Intervento al Forum Verso una nuova statualità?
Federalismo concreto
Intervento di Francesco Forti
messo in rete il 21/8
Ci sono molti modi, tutti validi, di affrontare i temi del
federalismo. Quelli teorici - discussioni piu' o meno astratte
sui vari modelli e che sono utili solo se si relativizza il
modello con la realta' in cui lo si vorrebbe applicare - e
quelli pratici, che nascono dalla osservazione della esperianza
di altri paesi.
Io preferisco nettamente il secondo. Non a caso Darwin, dopo anni
ed anni passati ad osservare la natura, esordi' con la sua teoria
che mise a nudo i grossolani errori di quelle precedenti.
Anche l'esperienza altrui va pero' calibrata con la realta' italiana - o
sarebbe meglio dire ‘con le realta' italiane’ - ed e' per questo che
reputo molto interessante l'esperienza concreta del Canton Ticino,
abitato da una popolazione di lingua e cultura italiana.
Vi sono poi molti aspetti da valutare nel federalismo. Affrontarlo
da uno solo di questi significa non vedere l'interezza della soluzione.
Questo aspetti sono:
a) Il livello economico (macro e micro)
b) Il livello politico-istituzionale
c) Il piano culturale.
Noto che ogni partecipante al forum ha sottolinato, a seconda
della sua attitudine, uno di questi aspetti. La soluzione
vera da trovare, il federalismo italiano, se cosi' sara', deve
abbracciare tutti e tre questi aspetti senza imporre il dominio
di uno sugli altri.
Una unione federale infatti e' un equilibrio di questi tre fattori,
non solo a livello alto, federale, ma anche e soprattutto nei
livelli piu' bassi, comunale e ‘statale’ secondo questo schema
indicativo e sintetico (spero non troppo).
a) Il livello politico-istituzionale regolamenta tramite le leggi
e fornisce servizi e prestazioni quadro verso l'economia (servizi).
b) Il livello politico-istituzionale fornisce le prestazioni
sociali al sistema socio-culturale (welfare, educazione).
c) Il sistema economico fornisce risorse al sistema politico
ed al sistema socio-culturale (imposte, sponsorizzazioni).
c) Il sistema socio-culturale fornisce legittimazione al sistema
politico e partecipa alla produzione di quello economico,
soprattutto ad esempio nei settori artigiani e della piccola impresa.
Su tutti questo aspetti e' possibile scrivere molte monografie ma
credo che avremmo modo di ritornarci.
Una decisa differenza tra uno stato centralizzato/decentrato ed
uno federale e' che nel primo queste relazioni sono presenti
tutte solo a livello alto mentre a livello basso sono in alcuni
casi interrotte. Ad esempio in una Provincia l'economia non finanzia
con le sue risorse il corrispondente livello politico ma le risorse
sono convogliate verso il centro politico del potere e vengono poi
redistribuite in base a criteri a volte occulti o non trasparenti.
In un paese federale invece, i tre livelli di potere politico
(non amministrativo) che sono nell'ordine: i Comuni, gli Stati
federati e la Federazione, hanno al loro interno queste relazioni
in equilibro. Un equilibrio che e' diverso di luogo in luogo e che
non puo' essere quindi imposto dall'alto.
Vi e' poi un ulteriore elemento di confronto che e' quello sui principi
che costituiscono la base portante del federalismo:
Sussidiarieta', cooperazione, autonomia, competizione.
L'argomento e' quindi vasto, visto che tutti questi principi
potrebbero e dovrebbero essere affrontati dal punto di vista
politico, economico e culturale ed anche in questo caso
e' possibile reperire intere monografie sul tema.
Vi sono poi i bisogni e le esigenze dei cittadini, a fronte
di uno Stato che costa e non rende i servizi per cui e'
riscuote le imposte.
Vi e' quindi una esigenza di razionalizzazione della
amministrazione e della cosa pubblica, di un avvicinamento
dello Stato ai cittadini, di una possente delegificazione.
Per ottemperare alla promessa di concretezza, fatta nel
titolo di questo intervento, passerei ad indicarvi l'esperienza
diretta di come il federalismo sia gia' attuato da una popolazione di
cultura italiana che vive a pochi chilometri da Como, Varese e
Milano. Chi dicesse che il federalismo non e' adatto alla cultura
(od alle culture) italiana deve fare i conti con una popolazione
lombarda che non vive in Italia ma che ha messo in piedi un
federalismo che funziona, nella sua semplicita', dall'inizio del
secolo scorso. Si parla lo stesso dialetto e si mangia lo stesso
risotto. Eppure abbiamo due strutture statali assai differenti.
Mi chiedo se sia poi vero che l'organizzazione statale di un popolo
sia in relazione con la sua cultura. Penso che lo sia solo in un
paese federale mentre in uno centralizzato la stessa organizzazione,
le stesse leggi, sono imposte su tutto il territorio, favorendone
alcuni e bloccando di fatto lo sviluppo economico e culturale degli
altri.
Per non appesantire questo testo, vi invito a visitare il mio
sito internet, su cui ho raccolto dei documenti appositi, scritti
proprio con l'intenzione di documentare le competenze comunali
e cantonali della vicina Svizzera.
I testi sono stati stesi partendo dalle competenze, dalla organizzazione
necessaria per espletarle, dai costi del loro esercizio e dei
metodi di finaziamento in un quadro di federalismo fiscale basato
principalmente sulle ‘finanze separate’.
Il sito ha questo indirizzo:
http://rost.trevano.ch/~forti/index.htm
Alll'interno trovate i link a vari documenti ma i piu' utili
per iniziare una discussione che parta dalla concretezza sono quelli
su ‘Federalismo e Comuni’ e su ‘Federalismo e Stato’ in cui si
puo' vedere l'organizzazione di Comuni e Province (o micro-regioni).
Scoprire quante e quali siano le competenze che i Comuni svizzeri
hanno e' abbastanza interessante. Ho poi potuto verificare, tramite
il dialogo con amici americani e tedeschi, che le stesse competenze
sono affidate anche ai Comuni di quei paesi. Quello svizzero
non e' quindi un caso isolato. Il quadro che emerge e' quello di una
organizzazione notevolmente diversa dalla nostra e, a detta di chi
la vive, piu' vicina ai cittadini, piu' efficace nel fornire loro i
servizi, piu' facilmente controllabile.
L'aspetto pero' non e' solo ‘organizzativo’. Questo riguarda infatti
il ‘come’ vogliamo fare le cose. Prima occorre valutare ‘cosa’ voler
fare e cio' appunto va discusso tenendo presente le necessita'
dell'economia, della cultura e della politica.
Sempre per rimanere ancorati alla realta' non e' possibile
non fare un grossa critica al lavoro della Bicamerale in tema
di ‘forma dello Stato (art dal 56 al 66). Il testo risultante
e' molto simile, nella sostanza, a quello della precedente
Bicamerale, quella presieduta da De Mita. Non si tratta certo
di un ‘federalismo costituzionale’, come ci si poteva aspettare
da una commissione parlamentare incaricata di rivedere la
Costituzione ma di un pallido decentramento di alcune
funzioni (poche e meno di quelle proposte nel 94) in un quadro
di federalismo fiscale annacquato.
Il federalismo vero nasce nei Comuni e dalla autonomia politica
che essi dovranno avere.
Il fatto che la Commissione Bicamerale abbia individuato un ruolo
politico alle sole Regioni, affidando a Comuni e Province un ruolo
puramente amministrativo, e' uno dei tanti motivi che mi spingono a
sostenere che quello che e' emerso in quella Commissione ha ben poco
a che vedere con il federalismo. Si tratta infatti di un processo di
decentramento che scaturisce in un regionalismo forte (ma non troppo)
e che non tiene in alcun conto la sussidiarieta' e le necessita'
della economia dell'Italia delle 100 Citta', vero perno e motore della
nosta penisola.
Ma su questo conto di tornare in seguito.
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