Un primo punto:uno Stato moderno deve essere organizzato attorno al ruolo nuovo che il sistema delle Autonomie territoriali ha già assunto anche nei rapporti con Autonomie territoriali degli altri Stati. L'Europa delle Regioni, se per essa si intende la tradizione di autonomie territoriali nel nostro continente - città, province, dipartimenti, are metropolitane, Länder - e il suo crescente intreccio a scavalco delle vecchie frontiere statali, non solo è già in atto ma sicuramente crescerà.Ma in una società come la nostra il concetto di autonomia non può essere limitato a quello delle comunità, delle poleis che originano dalla fruizione di un certo territorio. Basta contare il numero di "agenzie", non territoriali, che a vario titolo sono state create recentemente in Italia, dall'Antitrust alla Consob, dal Garante dell'Editoria alle varie Agenzie per il controllo sulle privatizzazioni: strutture verticali e funzionali, volutamente rese autonome per garantire un governo più efficace ma anche più responsabile. In sostanza il vecchio Stato ha perso gran parte della sua sovranità in due direzioni: quella territoriale e quella funzionale. Lo Stato-Nazione - sostiene Teubner - è soggetto inevitabilmente a due sviluppi fra loro connessi; da una parte tende a perdere la sua sovranità sia verso l'alto (a favore delle istituzioni internazionali) che verso il basso (autonomie locali territoriali), e dall'altro diluisce orizzontalmente l'autorità verso soggetti collettivi (autonomie funzionali ed autonomie sociali). In Italia tutto questo ha voluto dire che al trasferimento di competenze alle Regioni e agli Enti territoriali si è affiancata una nuova statualità forgiata da una pluralità di soggetti distinti, ma associati nel concetto di "autonomie funzionali": istituzioni di comunità parziali (Università e Camere di Commercio), enti tecnici ed indipendenti (Banca centrale, amministrazioni indipendenti di regolazione e di gestione), Autorità di garanzia (Antritrust, Garante dell'editoria, Commissione di garanzia sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali), enti strumentali (Aziende sanitarie, Autorità portuali), fondazioni bancarie eccetera. Si tratta del convivere di due schemi di Stato: lo Stato organizzato in logica di decentramento amministrativo trasferisce competenze ad Enti territoriali al servizio di interessi diffusi su base, appunto territoriale; lo Stato organizzato in logica di funzione, invece, opera in settori in cui sia indispensabile un ruolo regolatore e di promozione del soggetto pubblico, ed attribuisce autonomia ad istituzioni, enti o soggetti ai quali affida alcune funzioni. Mentre le autonomie territoriali sembrano una qualche risposta graziosamente concessa dallo Stato centrale alle articolazioni gerarchicamente sottoposte, gli spazi delle "autonomie funzionali" - agenzie, università, camere di commercio eccetera. - prefigurano un sostanziale processo di nuova statualità. Con l'avvento delle "autonomie funzionali" la rappresentanza elettiva basata su "una persona un voto" comincia a perdere la sua assoluta centralità ed esclusività. Costruire uno Stato delle Autonomie significa perciò lavorare non solo attorno al tema delle Regioni, delle Province e dei Comuni ma anche attorno alle autonomie Universitarie, delle Camere di Commercio, delle Fondazioni Bancarie, della Banca di emissione, del Consiglio dell'Economia e del Lavoro: cioè dei soggetti che già oggi si raccordano con i sistemi funzionali d'Europa. Vuol dire cioè costruire uno stato nuovo non più in funzione di un disegno di libertà e democrazia interno al Paese, bensì in funzione dell'incontro con la statualità e la rappresentanza europea di interessi. Ma tutti questi cambiamenti politici e istituzionali non avvengono spontaneamente. A determinarli sono soprattutto le imprese, cioè i soggetti che intrattengono i più stretti rapporti con gran parte delle Autonomie funzionali citate.
Sintesi da "L'Italia si
e' rotta?" di Piero Bassetti, Laterza,1996
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