Impresa &Stato n°41
RETE
di Giampiero Bordino
Negli ultimi anni il concetto di rete (network, réseau)
ha assunto in misura crescente una collocazione centrale nell'area
dei linguaggi sia economici
e sociali sia istituzionali.
Ciò è avvenuto in parallelo allo sviluppo
delle reti informatiche e telematiche,
che costituiscono oggi il presupposto tecnologico
e la stessa condizione
di possibilità di tutte le altre reti.
Ciò è avvenuto, ancora, in parallelo
a due processi di trasformazione -
l'uno economico e l'altro istituzionale - caratterizzati
entrambi da un tendenziale passaggio da "sistemi a centro"
a
"sistemi a rete".
In quanto "parola-chiave" di molteplici
linguaggi e di molteplici fenomenologie e dinamiche sociali, la
parola rete è quindi letteralmente "esplosa"
nell'uso e, come spesso accade in questi casi, si è nel
contempo "consunta" dal punto di vista semantico. L'inflazione
"da uso",
in altre parole, ha in qualche misura eroso e svilito
il valore euristico
e comunicativo del termine.
Appare opportuno, quindi, tentare anzitutto di definire
il termine e il concetto di rete per coglierne la valenza più
astratta e transdisciplinare.
In questa valenza, una rete è essenzialmente
definibile come:
un insieme di punti (i "nodi" della rete);
i legami (connessioni) fra questi punti;
i flussi che attraversano la rete da un punto ad
un altro punto.
In questo quadro definitorio, si capisce perché
possano essere ricondotti
al concetto di rete tanto un sistema ferroviario,
quanto un insieme
di elaboratori collegati fra loro
in un sistema informatico.
Una città, da questo punto di vista, è
un complesso di reti. Ad una città fanno capo reti interne
e reti esterne, e ciò determina
la natura fondamentale di "polo di interconnessione"
che hanno le città, pur se in varia misura, lungo tutta
la storia umana.
E' opportuno rilevare che ciò che caratterizza
la modernità, e più di recente il mondo contemporaneo
"globalizzato", è precisamente la moltiplicazione
delle reti, sia materiali sia immateriali, e nel contempo la loro
crescente complessità tipologica e funzionale. Oggi, sempre
più, anche nella nostra vita quotidiana, siamo in reti,
percorriamo reti, "navighiamo" su reti.
Ma le reti che ci interessano, in questa specifica
sede, sono le reti che innervano l'economia e le istituzioni e,
insieme, quelle che interconnettono fra loro questi due "mondi".
Dal punto di vista economico, è importante osservare
come si sia sviluppata negli ultimi anni un'articolata
e complessa letteratura,
in diversi campi disciplinari, tutta rivolta
a evidenziare ed esplorare meccanismi organizzativi
orientati a logiche di rete, cioè a logiche acentriche
e non gerarchiche.
Si tratta, in concreto, della letteratura sull'impresa,
che ha messo in evidenza
la crescita di forme organizzative a rete, tanto
interne all'impresa (l'"impresa-rete") quanto esterne
a essa (le "reti
di imprese"). Si tratta, ancora, della letteratura
(di forte impronta sociologica) sui processi di innovazione, che
ha contribuito non solo a sottolineare
il ruolo centrale dell'impresa in questi processi,
ma anche a evidenziare il ruolo di altri attori - interconnessi
alle imprese in forme reticolari - quali i centri pubblici e privati
di ricerca, le istituzioni di servizio, i fornitori e i sub-fornitori,
i clienti e gli utilizzatori.
Si tratta, in terzo luogo, della letteratura sulle
città, che ha evidenziato il ruolo strategico per la vita
delle città dei collegamenti in rete con altri centri urbani,
in scala non solo regionale o nazionale ma planetaria, e ha indagato
questi collegamenti nelle grandi aree funzionali in cui essi si
realizzano e si sviluppano (le infrastrutture di trasporto e comunicazione,
la ricerca, la cultura, ecc.).
Queste indagini hanno evidenziato anche la pluralità
di attori, tanto espressione della società civile quanto
delle istituzioni pubbliche, che contribuiscono - attraverso politiche
nello stesso tempo collaborative e competitive - all'interconnessione
reticolare della città con il mondo esterno e, in particolare,
con altre città.
In quarto luogo, infine, il concetto di rete ha assunto
un rilievo centrale nella letteratura sulle economie regionali,
la cui importanza è emersa particolarmente nel contesto
del processo di globalizzazione in corso. Si è assistito,
come è noto, sia in Europa sia fuori
di essa, alla crescita del ruolo strategico dei fattori
localizzativi di scala regionale e, in parallelo, allo sviluppo
di forme istituzionali e di governo di livello altrettanto regionale,
mentre sembra essere deperito il "peso" dei fattori
localizzativi e dei livelli di governo di tipo nazionale. In questo
contesto, le dinamiche economiche regionali hanno assunto un carattere
sempre più fortemente reticolare in direzioni transnazionali,
ben al di là
delle tradizionali convenienze determinate dalla
prossimità fisica.
In sostanza, è quindi emersa negli ultimi
anni in misura crescente la nuova categoria analitica delle "economie
di rete". Questo concetto, dal punto di vista economico,
individua e descrive la capacità degli attori di sfruttare
tutte le opportunità (informative e di mercato) offerte
dal processo di diffusione delle risorse e delle conoscenze che
caratterizza le società industriali avanzate e globalizzate.
La possibilità e capacità
di accesso a conoscenze, "saper fare",
infrastrutture e servizi (più in generale a risorse) resa
possibile dall'appartenenza
a reti per un verso svolge un ruolo di "assicurazione"
contro i fattori di rischio e di incertezza e, per altro verso,
fornisce un decisivo "motore di sviluppo"
alle proprie attività economiche
e imprenditoriali.
Dal punto di vista istituzionale, il concetto di
"economia di rete" si riferisce a due fondamentali processi
di trasformazione della più recente contemporaneità:
la crisi dello Stato nazionale accentrato e la globalizzazione
dei mercati. Rispetto alla prima trasformazione, la rete si configura
come l'alternativa acentrica e bottom up
al tradizionale paradigma istituzionale
e amministrativo di tipo gerarchico
e centrico.
Rispetto alla seconda trasformazione (la globalizzazione),
la rete si configura come il meccanismo di cerniera che rende
possibile l'interconnessione fra "locale" e "globale"
e che, in qualche misura, rende possibile la de-territorializzazione
delle attività economiche. Le reti, in altre parole, si
delineano in misura crescente come tendenziali "maglie"
planetarie, in grado di tenere insieme sistemi e sotto-sistemi.
Imprese, strutture associative
e intermediarie, istituzioni di servizio, centri
di ricerca e di formazione promuovono e muovono queste reti, che
assumono una configurazione fortemente policentrica e plurisoggetto.
In sostanza, è lo sviluppo di reti "sopra"
(sovranazionali), "sotto" (subnazionali)
e "attraverso" (funzionali) lo Stato
a caratterizzare le fenomenologie economico-sociali
e istituzionali del tempo presente. Si tratta di forme di organizzazione
a rete che appaiono più efficienti rispetto ai tradizionali
modelli gerarchici, in quanto riducono i costi di transazione,
hanno un carattere aperto e flessibile, responsabilizzano gli
attori, consentono un processo di apprendimento permanente.
Le reti, in sostanza, si configurano sempre più
come un "bene collettivo" di cui le istituzioni pubbliche,
ai loro vari livelli di responsabilità, tendono a farsi
carico: tanto le reti intese come supporti fisici per lo svolgimento
di determinate attività quanto le reti intese come linguaggi
di comunicazione.
E' importante osservare, per valutare meglio il
senso dei processi di trasformazione di cui parliamo, che l'emergenza
delle reti, in tutte le loro diverse forme e manifestazioni, si
colloca al tramonto dell'epoca della territorialità e,
più precisamente, della territorialità delle appartenenze
e dei poteri. Ciò che sembra profilarsi, accanto alle forme
tradizionali della statualità segnate dal permanere fisico
delle frontiere, sono comunità che si formano e vivono
all'interno della "virtualità delle reti", in
"cyberspazi" mobili che sono la base di una nuova cittadinanza
e di un nuovo contratto comunitario. In queste comunità,
il livello di informazione degli attori "fa premio"
sulla loro prossimità fisica, il tempo "fa premio"
sulla distanza. Coesistono quindi, in questo nuovo quadro tecnologico
economico
e istituzionale, "due spazi": quello "misurabile"
delle distanze e delle frontiere e quello, più incerto,
determinato dai circuiti dell'informazione e del sapere. Ed è
su questo secondo "spazio" che si giocano, in misura
crescente, i vantaggi comparativi e competitivi
delle economie e degli Stati.
Si può dire, per usare un linguaggio analogico,
che l'economia contemporanea si realizzi oggi seguendo un processo
di tipo "neuronale", cioè attraverso l'interconnessione
di molteplici "poli", più o meno specializzati,
in assenza
di un "centro" dirigente e dominante.
La rete - sia nell'impresa e nell'economia sia nella
statualità amministrativa - si configura quindi come un
insieme di "unità" autoregolate e coordinate
che accumulano e restituiscono informazione lungo l'intera "catena
del valore". L'autoregolazione e il coordinamento sono resi
possibili, dal punto di vista tecnologico, dall'esistenza
e dall'efficienza delle infrastrutture
di comunicazione.
Va osservato che la rete, intesa in questo senso
e in tutte le sue molteplici espressioni, sembra evolvere in due
fondamentali direzioni. La prima è quella di una crescente
e mobile pluralità tipologica e di funzioni. In concreto,
la suddivisione del lavoro e delle competenze e più
in generale le dinamiche sociali (dai flussi migratori ai mutamenti
culturali) moltiplicano le reti e ne rendono sempre più
varie e articolate le funzioni.
La seconda direzione fondamentale di evoluzione della
rete è quella della sua sempre maggiore complessità.
Questa cresce proporzionalmente al numero di "nodi"
che la compongono, in modo analogo a quanto avviene in una struttura
neuronale. Più "nodi" significano una più
articolata presenza di attori, maggiori legami di interconnessione,
più intensi flussi informativi.
In sostanza, e per concludere, vi è un presente,
ma vi è soprattutto un futuro per le reti. Ed è
proprio questo futuro che determinerà la necessità
di rivisitare e riscrivere periodicamente la parola-chiave "rete".
"Monitorare le reti", per finalità sia linguistiche
sia operative, è già oggi e diventerà tanto
più in futuro uno degli impegni e dei compiti fondamentali
di chi - persona o istituzione - intenda davvero comprendere il
presente e delineare
e praticare strategie consapevoli per il suo governo
e la sua trasformazione.
 
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