In che misura una maggiore collaborazione tra banche e imprese
potrebbe ridurre il fenomeno dell'usura?
Il piccolo imprenditore non ha potere contrattuale nei confronti
delle banche perché la sua domanda di credito è
limitata, e non ha grosse garanzie reali da mettere sul tavolo.
Le banche non si sforzano di capire come verrà finalizzato
il credito, se genererà flussi positivi. Guardano solo
la situazione statica: se ci sono garanzie già consolidate
il credito viene concesso, ma non c'è quell'approccio orientato
al mercato che si favoleggia del sistema americano, dove contano
le idee e le persone e dove il sistema bancario è pronto
anche a "sposare" l'idea se la ritiene produttiva e
realizzabile. Certo con la nuova legge chi ha bisogno urgente
di liquidi potrà più facilmente accedere al credito
attraverso la sua associazione di categoria e attraverso un sistema
di volontariato, grazie ai fondi di garanzia attivati dal fondo
messo a disposizione dalla legge.
La stessa legge stabilisce anche che venga fissato un tasso
medio sulla base del quale valutare il reato dell'usura. E' una
novità che avrà effetti significativi?
Entro 180 giorni dall'entrata in vigore della normativa deve essere
resa pubblica la griglia dei tassi massimi, individuati per categorie
di rischio, mentre finora le banche dichiaravano solo i prime
rates, cioè i tassi concessi ai clienti migliori, e non
i top rates. Così finalmente vedremo espressi in cifre
i grandi differenziali applicati a rischi che il sistema bancario
considera diversi, e comprenderemo che nel sistema italiano c'è
un divario troppo elevato fra il prime e il top, un differenziale
tanto grande che facendo il calcolo medio dei tassi praticati
e aumentandolo di un terzo si potrà arrivare addirittura
a considerare usurai i top rates di certe banche, che scaricano
i vantaggi concessi ai grossi debitori, cioè i grandi gruppi
industriali, sulle spalle dei soggetti economici che hanno minore
potere contrattuale.
La nuova legge tutela a sufficienza la domanda di credito dei
piccoli operatori economici?
Quantomeno contribuisce a fare chiarezza, perché quando
saranno espressi il tasso minimo e il tasso massimo sapremo qual
è la fascia di oscillazione all'interno della quale le
banche offrono il credito, e poi qualcuno valuterà se si
può o si deve cercare di restringere questa fascia. Inoltre
la legge ha ottenuto il risultato di amplificare a livello dei
media il problema, cominciando a scoraggiare almeno la "micro-usura",
quella del vicino di casa e della piccola criminalità:
tutti sanno che si tratta di un reato combattuto con misure e
pene aspre. Però l'usura è solo la punta dell'iceberg
della criminalità economica, ed è correlata ad altri
fenomeni.
Quali fenomeni?
Il racket e l'abusivismo costituiscono il sistema che dà
alimento all'usura, e dall'usura prende forza; il giro di affari
della criminalità economica si muove probabilmente intorno
ai 100mila miliardi, e questi soldi girano fra abusivismo, racket
e usura. Perché l'usura è una forma di investimento,
ma è sufficientemente chiaro da dove arrivano i soldi che
ci vengono investiti. Stesso discorso per i venditori abusivi:
non è difficile immaginare da dove provengano i soldi per
acquistare la merce "fuori dal mercato" e dove finiscano
per esserne reinvestiti gli utili. La prevenzione e la repressione
devono dunque agire su tutte le facce della criminalità
economica, anche se il problema del credito resta alla base della
lotta.
L'Unione del Commercio ha attivato delle iniziative specifiche
per la prevenzione dell'usura?
Da quindici anni abbiamo la nostra struttura di garanzia fidi (Fidicomet) e forniamo un supporto alle aziende commerciali; diamo cioè garanzia per loro agli istituti bancari e in questo modo facilitiamo il loro accesso al credito.
Così sono stati consolidati dei rapporti di collaborazione
con alcuni istituti bancari, gli stessi che adesso sono fra i
più solleciti nel creare insieme alle associazioni di categoria
i fondi di garanzia di cui le stesse associazioni fanno direttamente
parte. O quantomeno le associazioni diventano l'interfaccia tra
tali fondi e i propri associati, con un ruolo di protagonismo
ampiamente riconosciuto dalla legge.
A questo proposito quale valutazione date della nuova legge?
Se non altro fa ordine e introduce concetti nuovi sia dal punto di vista della repressione, sia per quanto riguarda la prevenzione con i 300 miliardi stanziati in un triennio per il fondo di solidarietà destinato ad aiutare le cooperative di garanzia fidi, che sono gli unici organismi in grado di far accedere al credito anche quelle imprese piccole e medie che non hanno garanzie proprie da fornire alle banche.
Da ora le Confidi potranno garantire fino all'80% i prestiti chiesti
dalle piccole imprese agli istituti bancari, e questo convincerà
molte banche a fornire credito a soggetti che fin qui potevano
esserne esclusi.
Che cosa fa, nella pratica, un artigiano che ha difficoltà
di accedere al credito e ha bisogno abbastanza urgente di liquidi?
Si rivolge alle nostre strutture di garanzia, le quali però
hanno oggettivamente dei limiti, che sono determinati dalla consistenza
dei loro fondi di garanzia. Tra l'altro questi fondi sono più
deboli e meno capitalizzati proprio nelle regioni in cui più
forte è l'usura. Questo è il problema vero nella
fase di attuazione della legge, anche se propriamente di attuazione
non si può ancora parlare perché a più di
due mesi dall'approvazione mancano i regolamenti attuativi.
Per fortuna però c'è stata una sollecitazione del
prefetto Del Mese, il commissario straordinario anti-racket, che
ha convocato tutte le associazioni e coloro che si occupano del
problema dell'usura e si è impegnato a sollecitare e coordinare
le varie istituzioni, soprattutto i Ministeri del Tesoro e dell'Industria,
per una sollecita applicazione della legge. Adesso siamo però
di fronte al rischio di finire per dare soldi ai fondi che sono
già forti, quelli delle regioni in cui il fenomeno dell'usura
è ancora poco rilevante, mentre si dovrebbero capitalizzare
proprio i Confidi della Campania, della Calabria e della Sicilia,
cioè i fondi di garanzia più deboli.
Se lo Stato deciderà di capitalizzare i fondi esistenti,
poniamo, moltiplicandoli per dieci, finirà per dare molto
a chi già ha, e poco a chi versa in maggiori difficoltà
di fronte all'usura. Purtroppo in alcune parti la legge è
vaga, anche un po' rozza, e tutto dipenderà dai regolamenti
applicativi.
La legge può lasciare spazio ad abusi?
Certo, le banche potrebbero aumentare in maniera fittizia i pareri
negativi perché tutte le imprese respinte vengano automaticamente
considerate "a rischio di usura" e quindi possano accedere
alle garanzie speciali, scaricando dalle banche stesse l'80% del
rischio di ogni prestito concesso dopo un iniziale rifiuto.
Cos'altro si può fare contro l'usura, al di là
della politica del credito?
Devo ricordare che la nuova legge ha finalmente previsto il meccanismo
della riabilitazione dei protestati; per l'esperienza fatta in
Confartigianato con il "telefono anti-usura" so che
nel 90% dei casi chi finisce in mano agli strozzini era escluso
dal credito bancario a causa di un protesto, magari per un piccolo
importo e con un ritardo di 15 o 20 giorni. Dopodiché per
le banche lui non esiste più, magari per 20 anni. Tutta
la legislazione sui protesti dovrebbe essere unificata, semplificata
e messa in linea con questa novità della possibilità
di essere riabilitati.
E se un artigiano ha già contratto debiti di usura,
che cosa può fare?
Può ricorrere al fondo anti-usura presso il commissario
straordinario, un fondo che s'innesta su quello anti-racket, che
per la verità è stato usato pochissimo. Per accedere
a tale mutuo a interessi zero bisogna però denunciare il
taglieggiatore o lo strozzino, e la criminalità organizzata
fa troppa paura: chi potrebbe sporgere denuncia non si sente sufficientemente
protetto. Occorre dunque un salto di qualità nella lotta
alle mafie, al racket e all'usura da parte dei magistrati e della
Polizia giudiziaria.
Che cosa potrebbero fare le banche?
Le banche praticano all'edilizia un costo del denaro che è
nettamente superiore a quello richiesto ad altri settori produttivi:
io penso che il sistema creditizio dovrebbe mostrare maggiore
solidarietà verso un settore che sta attraversando una
crisi drammatica. Un settore che contribuisce per il 10% al Prodotto
Interno Lordo, che realizza il 50% degli investimenti del Paese
e che dà lavoro direttamente e indirettamente a due milioni
e mezzo di persone. Se però le banche hanno la loro parte
di responsabilità, io credo comunque che il malfunzionamento
del sistema dipenda in larga misura anche dalle pubbliche amministrazioni.
Intende dire che il comportamento dei committenti di opere
pubbliche la causa principale della crisi del settore?
L'impresa di costruzione si trova oggi a fare i conti con una
committenza che paga i corrispettivi dovuti alle imprese costruttrici
con ritardi spaventosi, che vanno da un minimo di otto-nove mesi
a un massimo che può arrivare a due anni. Questa è
una situazione drammatica perché le imprese i loro pagamenti
li fanno: pagano i fornitori, pagano le maestranze, e via dicendo.
Non ricevere i corrispettivi a esse dovuti determina, soprattutto
per le piccole imprese che non hanno risorse finanziarie di riserva,
una situazione di pesante illiquidità. Il ricorso al credito
però non è facile ed è molto costoso. Talvolta,
purtroppo, le banche di fronte alla difficoltà delle imprese
a incassare i pagamenti dalle amministrazioni committenti chiedono
il rientro degli affidamenti creditizi concessi, aggravando così
i problemi delle imprese.
La nuova legge contro l'usura si propone anche di prevenire
il fenomeno riducendo la domanda di credito illegale attraverso
forme alternative di ricorso al credito legale. Questa scelta
avrà effetti positivi?
L'istituzione dei fondi di solidarietà è un'iniziativa
interessante che però richiede tempo per entrare in funzione.
Ci vuole una grande disponibilità da parte del sistema
bancario, e non possiamo dire oggi con certezza quali effetti
avrà la nuova normativa. Comunque per l'edilizia il vero
intervento pubblico di prevenzione dell'usura dovrebbe essere
il pagamento tempestivo delle imprese che lavorano per lo Stato,
per le Regioni e per gli Enti locali. Si deve, insieme, restituire
certezza agli operatori delle costruzioni mediante una programmazione
affidabile degli investimenti, e favorire una politica creditizia
agevolata per le piccole imprese.