di Gavino Manca
Aree dismesse e politica urbanistica
Le aree
dismesse costituiscono un'occasione strategica per risolvere
alcuni problemi di Milano, non ultimo quello della
riqualificazione di interi ambiti urbani oggi degradati, perchè
possano fungere da incubatori di nuove e diversificate
iniziative.
Il riuso di tali aree é stato oggetto, in questi ultimi
anni, di un acceso dibattito che, di fatto, non si é tramutato in
possibilità effettive di intervento.
Gli strumenti normativi e di
pianificazione esistenti e quelli appositamente approntati forse
più per ragioni politico-decisionali che per le loro
caratteristiche intrinseche non hanno fin qui consentito il
decollo di significativi progetti di riutilizzazione del tessuto
cittadino.
Si é così persa un'occasione per dare quell'impulso
all'occupazione locale che sarebbe derivato dall'apertura dei
nuovi cantieri e, più in generale, all'occupazione indotta sul
sistema economico nel suo complesso.
Senza contare che la
situazione che si é creata costituisce per chi già vi opera un
forte disincentivo a continuare a investire a Milano, nè favorisce
certo l'attrazione di nuovi capitali.
Rispetto alla delicata e
complessa questione delle aree dismesse, i problemi sul tappeto
dovrebbero essere affrontati congiuntamente su due piani.
Da un
lato occorre procedere facilitando il riutilizzo delle aree a
scopo produttivo. Una via praticabile a condizione che venga
adottata una nuova disciplina della zona industriale, in
particolare con la definizione dell'attività produttiva come
attività di produzione di beni e servizi (riferendosi così al
disposto dell'art. 2195 del Codice Civile).
Dall'altro, rispetto
alle aree considerate strategiche é necessario un disegno di
pianificazione territoriale che parta da un'adeguata analisi
economica del tessuto urbano e che tenga conto degli effettivi
problemi della città, nonchè di interessi, orientamenti e
disponibilità già ampiamente manifestati e consolidatisi in lunghi
anni di dibattito sulla trasformazione di Milano.In proposito, a
livello operativo, va ricordato che numerosi progetti di
trasformazione e riqualificazione di una quota elevata delle
grandi aree dismesse (interventi che potrebbero dare impulso allo
sviluppo di Milano, incentivando e consolidando la localizzazione
di nuove iniziative imprenditoriali e delle attività di servizio a
esse collegate) sono di fatto ancora bloccati proprio in vista di
uno strumento di indirizzo organico.
Il sistema della mobilità
La
difficile accessibilità dei luoghi e delle funzioni sparse nel
tessuto urbano, e il conseguente eccesso di domanda di mobilità,
fanno aumentare a loro volta a dismisura il traffico e i tempi di
percorrenza, incidendo negativamente su una delle principali
variabili della competitività cittadina.
E' quindi indifferibile la
realizzazione di un efficiente sistema di interventi per la
mobilità e di collegamenti infrastrutturali, sia all'interno della
città che tra essa e i suoi bacini di utenza, più o meno vicini,
già esistenti e potenziali.
Mi riferisco, in particolare, ai
parcheggi e alle aree di sosta, ai trasporti collettivi e alla
gestione del traffico, al Passante ferroviario, al sistema
aeroportuale e alle porte di accesso di Milano stazioni
ferroviarie, sistema autostradale, interporti ecc. nonchè ai loro
collegamenti con le funzioni presenti in città.
Gran parte di
questi temi é stata affrontata, almeno sulla carta, dal Piano
Urbano del Traffico completato nel mese di luglio: un documento
che ha finalmente reso disponibile una puntuale ricognizione dei
problemi sul tappeto e dello stato di attuazione delle iniziative
già avviate, oltre che una sistematizzazione e riorganizzazione
della programmazione degli interventi.
Si tratta ora, rispetto alle
indicazioni avanzate, di definire tempi certi entro i quali la
città possa finalmente vedere realizzate le opere infrastrutturali
e i mutamenti organizzativi dalla cui attuazione ci si attende un
salto di qualità per l'intero sistema della mobilità
urbana.
Formazione e ricerca per l'innovazione tecnologica: il sistema universitario
Per una valorizzazione delle positività di
Milano, occorrono poi adeguati interventi nel campo della
formazione, specie a livello universitario.Con un adeguato
supporto da parte del ricco tessuto dei centri di ricerca
scientifica a essi collegato, gli atenei cittadini rappresentano
infatti interlocutori privilegiati per mettere in moto i necessari
processi di reindustrializzazione del tessuto produttivo
milanese.
Rispetto a questa variabile del successo di Milano nella
competizione internazionale, da un lato la città é penalizzata da
problemi di sovraffollamento delle sedi accademiche, da un
rapporto numerico docenti/studenti che influisce molto
negativamente sulla qualità didattica, dal mancato decollo di
alcuni corsi per diplomi universitari in materia tecnico-
scientifica (un tipo di preparazione, invece, fortemente richiesto
dal sistema economico e produttivo, che nel futuro avrà necessità
di disporre di personale con un più elevato livello di istruzione
e con la capacità di adattarsi rapidamente al
cambiamento).
Dall'altro, sicuramente funzionale a colmare questa
lacuna é stato, da parte dell'Amministrazione, lo scioglimento dei
nodi che da tempo ostacolavano le possibilità di adeguamento e
ampliamento delle sedi di alcuni atenei cittadini.E' ora
necessario che il processo avviato di razionalizzazione e
ampliamento degli spazi universitari arrivi a completamento in
tempi estremamente brevi, se davvero vogliamo recuperare il
divario esistente in questo settore rispetto agli altri Paesi
europei.
Per la stessa ragione bisogna attivare risorse locali
dirette e indirette per promuovere la realizzazione di parchi
scientifici in grado di incubare, attraverso un'offerta di servizi
di eccellenza, nuove iniziative imprenditoriali di elevato valore
innovativo; di promuovere il trasferimento tecnologico tra le
aziende medio-piccole e quelle grandi; di rompere il circolo per
cui le imprese non investono in ricerca e l'Università non fa
ricerca per l'industria.
La valorizzazione del patrimonio culturale
La valorizzazione delle risorse culturali é un'altra
operazione fondamentale per il rilancio dell'offerta città.
E
Milano questa l'opinione del mondo industriale ha parecchie
carte da giocare anche su questo piano, grazie alla presenza di un
patrimonio monumentale, artistico e museale tanto ricco quanto,
purtroppo, sottoutilizzato e caratterizzato da uno stato di
conservazione deprecabile.
E' questo un campo nel quale si potrebbe
agevolmente riconfermare l'opportunità e la validità del ricorso a
modelli di collaborazione tra pubblico e privati, sia per una
gestione più efficace di quanto già la città offre, sia per la
realizzazione di nuove strutture dedicate alla fruizione della
cultura nelle sue diverse forme.
Un approccio che ben si concilia
con le indicazioni contenute nelle dichiarazioni programmatiche
dell'attuale Giunta cittadina, secondo le quali la cultura
deviessere considerata non un costo ma un investimento.
In questa
direzione vanno anche alcune proposte formulate da Assolombarda in
funzione di una rivitalizzazione del patrimonio culturale
milanese. Mi riferisco, in particolare, a due iniziative, il
progetto per il recupero e il rilancio del Castello Sforzesco e
quello relativo alla creazione, a Milano, di un Centro per il
design industriale.
In entrambi i casi le ipotesi avanzate puntano
ad attivare forme di collaborazione pubblico-privato che non
abbiano costi aggiuntivi per il pubblico, ma si traducano
nell'ottimizzazione di quanto già viene speso e prevedano un ruolo
attivo da parte dei privati. Così come, in entrambi i casi, la
prevista valorizzazione del patrimonio artistico e culturale é
stata pensata come restituzione alla città di luoghi, oltre che
espositivi, anche di vita per i cittadini.
L'auspicio, dunque, é
che queste opportunità offerte dalla businness community per
attrezzare un'offerta aggiuntiva di cultura siano colte
dall'Amministrazione, e inserite in un più vasto programma di
iniziative finalizzato a trasformare Milano da città mordi e fuggi
a centro culturalmente appetibile.
Il rapporto pubblico-privato
Nel
processo di rilancio dello sviluppo della città é auspicabile che
anche i soggetti privati concorrano al finanziamento, alla
realizzazione e alla gestione di nuovi interventi
infrastrutturali. Una prospettiva percorribile perchè siano
rispettate alcune specifiche condizioni di partenza.
Da un lato,
infatti, l'investitore privato offre in genere garanzie di
contenimento dei costi e dei tempi di realizzazione delle opere
entro limiti prefissati con margini di efficienza maggiori.
Ma
dall'altro esso si impegna in un'operazione solo se ha la certezza
(che non significa garanzia) che l'operazione preveda un ritorno
economico.
Ciò premesso, bisogna quindi far sì che il rapporto tra
pubblico e privato sia tale per cui ciascuno recuperi il proprio
ruolo naturale.
Il finanziamento, la realizzazione delle opere e la
loro gestione ai privati, la programmazione e il controllo al
soggetto pubblico.
E' indispensabile, però, che i privati possano
far riferimento a un quadro di regole certe che consenta di
effettuare un corretto calcolo economico dell'investimento.
Da
questo punto di vista, occorre dunque innovare sia sul piano
legislativo che su quello amministrativo.
Quelli citati non sono
che alcuni degli ambiti di possibile intervento per il rilancio e
la valorizzazione della città.
Un intervento sempre più urgente per
una duplice ragione: da un lato, la necessità di adeguare più in
fretta possibile l'area metropolitana milanese al livello
competitivo delle città europee con le quali si confronta;
dall'altro, l'importanza che la messa in moto di iniziative
concrete può assumere per il rilancio dell'occupazione a livello
locale.
Ma l'urgenza, ben diversa dalla frettolosità, non può a sua
volta far dimenticare che qualsiasi strategia, anche quella
apparentemente meno incisiva, deve mantenere il suo carattere
strumentale ed essere finalizzata al profilo che desideriamo dare
alla città di Milano: una città multifunzionale, di elevata
appetibilità e vivibilità, in grado di attrarre capitali e risorse
umane qualificate; una città europea nel vero senso del termine.