, gerarchizzati e unicamente funzionali alla stretta produzione di oggetti, ma é ottenibile, al contrario, se gli addetti hanno le più ampie possibilità di integrazione e di collaborazione orizzontale e vengono a trovarsi in situazioni ambientali molto favorevoli.
-Non é soltanto un fattore di concorrenza, per rendere maggiormente attrattivo il proprio centro di attività, a spingere alla creazione di valide condizioni ambientali. Il fattore paesistico si é rivelato essenziale, infatti, come elemento base sia per il tempo impiegato nel lavoro, sia per il tempo residenziale e libero in una interconnessione organica (bassa densità, traffico facile e non congestionato, assenza di inquinamento, abitazioni belle e a costo contenuto, molto spazio verde per attività sportive e per il riposo eccetera.).
-Se i centri di ricerca e altri complessi molto qualificati sono nati e si sviluppano in oasi particolari, tuttavia stanno creando un modello di struttura urbana agli antipodi della megalopoli iperconcentrata, ipercongestionata, ipercementificata e iperinquinata. Si é sviluppata, quindi, la sequenza: intelligent building, intelligent plan, intelligent town, intelligent landscape.
-Nel quadro di una diminuzione di popolazione anche vistosa nelle grandi città industriali e di un decentramento produttivo in unità piccole e medie collegate telematicamente, quella che viene sempre più privilegiata é la multicittà a rete composta di unità di dimensioni contenute.
-Si profila, così, l'immagine concreta di un nuovo tipo di struttura urbana, resa possibile dalla rivoluzione informatica e telematica, in grado di offrire condizioni di lavoro e di vita molto migliori di quelle costrittive delle metropoli.
Rispetto a progetti già effettuati o in fieri occorre tenere presenti le esperienze internazionali più valide che vedono come primo atto la progettazione di uno schema funzionale di un complesso; come secondo atto l'inserimento dell'iniziativa in un vasto ambito paesistico; come terzo atto una soluzione urbanistica generale e come quarto atto le definizioni architettoniche insieme alla distribuzione degli spazi specifici sempre molto elastici.
Senza questa prassi si può correre il grave rischio di proporre contenitori inadatti ai contenuti molto complessi che ogni centro dovrà avere sempre in ambiti paesistici rilevanti.Possiamo anche osservare che:
-a livello strutturale si ha una forte spinta al decentramento che potrebbe portare a reti di medie e piccole città collegate fra loro, come tante repubbliche democratiche federate, dove in ognuna stia una funzione rara molto qualificante. Il territorio, invaso dalle megalopoli e incontrollabile per la loro eterogeneità, potrebbe farsi più governabile da comunità di dimensioni contenute;
-a livello sovrastrutturale delle idee e dei progetti generali dovrebbe anche cominciare a morire la concezione del territorio visto come terreno da costruzione, da un lato, e come cava di materie prime e discarica di rifiuti, dall'altro;
-a livello sottostrutturale, psichico, individuale e collettivo, schiacciato da tante pressioni coercitive, potrebbe riemergere il rimosso che si collega alla natura. Allora il mondo potrebbe riapparire come un parco complessivo in cui gli uomini sono parte nel ciclo continuo dell'esistenza.
Si potrebbe arrivare a un ridisegno generale del territorio dove, in un parco globale, si possano inserire, con cautela e sapienza, i parchi residenziali, i parchi agricoli, i parchi industriali, i parchi dei servizi terziari per la produzione, i parchi dei servizi per le persone. Soggetto tornerebbero a essere la natura e il paesaggio, corpo organico dell'uomo dove gli uomini stessi possano coerentemente abitare, produrre e vivere.
I cittadini, soprattutto delle grandi aggregazioni urbane, stanno rendendosi conto che gli Imperi dell'industrializzazione avevano puntato su poche aree privilegiate a scapito di tutto il resto, ma che in queste aree si era avuta una accumulazione quantitativa di ricchezze e di beni, ma non dei valori qualitativi dell'esistenza individuale e sociale.
Tuttavia, anche a voler fuggire dalla trappola metropolitana, i condizionamenti strutturali ci riportavano dentro. Adesso le strutture economiche stanno andando, disordinatamente, nella direzione opposta. Il problema é di dare un fine sociale e territoriale razionale alle trasformazioni in corso.

AMBIENTE

Come noto, si hanno tre tipi di dismesso: quello industriale; quello di edifici obsoleti irrecuperabili; quello agricolo.
Su questi spazi, ora disoccupati, si gioca la pianificazione territoriale milanese di oggi, dei prossimi anni e di un lunghissimo futuro.
Ma, contrariamente a quanto si poteva pensare, proprio la fascia periurbana può avere un ruolo strategico decisivo.
Senza pensare di poter riprendere il concetto e la politica delle green belts inglesi, ormai inattuabili da noi, si può tuttavia ipotizzare la costruzione di legami o corridoi o congiunzioni fra i parchi di proprietà pubblica che circondano Milano, ma ancora in una situazione di discontinuità.
Viceversa, anche con semplici lingue di collegamento, risulta possibile secondo gli studi effettuati, dar luogo a una maglia verde in grado di circondare l'intera città. E' a questo punto che il verde periurbano diventa strategico perchè da questa base si può procedere a due movimenti: uno verso l'interno della città (sistole) e uno verso l'esterno anche a grande profondità (diastole).
Nel movimento di sistole si tratta di congiungere, dove possibile, parchi, giardini, aiuole esistenti e sfruttare una quota di spazi ricavati dalle dismissioni. Talvolta si renderanno necessari veri e propri ponti attrezzati che sorpassino le arterie aride, divenute spesso autostrade urbane in entrata e uscita, che spaccano quartieri fra di loro e scindono la città in parti non più comunicanti.
Anche provvedimenti leggeri possono essere importanti come l'attrezzare un viale con alberi e fiori. Infatti il problema non é solo quello di creare penetrazioni e reti di verde nelle città, ma di fare in modo che queste lingue paesistiche siano anche in grado di ottenere connessioni sociali oggi spezzate e comunicazioni umane interrotte.
Nel movimento di diastole si incontrano parchi provinciali, giardini, aree agricole attive in sequenze spesso molto intense e interessanti. Si può così penetrare nel territorio della Provincia e andare oltre negli spazi regionali fino a incontrare aree periurbane di città piccole e medie e città capoluoghi di Provincia.
Il problema é di pensare e, poi, identificare lo schema strategico principale, anche se con alternative, perchè spesso potrebbero bastare due o tre nuovi insediamenti con ubicazioni sbagliate o inconsapevolmente arbitrarie per precludere la tessitura della maglia paesistica non solo nei rami principali, ma anche nelle alternative ancora possibili. Tuttavia, tornando al capoluogo regionale, che ha le periferie più squallide e desocializzate dell'intera Regione, si può osservare che la creazione della prima maglia nelle aree periurbane di Milano non solo servirebbe di base, come abbiamo visto, per la doppia operazione di sistole e di diastole, ma interferirebbe con tutte le periferie, dotandole di respiro paesistico e insieme sociale.
Anche il collegamento fra le diverse periferie, oggi interrotto per la configurazione a raggera delle grandi infrastrutture milanesi che penetrano fino al centro, potrebbe essere ristabilito attraverso le maglie verdi periurbane. E se nei punti riqualificabili di ogni periferia venisse collocata una funzione rara o significativa di cui manca tutta la città, ogni periferia verrebbe ad avere un cuore o un lieu magique, come dicono i francesi che si occupano della banlieue di Parigi.
Ma con questo processo, ogni periferia potrebbe divenire una città media con un proprio carattere e una propria distinzione.
La corona di queste new-old-towns ristrutturate potrebbe, così, dar luogo a una multicittà. E ognuna delle città potrebbe, proprio attraverso la maglia verde di congiungimento, essere complementare con tutte le altre e con il centro e il semicentro in uno scambio continuo e ininterrotto. E la vitalità sociale del tutto verrebbe ad aumentare insieme alla vivibilità riacquistata attraverso il paesaggio.
Nell'era teleinformatica la città é e sarà sempre più coperta da reti in sottosuolo o aeree invisibili, e questa rete si infittirà ulteriormente.
Saranno soprattutto le informazioni a muoversi, mentre le persone potranno rimanere in ambiti più limitati. Si sta, forse, avvicinando anche la fine o, almeno, una diminuzione importante di quella pendolarità ossessiva che sfibra il cittadino e aumenta paurosamente gli inquinamenti.
La città delle reti teleinformatiche tenderà a disporsi essa stessa a rete nella multicittà.
L'operazione complessiva é a basso costo per quanto riguarda la situazione paesistica a maglia perchè vengono utilizzati molti parchi e giardini esistenti, ma non fruiti, collegandoli con interventi assai più qualificativi che quantitativi.
Cosicchè, in sintesi, come lo sviluppo economico, secondo quanto ha dimostrato Roberto Camagni, é divenuto una variabile dipendente dalla qualità delle strutture urbane, così uno sviluppo urbano valido é divenuto una variabile dipendente dal paesaggio, inteso nella duplice veste di scenario e di canale di comunicazione sociale.

LE FUNZIONI STRATEGICHE MANCANTI

A Milano mancano, anche in confronto con le maggiori città d'Europa di peso ormai analogo (perchè negli ultimi decenni si sono sviluppate molto), due tipi di funzioni: funzioni leggere e funzioni pesanti, nel senso che le prime non hanno bisogno di molti spazi, ma di organizzazione e attrezzature spesso complesse; le seconde richiedono edifici (da costruire o da ristrutturare) di notevole consistenza.
Di qui discende una precisazione urbanistica di base. Le funzioni leggere potrebbero, in larga prevalenza, essere ubicate nel centro e nel semicentro urbano. Le funzioni pesanti dovrebbero essere collocate, nella massima parte, e soprattutto quando le localizzazioni sono ancora libere, nelle aree periferiche, sia per ragioni di decentramento, sia per cooperare alla riqualificazione delle zone periurbane.
Per quanto riguarda le funzioni leggere Milano sembra essere carente di:
1-funzioni per la produzione e l'istruzione
-un centro di biblioteche elettroniche collegate con le maggiori biblioteche regionali, nazionali e internazionali;
-un centro scientifico e culturale radiotelevisivo;
-un centro completo di informazioni finanziarie (oltre quello già istituito);
-un centro di tutte le associazioni professionali;
-un centro di coordinamento di Parchi Scientifici e Tecnologici e Istituti di ricerca regionale e nazionale con collegamenti a livello mondiale;
-un centro di accoglienza per gli operatori economico-finanziari provenienti da ambiti nazionali e internazionali;
2-funzioni per le persone
-piazze Agorà e servizio di quartieri;
-giardini terziari pubblici e privati (anche dati in concessione);
-porte urbane con servizi teleinformatici, per identificazione delle entrate e uscite dalla città;
-nuovo e moderno Palazzo della Ragione per la partecipazione dei cittadini allo sviluppo e alla gestione della città;
-residenze in rotazione secondo le classi d'età e come alloggi per persone a soggiorno anche prolungato, ma limitato nel tempo.
Per quanto riguarda le funzioni pesanti, Milano manca di:
-nuove Sedi universitarie;
- parchi scientifici e tecnologici;
-centri di supporto per le medie e piccole imprese;
-musei delle Scienze e delle Arti;
-centri di esposizione;
-centri di accoglienza aeroportuali e nodali;
-centro ecologico;
-fiera permanente del libro;
-centro del design sia industriale che sociale;
-centro di antiquariato e di arte moderna;
-centri sociali avanzati a carattere intergenerazionale;
- centro polivalente per congressi, spettacoli, sport, mostre, fiere eccetera.
Naturalmente possono essere identificate anche altre funzioni nella misura in cui si esprimano almeno le loro potenzialità e si possano verificare le fattibilità.
Ma occorre osservare, a proposito degli effetti della collocazione di una nuova funzione, che ciascuna di esse é normalmente generativa di un indotto che può essere anche molto importante e incisivo.
Se Milano inserisse, con ubicazioni accorte, alcune nuove funzioni qualitativamente rilevanti, ne nascerebbe un moltiplicatore in grado di dare uno sviluppo consistente a tutta la città.