Intervento al Forum Verso una nuova statualità?


4 Opzioni per la società italiana


MA SOLO UNA E' PRATICABILE DEMOCRATICAMENTE

Intervento inviato il 2/7/1997 da Marco Posocco


Quattro opzioni economiche per la Padania

Ormai sono tutti consapevoli di come la classe politica italiana ha
accumulato un enorme debito pubblico per sostenere lo sviluppo economico
del Sud, senza successo: circa 40 milioni di debito a testa; se
consideriamo i debiti dei Comuni, delle Regioni, dell INPS, delle
Ferrovie, ecc. la cifra raddoppia! e con che risultati? al Sud pare che
una persona su quattro sia senza lavoro...
Invece di investire i soldi nell'impresa, nel lavoro, nella produzione,
la cupola politica italiana ha pensato bene di utilizzarli per garantirsi
nel tempo il consenso elettorale e, con questo, le poltrone del potere.
Il meccanismo risultava fin troppo semplice: al Nord ci sono i lavoratori,
c'e' il comparto produttivo di ricchezza piu' forte d 'Europa; difficile
quindi controllarne il consenso se non attraverso la colonizzazione, cioe'
lo sfruttamento costante e assiduo della sua economia: i corsari italiani,
travestiti da sindacati, da uffici delle imposte, da finanzieri, ecc.
hanno per decenni svaligiato questa nostra terra riempiendo le loro
affamate stive. Il controllo politico del Sud invece risultava invece piu'
semplice: ll c 'era la povert`, la fame e non e' difficile piegare al
proprio interesse la volonta' di quella povera gente in cambio di un misero
quotidiano pezzo di pane, sotto forma di assegno familiare, di sussidio di
disoccupazione, di falsa pensione.
Fare quindi leva sulla poverta' del Sud per garantirsi il controllo
dell'enorme
massa di ricchezza prodotta ogni anno dalla Padania, questa e' stata
la ricetta della classe politica italiana, da Giolitti al Pentapartito,
passando per il Fascismo e l Antifascismo.
L errore grosso allora di questi mezzi politicanti e' stato quello di far
credere al Sud che si poteva condurre una vita all occidentale, con il
televisore, il frigorifero e l auto di marca senza lavorare, cioe' senza
produrre nuova ricchezza, ma contando solo sulla produzione padana: ma
tutti noi capiamo come il benessere venga dalla produzione, non dalla
distribuzione!
Il processo di globalizzazione dei mercati ha colto la vecchia miope e
corrotta classe dirigente italiana con le mani nel sacco: questi infatti
non hanno considerato, o non hanno voluto farlo, che i sistemi economici
cambiano ogni 40 o 50 anni.
La globalizzazione dell economia e la seguente caduta delle barriere
doganali ha profondamente stravolto il tradizionale equilibrio Nord - Sud.
Lo Stato - Nazione centralista non e' piu' in grado di gestire il contrasto
fra sviluppo e sottosviluppo. Per un lungo periodo, i soldi che partivano
dalla Padania, attraverso le trattenute sulla busta paga e attraverso i
BOT, arrivavano al Sud e ll venivano spesi acquistando i beni prodotti in
Padania: uscivano percio' da una parte e rientravano, pur in minima misura,
dall altra.
Oggi, tuttavia, questo circolo interno dei trasferimenti e' saltato: con la
globalizzazione, infatti, i soldi partono dalla Padania e arrivano a
Taiwan, a Singapore, in America, ecc. perchi ora anche i consumatori
meridionali hanno accesso ai prodotti meno costosi.
A questo punto, all interno dello Stato - Nazione Italia si e' passati da
un sistema economico duale unificato a due sistemi completamente
differenti con il risultato che le scelte politiche che vanno bene ad un
area danneggiano l altra: una svalutazione monetaria, ad esempio,
favorirebbe il turismo al Sud ma danneggerebbe la Padania, che, se da un
lato pur vendere competitivamente fino a un certo punto, dall altro e'
sicuramente costretta a comperare materie prime piu' care.
L economia padana e' per competitivita' una fra le prime venti potenze
mondiali, mentre quella meridionale e' oltre centesima: mentre la
globalizzazione avanza, nuove potenze si affacciano sul scenario
internazionale (Taiwan, Singapore, Corea, Hong Kong, Slovenia, Fiandre,
Boemia, ecc.) e la Padania, schiacciata dal debito pubblico e asfissiata
da una burocrazia medievale, vede lentamente morire il suo apparato
produttivo; il collasso dell economia padana si trascinerebbe
inesorabilmente dietro il crollo della societa' meridionale, che di colpo
si troverebbe senza i finanziamenti statali.
Ma dopo il primo momento - grilletto, rappresentato dalla globalizzazione,
un altro e' puntato dritto alla tempia dello Stato centralista italiano: la
partecipazione alla fase finale dell Unione Monetaria Europea.

LA PRIMA OPZIONE - L' ITALIA ENTRA NELL'U.M.E. INDEBITATA'E CENTRALISTA

La fissazione di un rigido tasso di scambio fra lira e altre monete
europee escluderebbe la possibilita' di sfruttare la svalutazione
competitiva per sostenere le esportazioni: con la moneta unica, vince sul
mercato l'economia che presenta il costo del lavoro piu' basso, il costo
del denaro piu' conveniente, la burocrazia piu' snella, la pressione fiscale
piu' leggera: tutte doti di cui l'Italia dispone gia'!
Come fara' allora la Padania a reggere la concorrenza di Francesi,
Tedeschi, Olandesi se dovra' ancora trascinarsi dietro il costo dell
enorme carrozzone statale, fatto di assistenzialismo, clientelismo e
mafia? D'altro canto il Sud dovrebbe capire che non ne trarrebbe alcun
beneficio dalla crisi del sistema produttivo padano, perchi senza il
sistema dei trasferimenti da Nord a Sud sarebbe impossibile garantire la
continuita' dello stato sociale e del sistema del voto di scambio; il
verificarsi poi di questo scenario genererebbe conflitti sociali : al
Nord, per la perdita del lavoro; al Sud per la perdita della falsa
pensione o dei contributi a fondo perduto.
La partecipazione alla UEM in queste condizioni avrebbe come unico
vantaggio la riduzione del costo del denaro, e quindi del costo del debito
pubblico per interessi. Ma e' difficile immaginare che le imprese europee
accettino di farsi carico del nostro debito pubblico: quello dobbiamo
pagarcelo noi!


LA SECONDA OPZIONE: L'ITALIA NON ENTRA IN EUROPA

E'lo scenario piu' catastrofico ma anche il piu' probabile; l'esclusione
dalla unione monetaria europea, combinata con l'incapacita' del parlamento
italiano di produrre alcun tipo di riforme costituzionali e fiscali
significative, esporrebbe la lira alla speculazione internazionale,
accendendo la miccia dell'inflazione di stile sudamericano; ricordiamoci
infatti che l'unione monetaria europea significa soprattutto eliminazione
dai costi aziendali del rischio di cambio: starne quindi fuori, e per di
piu' nelle condizioni in cui oggi ci troviamo, ci esporrebbe
inevitabilmente alle turbolenze su esposte.
Resta in ogni caso da ripianare il debito pubblico; in uno scenario come
quello appena descritto lo Stato non pur imporre nuove tasse: le imprese
padane, gia' escluse dalla unione monetaria, uscirebbero per sempre dal
mercato: ma cio' vuol dire disoccupazione per tutti!
Nel 1991, il 48,7% delle tasse incassate dallo Stato veniva utilizzato per
pagare debiti: interessi passivi, quote capitale, trasferimenti all'INPS,
pensioni per i dipendenti statali, ecc.
Nel 1995 i debiti hanno mangiato il 57% di quanto incassato nello stesso
anno dallo Stato e la cifra e' in continua crescita; questo vuol dire che
ogni 100 lire incassate dallo Stato, quelle spendibili sono meno di 43:
con esse dobbiamo fare le strade, pagare gli insegnanti, i magistrati, i
poliziotti, i medici, prestare l'assistenza, ecc.
Di questo passo, e ipotizzando un gettito fiscale che si mantenga
costante, arrivera' il giorno in cui lo Stato dovra' decidere fra:
1) pagare i debiti e non fornire i servizi ai cittadini;
2) non pagare i debiti (consolidamento) per fornire i servizi ai
cittadini.
Entrambe le soluzioni sarebbero inaccettabili ma uno Stato antidemocratico
come l'Italia non sarebbe nuovo a simili espedienti: basti ricordare che
Mussolini, tra il 1935 e il 1938, ridusse il deficit statale facendo
scoppiare nel paese una inflazione di quasi il 20%; le teroichev guerre
africane furono cosl pagate con la cosiddetta ttassa dei poveriv, l
inflazione appunto.
Riepiloghiamo: il secondo scenario vede l'Italia fuori dall'Europa, la
lira svalutata (e' un vantaggio nel breve periodo ma dopo un anno gia' si
iniziano a sentirne gli effetti negativi), il debito pubblico
incontrollabile e impagabile, le imprese schiacciate dal costo faraonico
del sistema-Stato, l'inflazione che depenna i risparmi della gente e
blocca gli investimenti.
E'evidente che in un simile contesto, non entrando l'Italia in Europa,
saranno le imprese a uscire dall'Italia: gia' da qualche anno si assiste a
frequenti trasferimenti di imprese piemontesi in Francia; in Ungheria, l
Electrolux produce gli stessi frigoriferi che fa a Susegana (Treviso): ma
mentre qui il costo orario del lavoro e' di 31000 lire, ll e' di sole 4000
lire! (fonte: Il Gazzettino di Pordenone, 5/2/97).
Tutto questo ha percio' una unica conseguenza finale: la disoccupazione
generale.


LA TERZA OPZIONE: L ITALIA DIVENTA UNO STATO FEDERALE

La parola tfederalismov ormai apre tutti i cuori: basta ricordarla
vagamente nei programmi elettorali per ottenere qualche consenso.
La Lega Nord e' stata la prima forza politica che ha proposto questo tipo
di ricetta per la soluzione della iniqua distribuzione di risorse dalla
Padania al Sud; il federalismo e' la assegnazione dei poteri alla
periferia, non il decentramento delle funzioni come tenta di convincerci
Bassanini! Ma federalismo significa anche che i soldi vengono prelevati e
spesi laddove vengono prodotti!
Purtroppo l'ultimo treno per il federalismo e' stato perso nel d.p.e.f.
del 1995, ove la Lega non e'
riuscita a far inserire le seguenti parole: tinizio della fase di
decentramento in senso federalev.
Gli altri partiti italiani, con il consueto ritardo, hanno per la prima
volta inserito nei loro programmi il tema del federalismo solo nell
aprile del'96, quando si trattava di raccogliere voti.
La Lega Nord non ha mai smesso di essere federalista: a dimostrazione di
cir, basti consultare la Costituzione della Repubblica Federale Padana!
La Lega Nord ha avuto il coraggio di non fare del federalismo una
ideologia, ma di considerarlo sempre come una ricetta ad un preciso male:
le condizioni, che fino a qualche anno fa ne giustificavano il ricorso,
oggi non sono piu' valide; nuovi fattori sono intervenuti, vecchi problemi
si sono aggravati.
Una seria costituzione federale dovrebbe riconoscere la sovranita' fiscale
delle Regioni o delle Comunita', ma questo significherebbe che ognuno si
tiene quanto produce: le regioni piu' ricche tirerebbero per un po' un
sospiro di sollievo; ma che ne sarebbe di quelle piu' povere, ove un
cittadino su quattro e' senza lavoro? Come potrebbero, ad esempio, i
Calabresi sborsare 700000 lire a testa per pagare i loro 20000 forestali?
L'esplosione di tensioni sociali sarebbe inevitabile!
E ancora una volta il calmiere sarebbe costituito da nuovi trasferimenti
dalla Padania al Sud: l assistenzialismo, cacciato dalla porta,
rientrerebbe dalla finestra!
E'la disoccupazione al Sud il grande vero problema dell'Italia! Il
Centro-Sinistra e il Centro-Destra credono di poter prevenire l
esplosione di tensioni sociali, provocate dalla disoccupazione, ricorrendo
all'assistenzialismo e di creare lavoro nel giro di 20 o 30 anni
attraverso mega-investimenti nelle cosiddette infrastrutture: ricette
bizantine ormai impraticabili, dato che i capitali necessari verrebbero
procurati mediante nuove tasse e nuove emissioni di titoli di Stato!
La coperta dello Stato centralista e' infatti corta: se si aumentano le
tasse a carico delle imprese padane, queste perdono competitivita',
chiudono e licenziano.
Il debito pubblico, poi, ha da qualche tempo oltrepassato la soglia del
tnon ritornov; raddoppia regolarmente ogni 6 anni: 500000 miliardi nel
1982, 1000000 mld nel 1988, 2000000 mld nel 1994 e, se si continua cosl,
4000000 mld nel 2000! Ogni 100 lire di ricchezza prodotta nel paese (di
cui 54 lire prodotte dalla sola Padania!), ne esistono 124 di debito!
Continuare su questa strada porta alla bancarotta del sistema-Italia!


LA QUARTA OPZIONE: SEPARAZIONE PACIFICA E CONSENSUALE FRA PADANIA E ITALIA
E CREAZIONE DI DUE DISTINTE MONETE PER DUE DISTINTI SISTEMI PRODUTTIVI

Finora abbiamo visto che le soluzioni, proposte per sviluppare una parte
della Penisola, irrimediabilmente portano all'annientamento dell'altra:
e non e' sicuramente nell'interesse del Sud veder morire il sistema
produttivo padano.
Il sistema dei trasferimenti da Nord a Sud ha bisogno di tre
caratteristiche:
1) deve possedere un teffetto-moltiplicatorev;
2) deve eliminare il ruolo intermediatore di Roma;
3) deve essere chiaro, trasparente, europeo.

L'effetto-moltiplicatore.
Lo Stato centralista italiano e' prossimo alla bancarotta perchi si ostina
a tenere una unica cassa, una unica contabilita', una unica politica
fiscale e monetaria per due sistemi produttivi opposti e contrastanti:
quello padano (fatto di migliaia di piccole e medie imprese che
trasformano materia prima in prodotto) e quello italiano (che vive dell
intermediazione burocratica).
La soluzione escogitata dal Governo Provvisorio della Padania consiste
nella tseparazione delle cassev alla cecoslovacca: Padania e Italia
adotterebbero cioe' due diverse monete, agganciate alla competitivita' che
ciascun sistema produttivo esprime.
E'importante capire questa proposta ed e' quindi utile ricorrere ad un
esempio: Taiwan, Singapore, Slovenia, Macedonia stanno conoscendo un
periodo di eccezionale sviluppo economico perchi si sono dotate di monete
svalutate che hanno attirato gli investitori stranieri: il costo della
manodopera, soprattutto, arriva anche ad essere 10 volte inferiore al
nostro; esistono parecchie imprese padane che, soffocate dal
sistema-Italia, hanno trasferito in quei posti le loro attivita',
contribuendo al calo della disoccupazione.
Non cadiamo nella retorica comunista, secondo la quale pagare un
lavoratore 5000 lire l'ora e' sfruttamento! Ll 5000 lire hanno lo stesso
potere d'acquisto che da noi hanno 30-40000 lire: dov e' h lo
sfruttamento?
Laddove c e' lavoro, c e' ricchezza e reddito e quindi vita!
Pensiamo allora per un istante a cosa potrebbe essere il Sud se fosse
dotato di una nuova moneta, svalutata: le imprese europee avrebbero una
tTaiwanv nel Mediterraneo; verrebbero trasferite subito e senza grosse
spese molte attivita'; la disoccupazione cronica verrebbe riassorbita in
3-4 anni, non in 20-30 come intendono fare (?) Roma-Polo e Roma-Ulivo!
Dal momento che l'Italia una, indivisibile e centralista non ha nessuna
speranza di entrare in Europa, la separazione consensuale e la contestuale
introduzione di una doppia moneta permettera' invece:
1) di far entrare la Padania in Europa e di agganciarla all'Euro,
salvandone cosl il sistema produttivo, per anni dissanguato da politiche
assistenzialiste e clientelari che nessun paese democratico ha mai
conosciuto.
2) di fornire al Sud un autentico strumento di sviluppo: il Sud,
formalmente escluso dall'Europa, ne sarebbe sostanzialmente dentro grazie
alla potente competitivita' dei suoi prodotti, generata dalla svalutazione
competitiva della moneta; a sviluppo completato, poi, potra' aderire all
Euro, come fra qualche anno succedera' alla Slovenia.

Eliminazione del ruolo mediatore di Roma Padrona.
L'origine dei mali di Sud e Padania e' Roma: Roma vuol dire partitocrazia,
burocrazia, aziende pubbliche, partecipazioni statali, boiardi di Stato,
sindacati, clientelismo, appalti pubblici, mafia: la lupa capitolina,
sempre affamata da oltre 2000 anni, ha saputo ritagliarsi un ruolo di
parassita che le permette di mantenere a peso d'oro tutti i sui vassalli
e cortigiani.
Nessuno si e' mai chiesto come Roma abbia potuto nella storia dotarsi di
tutti quei monumenti e quelle opere d'arte, pur essendo priva, nel raggio
di 50 chilometri, di un'industria, di un campo, di un laboratorio
artigianale? Roma ha sempre tcampatov con la mediazione, il tramaccio, l
inciucio e soprattutto con il furto fiscale ai danni di chi lavora e crea
ricchezza vera.
Basta! La Padania e' stufa di consegnare il 65% del frutto dei propri
sacrifici a pochi arroganti pascia' bizantini e al loro stuolo di
cortigiani; e' stanca di subire un dominio coloniale che la priva della
facolta' di preservare il proprio passato, di possedere il proprio presente
e di progettare il proprio futuro!
Ma anche il Sud crediamo sia stufo di uno Stato lontano, che promette
sviluppo e occupazione da oltre 150 anni e che offre solo due alternative:
il posto pubblico o la mafia; crediamo sia stufo di sopravvivere grazie
all'assegno familiare o alla falsa pensione che una classe dirigente
marcia gli tconcedev in cambio del voto: far leva sulla fame della gente,
bel modo di assicurarsi la poltrona!


Chiaro, trasparente ed europeo.
E'probabile che, qualora il Sud si dia una moneta svalutata, le prime
imprese a cogliere l'opportunita' di nuovi investimenti saranno, per
vicinanza, quelle padane: costruzione di strade, di alberghi chiavi in
mano, ecc.
Questo e' un modo di aiutare lo sviluppo:
chiaro e trasparente: i soldi non passano per tante mani;
europeo: il suo funzionamento e' assicurato dalle regole del mercato, non h
imposto dai bizantinismi politici.


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