Intervento al Forum Verso una nuova statualità?


9/6/1997 - Problemi istituzionali e problemi culturali



di PDM

Molti interventi e molta parte dei ragionamenti poltici che vengono svolti
sul tema del federalismo, delle riforme istituzionali e sul fenomeno
leghista, affrontano quasi sempre il livello organizzativo ed
economicistico di questo momento della vita nazionale. Certamente un tale
ambito offre motivi di riflessione interessanti, nonché la possibilità di
proporre progetti estremamente utili all'evoluzione politico-amministrativa
di un'Italia che ne ha grande bisogno.
Ma il fattore dominante - cioè più profondamente "politico" - di
questo momento mi sembra essere quello di una inquietante crisi culturale.
E mi sembra inquietante, questa crisi, per le medesime ragioni per cui la
crisi stessa viene avvertita, ma allo stesso tempo viene attribuito ad essa
 un valore di concretezza politica minore rispetto ai temi economici e
amministrativi.
In questo mio intervento non intendo addentrarmi nella valutazione di
merito di una tale crisi, nella sua articolazione, nelle sue forme. Vorrei
solo proporre di guardare sotto questa angolazione sia gli avvenimenti
macroscopici della nostra vita sociale e politica, sia le forme e i
contenuti delle parole, delle idee, dei discorsi, che ritroviamo nei nostri
contatti interpersonali di ogni giorno, e ritroviamo diffusamente espresse
in ogni sito della rete telematica.
Si tratta, per linee molto generali, di una crisi che fa emergere mali
oscuri e nient'affatto nuovi della nostra società nazionale, che si
ricollegano a correnti irrazionalistiche, integraliste e tardo-feudali
della cultura europea. E talvolta anche a qualcosa di peggiore.
E' necessario non farsi ingannare dai pretesti localistici o dalle
occasionali manifestazioni di irredentismo fiscale o economicistico, che si
guadagnano rumorosamente le luci della ribalta. Io ritengo che sia
necessario riguadagnare la capacità di intendere la distinzione tra
politica e amministrazione, e di riguadagnare la capacità di applicarsi a
una comprensione antropologica e culturale dei fenomeni sociali, prima
ancora che ad una classificazione sociologica e statistica.
Mi sembra riduttivo, ad esempio, ridurre il "malessere" del
nostro tempo alle sparate di Bossi e alle stravaganze secessioniste della
Lega: trascurando il trionfale ritorno di una destra, che ha ben poco a che
fare con quella destra conservatrice e liberaldemocratica che da sempre
manca nel nostro paese. Stiamo parlando di una destra che non ha fatto
minimamente i conti con la storia; che ripropone e reinterpreta con
martellante indifferenza parole che si credevano ormai cancellate dal
vocabolario politico; che sfrutta - e alimenta - gli istinti ancestrali,
oscurantisti, egoistici, come scorciatoia per il consenso.
Questa è l'angolazione che vorrei proporre, riservandomi eventualmente la
possibilità di un modesto contributo nel merito in un momento successivo.

= PDM =


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