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Impresa & Stato N�27 - Rivista della Camera di Commercio di Milano

LA COMPETITIVITA' DELLE CITTA' EUROPEE: PROVVEDIMENTI E POLITICHE

di Paul Cheshire


Negli Stati Uniti la competizione tra le citt� � un fenomeno tuttialtro che recente, che risale agli albori della colonizzazione, allorch� le citt� della fascia orientale cominciarono a disputarsi gli immigranti provenienti dalla vecchia Europa, e che � proseguita di pari passo con l'espansione degli insediamenti verso l'Est nel corso del secolo xix, sostenuta dalla rapida crescita della rete ferroviaria e dalla speculazione immobiliare su cui si basava il boom delle ferrovie. Al contrario in Europa la competizione tra le citt� (competizione territoriale) si � attenuata con l'industrializzazione e l'affiorare del nazionalismo gi� a partire dal tardo Rinascimento e dal declino della citt�-stato. Sono state fornite molte spiegazioni sulle ragioni di tale fenomeno, ma � indubbio che alle sue basi vi siano lo sviluppo in Europa di politiche basate sulla divisione in classi e sulla religione e l'affermazione dei governi nazionali centralizzati. Gli stati-nazione hanno soppresso deliberatamente il regionalismo, ma ci� di pi�: � divenuto immediatamente evidente che, in una piccola unit� qual era lo stato europeo, la competizione territoriale, spinta oltre una certa misura, poteva diventare un gioco a somma zero.1 Vi era di certo un senso di identit� e di orgoglio civico nella Glasgow, nella Manchester o nella Birmingham del secolo xix, ma non si consentiva che tale orgoglio si manifestasse in forme che potessero minare l'autorit� del governo centrale. Nella misura in cui questo spirito civico si � estrinsecato nella promozione dell'industria locale e nella ricerca di nuovi sbocchi commerciali, esso ha agito come fattore propulsivo dell'economia britannica nel suo complesso. Ma quando le citt� entravano in competizione tra loro per disputarsi le risorse esterne, il gioco diventava a somma zero. Per tale motivo tale competizione � stata in seguito regolamentata a livello nazionale attraverso una politica regionale gestita dall'alto, portata avanti a partire dalla met� del xx secolo.
Dal 1960 in poi l'avvio del processo di integrazione europea ha per� cambiato le regole del gioco. Il punto essenziale non � pi� quello di controllare se un investimento da parte di imprese non residenti nel territorio viene effettuato a Glasgow piuttosto che a Manchester. Le imprese possono scegliere di investire in una qualsiasi delle 20 o 30 citt� europee che offrono condizioni simili (infrastrutture, accesso al mercato europeo e situazione economica). Per quale motivo un governo nazionale dovrebbe esercitare un controllo su ci� che fa Birmingham per attrarre tali investimenti, dal momento che la maggior parte delle localit� alternative si trovano in citt� del continente europeo che competono in modo simile? I principali beneficiari possono essere le imprese con investimenti mobili,2 ma se una citt� compete, devono poterlo fare tutte le altre.
Negli ultimi anni ci� stata una tendenza all'affievolimento delle politiche nazionali regionali e, contemporaneamente, un rafforzamento della politica regionale europea. Ma questiultima si occupa anche delle regioni depresse e non svolge unicamente un'azione di stimolo dell'economia europea nelle regioni pi� ricche e progredite. Tuttavia esistono validi argomenti per sostenere che sono queste ultime regioni ad avere potenzialmente, pi� di altre regioni, da guadagnare e da perdere dall'integrazione europea e che sono quindi pi� motivate a competere. Tali regioni avanzate nel sistema basato sugli stati nazionali hanno manifestato la tendenza a monopolizzare a livello nazionale tutta una serie di attivit�, in particolare quelle in cui si erano specializzate, vale a dire le attivit� in cui il predominio, il controllo e l'informazione erano particolarmente importanti. In tali regioni sono stati creati i centri direzionali delle imprese, i nodi delle reti di trasporto, i servizi economico- commerciali, i mezzi di comunicazione di massa, i centri di progettazione e di produzione avanzata, di ricerca e sviluppo, con concentrazioni pi� o meno rilevanti. Con l'integrazione europea non � pi� necessario intraprendere molte di tali attivit� in ogni Paese o comunque � molto meno necessario che in precedenza.
Ovviamente l'Unione Europea dispone di strumenti di controllo. La politica relativa alla competizione limita notevolmente la possibilit� di aperta competizione tra le citt� per assicurarsi il controllo delle attivit� mobili; tuttavia le citt� possono competere in modi pi� sotterranei, ed � proprio quello che accade. Le citt� possono facilitare l'accesso alle imprese, fare investimenti per potenziare le infrastrutture, cooperare alle attivit� di formazione professionale, rendere pi� flessibili le norme sull'uso del territorio e dell'ambiente e promuovere lo sviluppo di servizi di sostegno e di un ambiente ricettivo.
Nella misura in cui le regioni pi� prospere e progredite sono le pi� incentivate a competere (oltre a disporre di maggiori risorse con cui competere) nasce il pericolo che la competizione territoriale in Europa si manifesti in forme direttamente antagonistiche nei confronti di una politica regionale che ha lo scopo di promuovere lo sviluppo delle regioni meno prospere da un punto di vista economico. Vi sono quindi due motivi per attuare un sistema efficace di regolamentazione a livello europeo: controllare lo spreco delle risorse derivante da questo gioco a somma zero e per contenere questa competizione territoriale tra le regioni pi� avanzate quando essa si manifesta in modi contrari alle finalit� della politica regionale europea. Nondimeno e di ci� discuteremo pi� avanti non tutte le forme di competizione territoriale implicano necessariamente uno spreco di risorse, o, almeno, non pi� di quanto lo spirito di orgoglio civico della Manchester o della Birmingham del secolo xix fosse controproducente dal punto di vista dell'economia britannica.

MISURA DELLA COMPETITIVITA'

Tutto questo ci porta a porre una domanda: cosi� che rende competitiva una citt�? Questo tema � troppo ampio perch� possa essere discusso a fondo in questa sede. Qual � il modo migliore per misurare la competitivit�? Non ci� una risposta definitiva a questa domanda e manca anche una spiegazione esauriente di ci� che rende pi� o meno competitiva l'economia di una determinata citt�. Per quanto riguarda un'impresa, � opinione pressoch� unanime che il pi� valido parametro di misura della sua competitivit� sia la variazione della quota di mercato che essa detiene su mercati neutri. Potremmo pensare di estendere per analogia questo concetto alla citt�, introducendo come parametro di misura la variazione del valore reale aggiunto rispetto a quella di altre citt�. Tali dati non sono disponibili per le citt� europee, ma esistono dati recenti, forniti da Eurostat, che, assieme ai risultati delle ricerche in corso sulle regioni urbane europee svolte presso l'universit� di Bristol, permettono di effettuare una stima ragionevole di un parametro strettamente connesso: il Pil (prodotto interno lordo) pro capite. La Tabella 1, che si riferisce a un gruppo di regioni urbane europee, indica le variazioni di tale parametro, corrette per tenere conto del diverso potere d'acquisto (in modo da compensare i differenziali delle variazioni dei prezzi nei vari Paesi), nel periodo che va dal 1979 al 1990.
Ovviamente i risultati di tale elaborazione sono solo indicativi. Un primo problema che salta all'occhio � quello del ruolo del ciclo economico. Analizzando l'intero insieme dei dati (sono disponibili i dati relativi a 118 regioni urbane europee), si vede che l'andamento delle economie nazionali gioca un ruolo di rilievo. Nel periodo preso in considerazione l'economia britannica � passata dal punto di crisi pi� nera, toccato durante la recessione del 1980, al punto di massima espansione, corrispondente al boom degli anni Ottanta: mentre la ripresa delle economie degli altri Paesi europei, in particolare di quella tedesca, � avvenuta con un certo ritardo, tanto che nel 1990 esse erano ancora in fase di espansione. Ne deriva che, nel gruppo di citt� a crescita pi� rapida, il numero di citt� britanniche risulta superiore a quello che si sarebbe registrato analizzando un periodo di tempo pi� lungo. Tuttavia, parlando in generale, i risultati sono conformi alle aspettative per quanto riguarda Monaco, Francoforte, Madrid, Barcellona, Roma, Leeds (questiultima ha fatto registrare risultati particolarmente lusinghieri nel corso degli anni Ottanta; molti osservatori ritengono che ci� sia in parte dovuto all'allacciamento al passante ferroviario ad alta velocit� con Londra), che appartengono al gruppo delle citt� a pi� rapida crescita economica e maggiormente competitive. Non sorprende nemmeno di trovare Bristol e Londra nel gruppo delle citt� europee pi� competitive negli anni Ottanta; e nemmeno che Liverpool, Napoli e Marsiglia siano tra i fanalini di coda. Le sorprese vengono invece da Lille, Amsterdam, Bologna, Lione e Bruxelles. Le ultime tre citt� hanno fatto registrare risultati molto positivi negli anni Settanta (Cheshire, 1990). Quanto a Lille sono stati effettuati ingenti investimenti verso la fine degli anni Ottanta, ma gli effetti di tali investimenti saranno visibili solo negli anni futuri, quando verr� completato l'allacciamento al passante ferroviario ad alta velocit� della linea Parigi-Londra-Bruxelles. Tale collegamento probabilmente potr� produrre effetti molto positivi nella seconda met� degli anni Novanta, ma occorre tenere presente che a tuttioggi, a met� degli anni Novanta, solo il collegamento con Parigi � una realt�. Quanto ad Amsterdam, i risultati di questa citt� sembrano essere soprattutto la conseguenza dell'andamento mediocre dell'economia olandese nel suo complesso nel periodo in questione. Tra le citt� olandesi solo Rotterdam, che vanta un programma di sviluppo economico urbano, ha fatto registrare un aumento del Pil pro capite superiore (anche se di soli 0,3 punti percentuali) a quello di Amsterdam.
La scelta della variazione del Pil pro capite come parametro di misura della competitivit� ha l'ulteriore vantaggio di essere, almeno in teoria, la variabile che i gestori delle scelte politiche a livello locale cercano maggiormente di influenzare. Essi si preoccupano di questioni di pi� ampio respiro come la qualit� della vita, la qualit� dell'ambiente, i tassi di disoccupazione e la distribuzione del reddito, ma la variabile singola pi� tangibile � il benessere della popolazione locale; per cui quando essi cercano di stimolare l'economia locale, di promuovere l'immagine di un'area o di attrarre investimenti mobili,4 il successo di tali iniziative, in ultima analisi, verr� probabilmente valutato, sia da essi che dal loro elettorato, in base a ci� che in Gran Bretagna viene chiamato feel-good factor, vale a dire il benessere economico e, in misura minore, la sua distribuzione.

VINCOLI CUI E' SOGGETTA L'AZIONE POLITICA

Per molte ragioni, sia di politica estera nazionale che di ordinamenti istituzionali, esistono notevoli vincoli che limitano l'azione dei responsabili delle scelte politiche a livello locale e i risultati che essi possono ottenere con una determinata azione. In Europa le economie urbane sono molto aperte e certamente i responsabili delle scelte politiche a livello locale non esercitano alcun controllo sulla politica monetaria o sul ciclo economico e hanno un controllo minimo sulla politica fiscale (che � diversa nei vari Paesi). Attualmente nel Regno Unito i budget locali sono finanziati (e controllati) nella misura del 90% circa dal governo centrale, mentre le aree di competenza delle unit� amministrative locali spesso non coincidono con le sfere economiche di influenza. Ci� significa che in Gran Bretagna il governo locale non dispone che in misura limitata di risorse proprie con cui promuovere lo sviluppo dell'economia locale, e, laddove l'unit� amministrativa � piccola rispetto alla regione economica, essa non � nemmeno motivata a farlo. Il fatto che le unit� amministrative aventi dimensioni inferiori a quelle delle rispettive regioni economiche non siano motivate a impegnarsi nella promozione dell'economia locale deriva a sua volta dal fatto che, nella misura in cui esse ottengono risultati positivi dalle loro azioni tese a favorire lo sviluppo dell'industria locale o ad attrarre gli investimenti di imprese nell'area in questione, una parte consistente dei benefici che ne derivano (migliori prospettive per l'occupazione o migliori livelli retributivi) si riversa nelle aree limitrofe. Pu� accadere infatti che lavoratori pendolari siano attratti nel loro territorio, oppure che le imprese che hanno la capacit� e la possibilit� di effettuare investimenti in qualsiasi momento scelgano di insediarsi appena fuori dai confini del territorio politico di loro competenza.
Questo tipo di problema � del tutto evidente a Londra, dove persino l'area del vecchio Greater London Council � molto pi� piccola della regione economica di Londra ed � divisa in 33 distretti amministrativi distinti. Nell'ambito della ricerca sulla competizione territoriale, l'�quipe di studiosi dell'universit� di Reading ha esaminato le strategie di sviluppo dell'economia locale in tutte le aree di governo locale nel sudest dell'Inghilterra e nelle aree di Birmingham e Cardiff. Quando � stato chiesto ai funzionari di diversi distretti amministrativi quale fosse il concorrente pi� temibile tra le varie citt� europee, essi non hanno risposto Parigi, Francoforte o Bruxelles, bens� il distretto limitrofo, ossia non una citt�, ma una divisione amministrativa della pi� vasta regione economica di Londra.
Un ulteriore vincolo pratico � il fatto che gli abitanti di un'area urbana beneficiano in modo diseguale della crescita economica o non ne beneficiano affatto. I proprietari dei fattori di produzione in offerta costante (proprietari di immobili, o quelli con scarse capacit� professionali) traggono i massimi benefici; mentre quelli che godono di entrate generate fuori dal contesto dell'economia locale (ad esempio i pensionati, o coloro che godono di sussidi previdenziali) possono essere danneggiati dallo sviluppo dell'economia locale, che tende a far lievitare i prezzi, specialmente quelli degli affitti, e spesso ci� provoca una forte congestione.
Tali fattori (e altri ancora) implicano che territori differenti non sono ugualmente motivati ad attuare politiche di competizione territoriale. In Gran Bretagna esistono ad esempio delle norme che impongono ai governi locali di redigere dei piani di sviluppo dell'economia locale, ma il contenuto di questi piani e le energie e le risorse destinate alla loro attuazione sono differenti. Le unit� amministrative di maggiori dimensioni, vale a dire le contee, sono quelle che con maggiore probabilit� avranno politiche finalizzate ad attrarre nella loro area industrie mobili. Esse hanno dimensioni sufficientemente grandi da evitare la dispersione al di fuori del loro territorio dei benefici derivanti dalla maggiore occupazione e dai livelli retributivi pi� elevati. Inoltre � meno probabile che un'impresa, essendo attratta dall'area in questione, si insedi all'esterno di essa. I distretti amministrativi di Londra, tuttavia, pi� difficilmente si daranno da fare per attrarre investimenti mobili, vuoi perch�, nel caso che vi riescano, il benessere economico che ne deriva si diffonder� nell'intera area londinese, vuoi perch�, nel caso che un distretto amministrativo ottenga risultati soddisfacenti dalla promozione del suo territorio, i potenziali investitori, all'atto di prendere la decisione finale, possono scegliere di insediarsi fuori dal distretto che ha sostenuto le spese di tale pubblicizzazione. Invece di investire risorse per costruire e vendere bene la propria immagine, i distretti di Londra tendono a stanziare contributi per la costruzione di nuovi insediamenti industriali (che vincola al loro territorio l'eventuale manodopera indotta). Sono inoltre molto pi� propensi a includere nella loro strategia di sviluppo economico provvedimenti quali l'assistenza all'infanzia, per aiutare madri single a rientrare nella forza lavoro, o le attivit� di formazione tecnico-professionale (al di l� degli obblighi di legge). Ci� pu� essere spiegato con la composizione politica dei loro elettorati, che in molti casi comprende una percentuale relativamente grande di persone che non traggono reale beneficio dalla crescita dell'economia locale, perch� dipendono per il loro sostentamento dalla previdenza sociale (madri singole o individui con scarse attitudini professionali).
Osserviamo quindi che unit� politiche differenti
1) sono motivate in misura diversa a impegnarsi nella competizione territoriale, sia perch� hanno potenzialmente da guadagnare o perdere di pi� dall'integrazione, sia perch� rappresentano frazioni pi� o meno grandi di una regione economica;
2) hanno obiettivi diversi, che variano in parte in funzione degli effettivi benefici che i loro elettorati locali otterranno effettivamente dalla crescita dell'economia locale;
3) hanno risorse che variano a seconda della loro base impositiva, della loro capacit� di coordinare le risorse nazionali e dell'Unione Europea e, ovviamente, del benessere economico e della comunanza di obiettivi della loro comunit� economica.
Questiultimo punto pu� di nuovo essere spiegato con l'esempio di Londra. Londra stessa, sebbene sia un centro molto importante di servizi economico- commerciali, ha unieconomia diversificata ed � rappresentata da 33 distretti amministrativi, non da un'unica autorit�. Nel 1990,volendo dare impulso all'economia londinese, un consorzio di questi distretti amministrativi e di imprese locali ha deciso di finanziare uno studio preliminare alla stesura di un piano e a tale scopo ha stanziato 120.000 sterline. Pi� di recente la City di Londra, il distretto amministrativo (con soli 5000 abitanti) in cui sono concentrati i servizi finanziari internazionali e le attivit� bancarie della metropoli londinese, ha deciso di promuovere Londra come centro finanziario internazionale e ha stanziato 1,5 milioni di sterline per il finanziamento di una ricerca.
Altrettanto interessante � il confronto tra Londra e Birmingham. Con l'abolizione delle contee metropolitane, Birmingham � diventata la citt� in cui l'area del governo locale tende di pi� a coincidere con la rispettiva regione economica. A differenza di Londra, Birmingham � stata molto attiva nel promuovere la sua immagine nel corso degli anni Ottanta (occorre aggiungere che la sua struttura economica di base � in condizioni meno favorevoli di quella di Londra), avendo effettuato investimenti per potenziare le infrastrutture locali e sviluppare l'economia locale. Il coordinamento � stato di gran lunga pi� facile che per Londra, mentre la maggior parte dei benefici maturati � andata ai cittadini residenti nell'area amministrata dal governo locale impegnato nella competizione territoriale.
Un interessante corollario della frammentazione del governo locale in Inghilterra � l'emergere spontaneo, a partire pi� o meno dal 1990, di consorzi di imprese e governi locali, rappresentanti territori la cui ampiezza � superiore a quella di qualsiasi singola unit� di governo, e molto pi� omogenei. Nell'area a ovest di Londra, ad esempio, � stato creato un organismo misto pubblico/privato, The Thames Valley Economic Forum, che promuove lo sviluppo economico di un'area che si estende in quattro contee e comprende otto o nove distretti amministrativi (il distretto amministrativo � la pi� piccola unit� amministrativa locale). La lezione che, a quanto pare, se ne pu� trarre, � che se sussistono motivazioni sufficienti, emergeranno nuovi organismi in grado di competere a livello territoriale, se nessuna delle unit� amministrative gi� esistenti � adeguata a svolgere tale compito.

DAL PUNTO DI VISTA DELLA DOMANDA

La discussione precedente verteva sullo studio dei comportamenti dei responsabili delle scelte politiche a livello locale. Per quanto riguarda i datori di lavoro � stata svolta un'indagine analoga, avente lo scopo di stabilire quali sono i fattori che agiscono nell'ambito dell'economia locale che hanno influenzato la crescita delle imprese e, pi� in generale, quali sono i fattori determinanti della crescita o del declino delle unit� produttive e qual � l'influenza dell'integrazione europea su tale crescita. Nell'ambito di questo studio si � prestata particolare attenzione ai fattori su cui la politica potrebbe esercitare una qualche influenza. L'intenzione era quella di vedere in che misura gli interventi effettuati dagli Enti locali avevano unieffettiva influenza sull'andamento delle imprese locali. L'indagine si basava su un campione di unit� produttive appartenenti a settori potenzialmente esposti agli effetti diretti dell'integrazione europea. In Inghilterra la regione della Greater London � stata suddivisa in tre subregioni: l'area del Greater London Council, e le aree di mercato del lavoro di Reading e Swindon, rispettivamente a 70 e a 130 km a ovest di Londra. Negli anni Settanta e Ottanta Reading � cresciuta molto rapidamente, a quanto pare almeno in parte in conseguenza dello sviluppo in questiarea di nuove industrie a elevato contenuto tecnologico. In questo ventennio Reading ha assunto il ruolo di importante centro di servizi economico-commerciali. A Swindon sin dall'inizio degli anni Settanta era stata perseguita attivamente una politica locale finalizzata alla promozione dello sviluppo economico, ma la sua economia era imperniata soprattutto sulle attivit� manifatturiere, sui servizi a carattere ripetitivo e sulla distribuzione. La Tabella 2 mostra le componenti delle variazioni dei livelli occupazionali in queste tre aree, tra il 1989 e il 1992, nelle 635 unit� produttive cui si riferisce il nostro campione. Essa riporta inoltre il totale relativo al 1992 dei posti di lavoro in queste unit� produttive campionate.
Si vede che quella di Reading � la pi� dinamica tra queste tre economie urbane, perch� non solo ha fatto registrare la maggiore crescita occupazionale relativa, ma anche la maggiore perdita di posti di lavoro nelle unit� produttive in declino. Ci� stato un maggiore turnover dei posti di lavoro e una maggiore crescita dei livelli occupazionali. Ci� stata inoltre la maggiore crescita occupazionale, sia in senso assoluto che relativo, creata dalle imprese che si sono trasferite in questiarea provenendo da altre regioni. Tuttavia il punto principale da rilevare � che anche nell'area di Reading il numero di posti di lavoro creati da questo trasferimento delle imprese all'interno dell'area � stato in effetti irrilevante.
Si tratta di una scoperta importante, in quanto spesso l'azione politica tesa a favorire la competizione territoriale viene condotta in modo da attrarre investimenti mobili, in particolare a livello internazionale. I dati della Tabella 2 suggeriscono inequivocabilmente che � improbabile che ci� abbia conseguenze di rilievo, in quanto persino nell'area di Reading il contributo di tale occupazione indotta all'occupazione complessiva � stato in effetti molto marginale; e Reading non solo ha attratto imprese di Londra, ma anche imprese internazionali come la Honda e la Microsoft (la sede generale di questa societ�), che vi hanno effettuato alcuni investimenti importanti. Sulla base dell'esperienza maturata in Inghilterra, sembrerebbe che i responsabili delle scelte politiche a livello locale possano ottenere risultati molto pi� brillanti incoraggiando l'espansione delle imprese gi� presenti nel territorio, piuttosto che dare la caccia alle multinazionali, sperando che effettuino investimenti importanti, spesso con offerte generose e campagne di promozione del territorio urbano.
Al contrario i dati suggeriscono la maggiore efficacia da un punto di vista economico di politiche locali di basso profilo tese ad assicurare un'adeguata disponibilit� di sedi industriali e commerciali. Tale obiettivo pu� essere raggiunto mediante politiche non restrittive di pianificazione dell'uso del territorio (non restrittive nel senso di non porre limiti all'offerta complessiva rispetto alla domanda, anche se certe aree ambientali possono essere protette) o mediante un intervento diretto per far aumentare l'offerta. I dati a sostegno di tale ipotesi indicano che la probabilit� di trasferimento in una nuova sede per le unit� produttive che hanno fatto registrare la crescita pi� rapida dell'occupazione � doppia rispetto alle unit� produttive con livelli occupazionali stabili, mentre la probabilit� che le prime abbiano effettuato un trasferimento negli ultimi cinque anni � pi� che doppia rispetto alle seconde. La pi� comune (e unica) ragione del trasferimento � stata l'esigenza di trovare una nuova sede pi� adatta. Con ci� ci riferiamo sia alle unit� produttive che si trasferiscono rimanendo nell'ambito dei mercati locali del lavoro che a quelle che vi si trasferiscono da altre aree (quelle che emigrano dall'area in questione non vengono prese in considerazione nel campione). Sebbene le imprese tendano a restare nella loro area quando cambiano sede, la frazione di quelle che si comportano in questo modo, e anche la probabilit� di attrarre imprese situate all'esterno del territorio, sar� correlata alla disponibilit� di sedi fisiche idonee e al loro costo. Dal momento che le imprese che si trasferiscono sono tendenzialmente anche quelle in pi� rapida espansione, se un'alta percentuale di esse emigra a causa dell'indisponibilit� di sedi fisiche idonee all'interno della regione, l'economia regionale avr� un tasso di crescita relativamente molto piccolo.

IMPLICAZIONI PER LA POLITICA EUROPEA

Passiamo ora a esaminare le implicazioni del processo di competizione territoriale per quanto riguarda i responsabili delle scelte politiche a livello europeo. Sebbene, come si � gi� notato, la competizione territoriale possa agire in senso antagonistico rispetto alle finalit� di perequazione a livello regionale di una politica strutturale, l'andamento positivo delle maggiori economie metropolitane europee � probabilmente essenziale per l'andamento positivo a lungo termine dell'intera economia europea, compreso quello delle regioni meno favorite che, in ultima analisi, dipende dai risultati economici di altre aree. Per tale motivo, ragionando dal punto di vista dell'efficienza, non sembra opportuno che la politica europea impedisca alle citt� pi� dinamiche di promuovere il loro sviluppo economico. L'istituzione di controlli rigorosi sulle politiche beggar-my-neighbour5 (specie quelle che generano incentivi in modo non palese per gli investimenti mobili a livello internazionale) e sulla semplice pubblicit� potrebbe essere tuttavia giustificata. Il problema � quello di decidere quali sono le politiche a somma zero dal punto di vista dell'intera Europa e quali sono invece quelle che possono essere feconde di risultati positivi. A questo proposito la Tabella 3 suggerisce alcune divisioni generali.

Quei provvedimenti che sono intesi ad attrarre indirettamente gli investimenti attraverso il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni locali o il potenziamento delle infrastrutture presenti nell'area in questione, e quelle politiche a sostegno dello sviluppo dell'economia locale che potremmo chiamare supply- side (politiche dal lato dell'offerta) non sono, a nostro avviso, sterili giochi a somma zero, per cui, anche se forse a breve termine tendono a favorire le economie delle regioni europee pi� ricche, non ci sembra opportuno farne oggetto di regolamentazione a livello europeo.

NOTE
1)-Gioco sterile, in quanto si conclude senza vinti n� vincitori (cfr. la Teoria dei giochi). [N.d.T.]
2)- Imprese che hanno la capacit� e la possibilit� di effettuare investimenti in qualsiasi momento. [N.d.T.]
3)-Misurato come variazione percentuale, corretta per tenere conto del diverso potere d'acquisto. Viene ottenuto calcolando la differenza tra la media del periodo 1979/82 e la media del periodo 1987/90
.4)- Investimenti da parte di imprese che hanno la possibilit� di effettuare investimenti in qualsiasi momento; vedi nota 2. [N.d.T.]
5)-Politiche commerciali tendenti ad assicurarsi vantaggi senza tenere conto dei danni che vengono arrecati alle economie di altre regioni. [N.d.T.]

Bibliografia
P.C. Cheshire, Explaining the Recent Performance of the European Communityis Major Urban Regions, Urban Studies, 27, 307 - 29, 1990.

Ringraziamenti
Questo articolo tratta della ricerca sulla competizione territoriale e sul Mercato Unico Europeo finanziata dall'Esrc con la sovvenzione W113251003. Nel porgere i suoi ringraziamenti per l'aiuto ricevuto, l'autore desidera tuttavia sottolineare che l'Esrc non � in alcun modo responsabile dei giudizi o delle opinioni contenuti nell'articolo.